Momenti di cinema che hanno "fatto scuola"

  Qual è il film-simbolo, nell'immaginario collettivo, sull'ambiente scolastico? Esiste l'insegnante ideale, almeno nella finzione cinematografica? È un approccio poco scientifico al tema cinema&scuolaquizn°27, ma le pellicole centrate sull'argomento sono innumerevoli, quelle che lo toccano almeno marginalmente ancora di più, quelle da archiviare nella cineteca dei ricordi decisamente "di parte". Così, confessiamolo subito, con l'handicap di chi nella docenza è coinvolto professionalmente, abbiamo evitato visceralmente di infastidirci con i cliché retrivi nostrani di La scuola e Auguri professore (che tra i due, in fondo, era ben meglio) e non ne possiamo davvero più di certi spaccati USA standardizzati, estremizzati, retorici (gli anni 90 ci hanno "regalato" Pensieri pericolosi, Will Hunting - Genio ribelle…).
Quali titoli, quali immagini albergano allora nella nostra antologia cinefila? Spaziando in "agenzie educative di ogni ordine e grado", esprimiamoci per impulsi, aggrappiamoci a flash istintivi e sedimentati, partiamo dai frammenti, da quelle sequenze, che, secondo una didattica cinematografica certo poco corretta, vanno a colpire cuore, mente... stomaco.
Cominciamo allora con la trasgressione e con gli istinti bassi di
Animal House (John Landis, 1978): che c'è di peggio1, di Bluto (John Belushi) che ingurgita il suo pasto direttamente dallo scaffale della mensa, o di Otter (Tim Matheson) che seduce la moglie del preside tra gli ortaggi del supermercato? Ma anche il "moderno" prof. Jennings (Donald Sutherland) si fa scoprire senza inibizioni (e calzoni) a casa della sua allieva (Kathy - Karen Allen)...
D'altronde niente più ci sorprende all'interno dell'istituzione scolastica dopo che abbiamo visto Mick, Johnny e Wallace vendicare la rigida repressione del college mitragliando professori, compagni e genitori (Se... - If… di Lindsay Anderson, 1969). Tra bianco e nero e colore, tra sadico autoritarismo2 e ribellismo autarchico, tra i germi della contestazione giovanile e lo scardinamento di ogni istituzione, Anderson lascia i suoi protagonisti in balia del proprio furore ("la violenza e la rivoluzione sono i soli atti puri") e di un contrasto generazionale deturpato dal rancore. La forza del Free Cinema ha segnato indelebilmente i rapporti di forza tra le "classi sociali" scolastiche. Niente dopo If è stato più lo stesso.

Prima il rapporto educativo cinematografico aveva sempre sofferto del paternalismo moraleggiante che fa da ponte tra le due edizioni di Mr. Chips (Addio, Mr Chips! di Sam Wood, 1939 e Goodbye, Mr. Chips!, versione musical di Herbert Ross - 1969)3 e la vera, lacerante anatomia delle ipocrisie dei ruoli docenti e della missione educativa si era evidenziata (sempre in ambiente britannico) nell'intenso Addio, Mr. Harris (The Browning Version - Anthony Asquith, 19514). Qui il rigido insegnante di lettere antiche Crocker-Harris (Michael Redgrave), tenuto a distanza dai colleghi, tradito dalla moglie, temuto dagli alunni ("l'Himmler della quinta classe") si lascia alfine commuovere quando un suo alunno, dopo aver argomentato con lui a viso aperto sulla drammaticità dell'Agamennone di Eschilo, gli regala una copia della traduzione in versi di Browning (e la dedica recita "Dio lontano, sii benevolo con un gentile maestro"). Memorabile il monologo-confessione, al giovane professore che lo sostituisce, sull'incapacità profonda di vivere compiutamente il proprio ruolo d'insegnante, sui vani tentativi di comunicare (anche a costo di rendersi ridicolo: "s'insegnano molte più cose ridendo che a muso duro"), sullo scoprirsi non solo "fallito, ma anche temuto". La coscienza del proprio fallimento esistenziale lo condurrà ad un sofferto e toccante discorso d'addio "mi dispiace perché non vi ho dato quello che avevate il diritto di domandarmi come vostro maestro: simpatia, conforto morale, umanità… Ho avvilito la vocazione più nobile che un uomo possa seguire: la cura e la formazione dei giovani". E' difficile ritrovare tanta straziante auto-disistima anche perché il bisogno di conforto&umanità non solo degli allievi, ma del pubblico imbonito dal cinema di papà pre e post Nouvelle Vague, è stato sempre soddisfatto con prodigalità dal cinema hollywoodiano. Basti pensare all'effetto placebo dei docenti del young-musical Saranno famosi (Alan Parker, 1980) o del prof. Holland in Goodbye, Mr. Holland (Stephen Herek, 1995) con il "perfetto" esplodere empatico del concerto d'addio5.

Più incisivi (e sinceri) gli avamposti scolastici anni 50 e 60.
Va soprattutto ricordato
Il seme della violenza (Blackboard Jungle - Richard Brooks, 1955) che si apre sulle note "rivoluzionarie" di Rock around the Clock e vede il giovane professore progressista interpretato da Glenn Ford vincere la sua battaglia contro l'ostilità e la violenza ("scandalosa" per il cinema di quegli anni) di una High School degli slum newyorkesi. Curiosamente tra i suoi alunni c'è il giovane Sidney Poitier che circa 10 anni dopo si ritroverà ad assumere i panni del docente modello nel rassicurante film di James Clavell La scuola della violenza (To Sir, With Love 1967): ancora una periferia urbana (stavolta quella londinese), ancora una classe di ribelli, ma qui il gioco delle parti è tagliato con l'accetta e l'ordine da riportare sente l'urgenza sociale delle proteste studentesche di quegli anni (e If è alle porte!).
Di contraltare, gli anni '80 hanno giocato duro anche con la classe insegnante, sparando ad alzo zero con Teachers (Arthur Hiller, 1984), Breakfast Club (John Hughes, 1985), Schegge di follia (Michael Lehemann, 1989), ma con
La forza della volontà e L'attimo fuggente la figura dell'insegnante ha ritrovato umana concretezza, progettualità didattica, aura carismatica. Il primo (Stand and Deliver - Ramon Menendez, 1988) riprende le atmosfere di emarginazione scolastica e forte conflittualità docente-discente e le sviluppa con pacata positività, dando coscienza civile e motivazione ai suoi alunni portoricani, L'attimo fuggente (Dead Poets Society - Peter Weir, 1989) instaura un rapporto di simbiosi d'ideali e di vulnerabilità ("la verità è una coperta che ti lascia fuori i piedi") tra insegnanti e alunni che azzarda il rimodellarsi assoluto delle dinamiche educative, scolastiche e familiari. L'ansia di una propria cosciente espressività, lo stimolo del confronto interpersonale, l'urgenza poetica del "succhiare il midollo della vita" confluiscono in uno sforzo di "allargare l'area della coscienza" di cui il film stesso, nel suo impatto col pubblico, si è fatto portatore. Con tutte le riserve sul rischio educativo del prof. Keating (Robin Williams), il film di Weir può davvero fregiarsi di un virtuale primo posto nella classifica delle pellicole d'impianto scolastico, trascinato sul podio anche dall'indimenticabile scena d'addio degli alunni al loro insegnante ("capitano, mio capitano").
Per una sequenza "mitica" hollywoodiana, tante altre si affollano comunque nel ricordo tra i "contributi scolastici" del cinema europeo: iconoclasta e paradossale quella della lezione di sesso in Monty Python, il senso della vita (Terry Jones, 1983 - Parte II: crescita e apprendimento); naïf e alternativa quella del professore di storia6 in Jonas che avrà vent'anni nel 2000 (Alain Tanner, 1976) che "viviseziona" il tempo-salsiccia usando metronomo e mannaia da macellaio; appassionata e fiduciosa quella con cui il maestro Richet (Gli anni in tasca - Francois Truffaut, 1975) conclude l'anno scolastico ("tra tutte le ingiustizie quelle che colpiscono i bambini sono le più ingiuste, le più ignobili, le più odiose… la vita è fatta così: non si può fare a meno di amare e di essere amati"); di crudo impatto carcerario quella tra Michele Placido e i suoi ragazzi in Mery per sempre (Marco Risi, 1989)7.

...

Ecco, distratti e infastiditi dalle banalità cinematografiche di Starnone, ci stavamo dimenticando di alcuni significativi contributi del recente cinema italiano. Ridiamo quindi credito alla coppia Luchetti-Orlando che ne Il portaborse (1990) trova, nell'incontro tra il prof. Sandulli e i suoi alunni momenti di inaspettata riflessione e non dimentichiamo, come purtroppo ha fatto il grosso pubblico con Del perduto amore, (Michele Placido, 1998) la calibrata figura di Liliana, maestra "rossa" nel Sud delle cosche e dell'ignoranza. Una citazione cinefila, infine, per la "scuola Marilyn Monroe" di Bianca (Nanni Moretti, 1984): fuori dal mondo la sua struttura scolastica, improbabili i suoi docenti, eppure il clima surreale che circonda Michele ridisegna con surreale ironia modelli istituzionali e tensioni didattiche non così lontani dal vero. E l'esortazione educativa del preside "la scuola non deve formare, ma informare" deve aver angosciato per anni Luigi Berlinguer.
Resta, buon'ultima, l'incombenza di individuare un possibile docente-modello o almeno l'insegnate che avremmo voluto (dovuto!) incontrare almeno una volta nel nostro cammino di formazione scolastica. E allora, utopia per utopia, non accontentiamoci né dell'impeccabilità britannica del prof. Lewis (Anthony Hopkins in Viaggio in Inghilterra - Richard Attenborough, 1993) né dell'impeto giovanile di Sylvia Barrett (Sandy Dennis) in Su per la discesa (Robert Mulligan, 1967 - un'altra memorabile scuola di frontiera, la Calvin Coolidge di New York!), e pretendiamo di più anche dell'abnegazione del dottor Itard (Il ragazzo selvaggio - Francois Truffaut, 1970) o del "carpe diem" di "captain" Keating. Il vero prof. ideale non può esser che il minuscolo maestro Joda di Star Wars (L'impero colpisce ancora - Irvin Kershner, 1980). Il suo educare alla disciplina jedi l'impulsivo Luke Skywalker è un'alchimia "fantastica" di soavità didattica, rigore metodologico, rispetto delle dinamiche della personalità. Far emergere un caccia stellare da una palude è impresa fuori standard per i nostri obiettivi educativi, ma, in ogni caso, "che la forza (dell'apprendimento e della cultura) sia con noi!".

ezio leoni - Lo schermo in cattedra (C.G.S. Veneto) - settembre 1999

 

0 La foto "di copertina" è da Il maestro di Aldo Fabrizi (1957)

1 Certo c'è il cinema italiano di Pierino & C., ma nel passaggio tra il comico demenziale di Landis e l'idiozia scurrile nostrana il "peggio" assume semplicemente i connotati del cattivo gusto e del non-cinema.

2 L'ambiente repressivo delle scuole inglesi è una chiave narrativa costante nel cinema d'oltremanica (anche se una pietra miliare sul tema, Zero in condotta, di Jean Vigo -1933, "abita" in Francia). Due titoli stilisticamente opposti per ritrovarne l'umore, tutto britannico, fatto di rabbia, vitalità, angoscia: Pink Floyd -The Wall (Alan Parker, 1982 ) e Children (1976) da Terence Davies Trilogy di Terence Davies.


3 Ci rifacciamo alla versione del '39 riportando l'arringa del prof. Chiping al rettore che vorrebbe pensionarlo:

"Lo so che il mondo cambia, ho visto morire le vecchie tradizioni ad una ad una. Grazia, dignità, rispetto del passato. Tutto ciò che conta qui oggi è un grosso conto in banca. Lei dirige la scuola come fosse un fabbrica sfornando gente che produca denaro e snob in serie. Ha aumentato le rette e alla fine i ragazzi che veramente appartengono a Brookfield sono rimasti esclusi, esclusi. Metodi moderni, lavoro intensivo: montature. Dia ai ragazzi il senso dell'umorismo, il senso delle proporzioni, e farà da se il resto. Non voglio dare le mie dimissioni, si regoli come le pare…".

4 Esiste anche un remake omonimo di Mike Figgis del 1994, interpretato da Albert Finney, edito in Italia solo in videocassetta (Ricordi di Abbey)

5 Certo gli insegnanti delle scuole musicali sembrano costituire un'isola felice. Vale per tutti il documentario di Alan Miller Piccole meraviglie (Small Wanders - USA, 1996) sull'esperienza tra i bambini, a New York, di una maestra di violino. Hollywood ne ha già fatto un remake di fiction: Music of the Heart di Wes Craven (1999).

6 Giusto una citazione, parlando di storia, alla "lezione" che Alicia riceve da suoi alunni nell'Argentina golpista degli anni '70: "la storia ufficiale è menzognera, perché sono gli assassini che scrivono la storia". È la scintilla di un dubbio politico che crescerà fino a sconvolgere del tutto la sua vita privata (La storia ufficiale - Luis Puenzo, 1985).

7 Uno spazio a parte andrebbe riservato alle esperienze scolastiche in ambito carcerario, ma anche nell'esercito la figura di istruttori e insegnanti lascia il segno: "in positivo" ricordiamo La lunga linea grigia (John Ford, 1955), I giardini di pietra (Francis Ford Coppola, 1987), Un professore e mezzo tra i marines (Penny Marshall, 1994).

 

La rassegna Lo schermo in cattedra organizzata dal cineclub Don Bosco di Padova fa in pratica da aggiornamento al volume stesso. Di film sul tema ne escono di continuo e i titoli in rassegna che fanno da cornice al classico Zero in condotta di Jean Vigo (1933) sono proprio tre ottimi esempi di questo scorso di stagione (1999), che entrano di diritto tra i "fondamentali" della cineteca cinema&scuola. Ricomincia da oggi, di Bertrand Tavernier sembra voler coniugare l'amore per l'infanzia e l'educazione di Truffaut con la passione civile di Loach: il maestro Daniel lotta per l'emancipazione dei "suoi" alunni e delle loro famiglie in una società in cui la solidarietà sembra un optional politicamente scorretto. Con Come te nessuno mai Gabriele Muccino dà spazio ad una visione della scuola e della vita davvero sincera nella sua spontaneità adolescenziale (il soggetto è firmato da fratello sedicenne del regista). Non mancano luoghi comuni e contraddizioni, ma la regia di Muccino è effervescente e lo spaccato giovanile che ne esce è fresco e accattivante. Certamente su livelli superiori comunque il Non uno di meno di Zhang Yimou, vincitore del Leone d'oro all'ultimo festival di Venezia. L'indomita maestrina cinese che, alla sua prima esperienza in una scuola di un paesino sperduto, non si dà per vinta neppure di fronte all'impresa disperata di riportare in classe un ragazzino fuggito (e disperso) nella grande metropoli, non è un capolavoro come Ju Dou e Lanterne rosse , ma è un'opera lieve e suggestiva, con un tono neorealistico ed una verve partecipativa che aprono al sorriso e alla commozione. Anche questo, come i precedenti, un film davvero da non perdere.

ezio leoni - La Difesa del Popolo - 27 febbraio 2000

 

ulteriori integrazioni e aggiornamenti sul tema
Cinema e scuola...

1953 Terza liceo - Luciano Emmer
1953 Nel nome del padre - Marco Bellocchio
1954 Scuola elementare - Alberto Lattuada
1981 Momenti di gloria - Hugh Hudson
1985
Scuola di geni - Martha Coolidge
1987
Arrivederci ragazzi - Louis Malle
1988
Aule turbolente - Spike Lee
1990
Un poliziotto alle elementari - Ivan Reitman
1992
Io speriamo che me la cavo - Lina Wertmuller
1996
L'università dell'odio - John Singleton
1999 Passioni proibite - Bo Winderber
1999 La strada verso casa - Zhang Yimou
1999 Election Alexander Payne
1999
Una voce per gridare Craig Bolotin
1999
Il ritmo del successo Nicholas Hytner
2000
Scoprendo Forrester - Gus Van Sant
2000
The Skulls - I teschi - Rob Cohen
2000
Un sogno per domani - Mimi Leder
2000
Wonder Boys - Curtis Hanson
2000 Liam - Stephen Frears
2001
Harry Potter e la pietra filosofale - Chris Columbus
2002 Essere e avere - Nicolas Philibert
2003 Elephant - Gus Van Sant
2003 Il club degli imperatori - Michel Hoffman
2003
Caterina va in città - Paolo Virzì
2003
Mona Lisa Smile - Mike Newell
2003
Angeli ribelli
- Aisling Walsh
2003 School of Rock - Richard Linklater
2004 La mala educacion - P. Almodovar

2004 Machuca - Andrés Wood
2004 Les choristes - Christophe Barratier
2006 We Shall Overcome - Niels Arden Oplev
2007
Freedom Writers - Richard LaGravenese
2007
Rosso come il cielo - Claudio Bortone
2007
The Great Debaters - Denzel Washington
2008 La classe - Laurent Cantet
2008 Stella -
Sylvie Verheyde
2011 Detachment - Il distacco - Tony Kaye
2011 Monsieur Lazhar - Philippe Falardeau
2012
Il rosso e il blu - Giuseppe Piccioni