Sogni e delitti (Cassandra's Dream)
Woody Allen
- UK 2007 - 1h 48'


Venezia 64° - Fuori concorso


 

   Dopo il futile Scoop Woody Allen torna alla truce ispirazione che, a quanto pare, Londra gli suscita. Ancora una storia nera, ancora un film di colpa e rimorso, ancora l’omicidio come cartina di tornasole della coscienza umana.
Ian e Terry sono due fratelli, affiatati, ma con stili di vita e ambizioni ben diverse. Terry (Colin Farrell) fa il meccanico, è sposato e pensa a casa e figli; Ian (Ewan McGregor) lavora nel ristorante del padre, ma progetta affari con alberghi all’estero. Ian usa nei week-end le jaguar prese “in prestito” dall’officina del fratello, Terry ha il vizio delle scommesse, dal poker alle corse dei cani.
Il
Cassandra’s Dream del titolo è proprio il nome di un cane “vincente” e diventa anche quello della barca a vela con cui i fratelli concretizzano il loro sogno di rilassarsi navigando nella Manica. Ma il sogno di Cassandra, si sa, è
foriero di cattive notizie. Terry si indebita con gli strozzini, Ian ha urgente bisogno di denaro da investire. Quando il ricco zio Howard passa per Londra è consequenziale chiedere a lui aiuto. Peccato che il do ut des abbia regole non scritte, specie se si tratta di uno “di famiglia”. La richiesta di zio Howard (Tom Wilkinson) è spiazzante: uccidere un suo collaboratore che minaccia di comprometterlo. Le angosce di Terry e Ian (più del primo che del secondo) seguono in parallelo i canoni di un’iniziazione al male che “inesorabilmente” sfocia in una fredda accettazione della proposta (esemplare il lieve spostamento dell’angolo di ripresa che nasconde agli occhi dello spettatore l’impietosa esecuzione).
Più asciutto e meno citazionistico di
Match Point, non meno cupo e con un crescendo di tensione di pregevole coinvolgimento Cassandra’s Dream non concede stavolta l’impunità cinicamente fatta propria dal tennista Chris Wilton e resta fedele al binomio delitto e castigo.
E c’è ben poco spazio per la proverbiale, sorridente ironia alleniana (memorabile solo il commento di Ian sulla performance teatrale della sua ragazza “nelle scene di sesso ha classe”), piuttosto emergono massime di crudo realismo: “non guardare come col microscopio, se guardi le troppo da vicino vedi tutte le imperfezioni”“l’unica nave che fa ritorno ha le vele nere” “è stato come attraversare un confine, non c’è ritorno”. Quando il dramma scoppia è a tutto tondo e se l’imprinting di Woody non è forse così riconoscibile, chi riuscirebbe a farci entrare con altrettanta scorrevolezza in una tragedia? Quanti altri saprebbero arrivare al crudo epilogo con così rarefatta retorica, con l’amara consapevolezza di sogni e affetti inequivocabilmente infranti?

ezio leoni - Il Mattino di Padova  3 settembre 2007


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Dopo il leggero Scoop Woody Allen torna alla truce ispirazione che, a quanto pare, Londra gli suscita. Ancora una storia nera, ancora un film di colpa e rimorso, ancora l’omicidio come cartina di tornasole della coscienza umana. Più asciutto e meno citazionistico di Match Point, non meno cupo e con un crescendo di tensione di pregevole coinvolgimento Sogni e delitti non concede stavolta ai suoi protagonisti una cineica impunità, ma resta fedele al binomio delitto e castigo.

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