Il debito è il remake inglese di un film israeliano del 2007, Ha-Hov di Assaf Bernstein, affidato per la regia al John Madden di Shakespeare in Love. Il quale ha scelto Peter Straughan, lo sceneggiatore di La talpa apprezzato di recente a Venezia, per la stesura definitiva del copione, mettendo su un cast di alto profilo e privilegiando il registro del thriller ben confezionato. Il che ha comportato, stando almeno alle riserve di alcuni critici israeliani, un indebolimento degli aspetti drammatici di una vicenda costruita, per l'appunto, su un doppio debito. Quello contratto da un carnefice nazista nei confronti delle sue vittime e quello che devono pagare i protagonisti per aver celato la verità. [...] Quando hai una storia divisa in due, con attori diversi a incarnare i personaggi, è come se il film giocasse un po' contro se stesso: ci sarà chi reputa più valido l'episodio attuale, chi il più remoto. Per noi il cuore della storia sta nella Berlino invernale del '65 con quei ragazzi ancora sanguinanti delle ferite dell'Olocausto e alla disperata ricerca di un risarcimento morale. Ottimi valori produttivi, regia fluida e abile a schivare il rischio di lentezza insito nell'elaborato meccanismo narrativo. Che Jessica Chastain, fragile e vibrante (forse troppo per un agente del Mossad), si trasformi in Helen Mirren, attrice di altra tempra e spessore, può sembrare sul momento sconcertante, ma le due attrici sono così brave da trovare un filo comune, la prima lasciando trapelare una forza interiore, la seconda facendo intravedere una vulnerabilità nascosta. Mentre i due personaggi maschili, pur ben interpretati, restano meno individuati. |
Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa |
Due piani temporali (1966 e 1997), doppio cast per il trio di spie israeliane (Jessica Chastain è una Rachel giovane e idealista; Helen Mirren la sua controparte vecchia e disillusa) e un nazista interpretato magistralmente da Jesper Christensen, così diabolico da alternare momenti di umanità ad atroci affondi psicologici («Voi ebrei non sapete combattere. Sapete solo morire»). Non basta diventare un eroe, se hai una coscienza. Avvincente come Munich di Spielberg, profondo come Flags of Our Fathers di Eastwood. Scritto divinamente da Vaugh e Goldman di Kick-Ass. Remake di un omonimo film israeliano del 2007. |
Francesco Alò - Il Messaggero |
promo |
Nel 1965 tre
giovani agenti del Mossad, il servizio segreto israeliano,
catturarono e uccisero un famoso criminale nazista ancora in
libertà. Oggi, a trent'anni e più di distanza, riappare in Ucraina
un uomo che sostiene di essere l'ex nazista che si credeva morto e
uno degli agenti di allora deve recarsi in incognita nella nazione
dell'est europeo per scoprire la verità. |
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TORRESINO - ottobre 2011 |
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