PREMIO SPECIALE DELLA GIURIA - SUNDANCE FILM FESTIVAL
La trama è quella di tanti polizieschi: una ragazza viene uccisa e il suo ex fa di tutto per scoprire i colpevoli e le ragioni della sua morte. Tutto ruota intorno a un college ma l'ambientazione non tragga in inganno: Brick è un omaggio al noir anni '40 e alla narrativa hard-boiled che l'ha partorito: Joseph Gordon-Levitt (ammirato in Mysterious Skin di Araki) è il "detective" intorno al quale si muovono i personaggi classici del genere, il villain, la femme fatale, poliziotti, spacciatori, informatori e sgherri. Evidente anche la volontà dell'esordiente regista di prendere le distanze dalle consuetudini del teen-movie attuale: mancano i brani musicali di richiamo, i tempi sono dilatati e l'atmosfera è rarefatta e sospesa (alla Donnie Darko, tanto per intendersi). A volte la trama potrà sembrare macchinosa, ma dietro l'impalcatura della crime-story non è difficile scorgere il vero nucleo del racconto, il dramma del protagonista: il dolore per la perdita, ancora prima della persona amata, dell'amore stesso. |
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In
questa rivisitazione esplicita del noir alla Dashiell Hammett e alla
Chandler (le stesse atmosfere, la stesso conduzione dell'indagine) dove
sta a l'originalità? Sta nell'aver compiuto il doppio salto mortale del
trasferimento di quel mood nella piatta superficie della quotidianità di
una scuola superiore americana sotto la quale si agitano correnti gelide.
Grazie alla presenza di un attore come Joseph-Gordon Levitt, che sta
diventando un po' l'icona di un cinema diverso, Johnson riesce
nell'impresa di inserire un'esile sceneggiatura in una dimensione di
mistero algido che lo accosta, grazie allo sguardo che rivolge al mondo
dei giovani, al più titolato Gus Van Sant
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i giovedì del
cinema
invisibile
TORRESINO
gennaio-marzo 2008
JOSEPH GORDON-LEVITT: cinema off, attore in
PRIMA VISIONE