Daratt
Mahamat-Saleh Haroun - Ciad/Fra/Belg 2006 - 1h 36'

Premio speciale della Giuria

     Un ragazzo dal volto chiuso e pieno di odio arriva nella grande città. Cerca l'uomo che tanti anni prima uccise suo padre, per vendicarsi. Trova un uomo imponente e non più giovane, che nel suo quartiere è quasi un'istituzione. Alto, silenzioso, efficiente, l'assassino è un panettiere. Ogni mattina distribuisce filoni freschi alle donne e ai bambini, che corrono via felici. Ha anche una giovane moglie incinta. Difficile immaginare che abbia partecipato ai massacri della guerra civile. Il ragazzo lo avvicina, scopre di stargli simpatico, finisce a fargli da apprendista. Apprendista panettiere. Venuto per dare la morte, si ritrova a dare la vita. Anche se il panettiere, che vuole perfino adottarlo, spia i suoi silenzi, intuisce qualcosa, scopre che nasconde una pistola... Calcinato dal sole del Ciad, Daratt è così asciutto e insieme carico di echi mitologici, che evoca lo strazio e la speranza di un intero continente con ammirevole economia di mezzi. Di geopolitica e religione (il panettiere frequenta molto la moschea) quasi non si parla. L'essenziale sta nelle immagini, nel conflitto muto fra quei due straordinari non-attori, nei pochi tocchi sapienti con cui Haroun evoca tutto un mondo. Suggerendo con pari forza e discrezione il modo per superare 40 anni di guerra civile. Premio speciale della Giuria a Venezia. Meritatissimo.

Fabio Ferzetti - Il messaggero

     C'è davvero qualcosa di speciale in Daratt: in ciò che comunica, c'è un'ammirevole parabola sul perdono; nel modo in cui lo comunica, una naturalezza e una concretezza di gesti, oggetti, corpi che si trova solo nel grande cinema, da qualsiasi parte del mondo provenga. Sposando lo splendore del vero con le suggestioni della metafora (vedi le invalidità dei due vecchi), il film si spinge fino a ribaltare i ruoli sedimentati nel nostro immaginario (il giovane è un cuore di tenebra; l'anziano, limpido e diretto malgrado le efferatezze compiute); però senza mirare al paradosso né al teorema.
Prima produzione del Ciad in concorso al Lido,
Daratt ha anche il merito di inviare una parola di speranza e di vita dal tormentato continente africano, facendola apparire più forte di ogni odio o sete di vendetta.

Roberto Nepoti - La Repubblica

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2007