La classe (Entre les murs)
Laurent Cantet - Francia 2008 - 2h 08'

Cannes 61° - Palma d'oro

    La classe. Un titolo “immediato” quello scelto per la distribuzione italiana del vincitore della palma d’oro all’ultimo Festival di Cannes. Ma anche un titolo ingannevole perché toglie forza all’originale Entre les murs. Entro le mura, oltre gli steccati del quieto vivere, all’interno di quella fortezza della cultura che è (dovrebbe essere) la scuola. In effetti il cinema di Cantet (debole il suo ultimo Verso il Sud, ma di grande incisività i precedenti Risorse umane e A tempo pieno) destabilizza stavolta le logiche dell’apprendimento e dell’educazione mettendo in scena una realtà scolastica che è lontana dai nostri ricordi e dalle nostre aspettative, ma che ha una concretezza ed una spontaneità che sanno raggiungere un coinvolgimento straordinario. La sala cinematografica diventa la nostra aula di studio in cui apprendere come le dinamiche tra docenti e alunni siano cambiate in questo scorcio di secolo caratterizzato da valori in crisi, relazione sociali “meticce”, rapporti interpersonali in cui le ragioni dell’altro sanno ora di prevaricazione conflittuale ora di emarginazione civile. Non siamo più nella giungla newyorkese dove albergava Il seme della violenza (qualcuno ricorda l'avamposto scolastico di Glenn Ford?) e, grazie a Dio, non sono arrivate dentro quelle mura le esplosioni incontrollate delle banlieues (L’odio, Mathieu Kassovitz).

Ma nel liceo del XX arrondissement di Parigi dove insegna François Bégaudeau è anche difficile ritrovare l’amabile contrapposizione insegnante-allievo de Gli anni in tasca. Qui François è combattuto tra la confidenza didattica indispensabile per una “nuova” istanza educativa e la severità sgradevole che, nel mettere all’angolo chi perde le coordinate del rispetto e della buona educazione, rischia di essere letta come offensiva e ghettizzante. Eppure i suoi alunni rivelano sacche di inaspettata sensibilità culturale (lui si preoccupa che possano capire Voltaire, ma poi viene a sapere che un’alunna tosta come Esmeralda ha letto per conto suo Platone), hanno l’ingenuità della provocazione (le domande al prof sulla sua presunta omosessualità) ma anche la retorica di un intellettualismo tatuato sul braccio (“se quello che devi dire non è più importante del silenzio, allora taci”).

Alla fotografia di forte squallore antropologico che sembra caratterizzare La classe si contrappone una ricerca di dialogo e di senso in cui lo spettatore si trova via via imbrigliato, incalzato da una precarietà di sicurezze che non asseconda nessuna presa di posizione. Anche per chi ha esperienza delle contraddizioni del mondo della scuola gli atteggiamenti del professore e dei suoi alunni non sono archiviabili con semplicistica parzialità. La complicità del pubblico adulto con l’agire degli insegnanti viene incrinata dal continuo mettersi in discussione di François stesso, il possibile riconoscimento generazionale dei giovani con gli alunni de La classe è stigmatizzato dallo sguardo impietoso della macchina da presa (sul ridere da “sgallettate” delle due ragazze durante il consiglio di classe, sull’imbarazzo di Souleymane accanto alla madre al consiglio di disciplina).

Si sente ne La classe la pregnanza di un testimonianza vissuta (all’origine c’è il libro autobiografico di Bégaudeau, che nel film interpreta se stesso), ma, ancora una volta, ciò che ne fa vero cinema è la fluidità del racconto per immagini, il ritmo dettato dall’alternarsi di volti e situazioni, la ricchezza delle motivazioni e la complessità delle problematiche che scaturiscono da sceneggiatura e dialoghi, la coerenza di un discorso autoriale capace di rendere lo schermo uno specchio del vivere reale. E quell’aula deserta dell’ultima sequenza? Una metafora, un monito? In quel vuoto tra i banchi possiamo leggere la negazione delle dinamiche conflittuali che fanno viva la scuola, il rischio della mancanza di un insegnamento appassionato e di un apprendimento disponibile, il rifiuto di un confronto aperto, l’insinuarsi di un preoccupante assenza di solidarietà e integrazione. Capito ministro Gelmini?

ezio leoni - La Difesa del Popolo - 26 ottobre 2008


cinélite TORRESINO all'aperto: giugno-agosto 2009