Child of God
James Franco
- USA 2013 - 1h 44'


Venezia 70- Concorso



  Child of God è uno dei romanzi1 più belli e intensi di Cormac McCarthy (Non è un paese per vecchi, The Road), incentrato su un personaggio emblematico della poetica di questo autore: un escluso, balordo, vagabondo, repellente e tenero nello stesso tempo, che, dopo aver perso il padre e la casa, scende sempre più in basso nell'abisso della solitudine e dell'emarginazione, fino a macchiarsi di delitti orrendi, mosso dal desiderio insoddisfatto di avere dei rapporti con altri esseri umani.

James Franco è sicuramente una delle personalità più interessanti e poliedriche del panorama artistico di questi anni: artista, regista, produttore, attore, scrittore: solo a Venezia era presente come regista con un suo film, come attore nel documentario su Fuller (A Fuller life) e come autore del romanzo Palo Alto, a cui è ispirato il film omonimo di Gia Coppola. Child of God rappresenta il secondo capitolo di una trilogia ispirata agli scrittori che lui ama: il primo As I Lay Dying (Mentre morivo) da Faulkner è stato presentato a Cannes, il prossimo sarà un biopic su Bukowski.
La cosa che mi attirava di più del libro era il personaggio di Lester Ballard, un personaggio estremo in una situazione estrema...- dichiara alla conferenza stampa - In questo progetto vedevamo la possibilità di analizzare l'isolamento estremo...la sua funzione era quella di mostrare, in modo certamente intenso, che cosa significhi volersi disperatamente collegare ad altri esseri umani e non essere capaci di farlo...
Child of God è effettivamente un film estremo e radicale, non tanto nella scelta di mostrare scene e situazioni molto crude, ma nell'approccio che Franco ha rispetto alla materia. Dividendola in tre capitoli, il regista decide di montare diverse scene di vita quotidiana in cui il protagonista è sempre in campo: vince i peluche al Luna Park, si masturba spiando una coppia che fa' sesso, si porta a casa una ragazza morta, che tratta e usa come la sua donna e così via in un crescendo di orrore: tre tappe di un viaggio verso l'abisso.

Franco non concede nulla allo spettatore e rischiando molto, anche la noia in alcuni tratti, sta sempre incollato al personaggio, interpretato magistralmente da Scott Haze (che per entrare nella parte ha vissuto per tre mesi in isolamento in una caverna delle montagne del Tennessee, dove è ambientato il film), fedele in questo allo spirito del romanzo, non cerca spiegazioni sociologiche, si limita a raccontare una ballata selvaggia, accompagnata dalla bella colonna sonora folk di Aaron Embry, sul malessere americano, sulla perdita della propria umanità.
Un film “duro” e difficile, ma affascinante, quello che manca però, rispetto al romanzo è un legame di empatia con il personaggio, che non percepiamo mai emotivamente vicino: non riusciamo né a condannarlo fino in fondo, né a sentirlo in qualche modo nostro. L'approccio freddo, quasi naturalista del regista ci fa rimanere distanti, spettatori attoniti dell'orrore.

Cristina Menegolli - ottobre 2013 - pubblicato su MCmagazine 35

1 Scritto nel 1973 prende spunto da una storia vera, quella di Ed Gein, uno dei più noti serial killer americani, lo stesso che ispirò Psycho di Robert Bloch