Il dubbio (Doubt)
John Patrick Shanley – USA 2008 - 1h 44'

  Tra Padre Flynn (grande Philip Seymour Hoffman) è un prete moderno. Nei sermoni cita l'assassinio di John Kennedy, avvenuto appena un anno prima, per spiegare ai suoi fedeli che perfino la disperazione può legarci al nostro prossimo. Con i suoi allievi è altrettanto aperto. Se una ragazza viene a dirgli che è innamorata di un compagno, la esorta a dichiararsi con un sorriso. Se un ragazzo ha bisogno del suo conforto, non è certo lui a negarglielo. Soprattutto se è il primo allievo di colore del severo Istituto St. Nicholas, una parrocchia del Bronx che nel 1964 accoglie soprattutto lavoratori di origine irlandese.
Suor Aloysius (immensa Meryl Streep) è di un'altra pasta. Come preside dell'Istituto, controlla tutto e tutti con rigore vicino alla voluttà. I pasti delle consorelle, la loro salute malferma, le penne degli allievi («odio le biro»). E naturalmente i loro rapporti con gli insegnanti. Così, quando la candida suor James (toccante Amy Adams), le confida di aver notato qualcosa di strano fra il ragazzo nero e padre Flynn, parte lancia in resta. Anche se non ha prove, farà di tutto per infangare padre Flynn. Senza fermarsi nemmeno quando la madre del ragazzo (Viola Davis, giustamente candidata all'Oscar), in una lunga scena ammirevole per tensione e asciuttezza, le svelerà i lati in ombra della faccenda.
Attenzione però: tratto dalla sua stessa commedia (a teatro con Stefano Accorsi e Lucilla Morlacchi per la regia di Sergio Castellitto), quello di John Patrick Shanley non è un film storico, tantomeno un pamphlet sugli scandali dei preti pedofili. Malgrado l'esattezza del contesto storico, l'autore americano batte infatti su uno dei temi più cinematografici che vi siano Il dubbio appunto immergendoci grazie a un cast superlativo e a una regia classica quanto sorvegliata, in quella zona grigia dove la convinzione sfuma nel pregiudizio e la lotta per il potere si maschera da difesa delle regole, o della virtù. Non sapremo mai se padre Flynn è colpevole o no, ma non importa. L'Inquisizione è sempre fra noi, ha solo cambiato volto (ed è incrinata a sua volta dal dubbio, come mostra il potente epilogo). A noi riconoscerla. Anche grazie a un film che avvince e costringe a pensare dal primo all'ultimo minuto.

Fabio Ferzetti – Il Messaggero

  Non mente, pur senza prove, l'istinto accusatorio di Sorella Aloysius? Oppure l'attempata preside è schiava della propria rigidità conservatrice e non capisce lo stile coinvolgente e complice, moderno, che il giovane parroco Padre Flynn applica con i ragazzi? E sotto quale luce va presa la dichiarazione della signora Miller - madre del ragazzo, unico nero in una scuola e in un quartiere di cattolici irlandesi e italiani, presunto molestato - sulle "inclinazioni naturali" del figlio o sul proprio gradimento verso la benevolenza del sacerdote? Un test di recitazione da manuale, e un ricco contributo a un tema sociale di primario interesse: certamente non assolutorio ma neanche violentemente anticlericale alla film precedente in archivio Almodovar.

Paolo D'Agostini – La Repubblica

promo

Nel tetro collegio delle suore severe del Bronx (1964) la preside è la Madre più crudele. Un prete troppo tenero, quando insegna ai fanciulli, diventerà il suo bersaglio sotto l'accusa di un abuso pedofilo... Un tema spinoso, ma giocato cinematograficamente sul filo del dubbio, sul continuo moltiplicarsi di sfumature e punti di vista, sul registro dell'interiorità. Il tutto supportato da un regia di trattenuta classicità e da un cast (Meryl Streep, Philip Seymour Hoffman, Viola Davis) di straordinaria efficacia (4 candidature all'Oscar!)

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