Vincitore a Torino, in lizza per gli Oscar, Un gelido inverno scalda le ragioni del cinema: formato indie, stile Sundance, registro drammatico, delega la paternità a una ragazza-coraggio (la brava Jennifer Lawrence) che cerca di tenere in piedi casa e famiglia, mentre il padre si dà alle metanfetamine nel profondo Missouri. Radicalità tematica, echi thriller e linguaggio scabro, è l'altra faccia dell'America, quella del white trash, quella già a cara a Cormac McCarthy, quella fessa e livida della provincia. C'è spazio anche per la fiaba, ma nera, nerissima, perché 'Have a nice day' è solo una scritta di plastica, buona per avvolgere resti umani, e il mondo là fuori è feccia. Arriverà la salvezza? |
Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano |
Un
film memorabile, secco come una scudisciata e toccante come una ballata
popolare. Questo è
Un gelido inverno,
americano e indipendente, candidato a quattro Oscar, girato in digitale
con meno di due milioni dollari, molto premiato al
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Michele Anselmi - Il Riformista |
promo |
La 17enne Ree è alla disperata ricerca del padre scomparso. L'uomo, che ha un processo in corso ed ha impegnato la casa di famiglia per pagare la sua cauzione, se non si presentasse al processo lascerebbe Ree, la madre malata e i fratelli più piccoli in mezzo a una strada. Per salvare la famiglia e scoprire che fine abbia fatto suo padre, Ree metterà a repentaglio la sua stessa vita, scontrandosi contro un muro di omertà, menzogne, sotterfugi e minacce. Un film ancorato alla propria radice letteraria, capace però di trascendere la pura narrazione per estendersi a un’idea di estetica. Radicalità tematica, echi thriller e linguaggio scabro per un neorealismo country all'americana: il freddo che diventa immagine, il colore delle ossa che impregna l’aria... |