Hercules
John Musker e Ron Clements - USA 1997 - 1h 32'
[animazione]

  

    Non č poi cosė dirompente come ci si aspettava il successo della coppia Benigni-Hercules. Il ridimensionamento al botteghino è relativo soprattutto al 35° titolo di casa Disney (giusto a sessant'anni da Biancaneve e i sette nani, primo lungometraggio della serie) che sembra non incontrare del tutto il gradimento del pubblico. In effetti Hercules è leggermente spiazzante rispetto alla collaudata formula disneyana poiché mette in scena una storiella mitico-eroica avventata (nel riferimento mitologico) e leziosa, persino nello stile. L'avventura è quella di Hercules, figlio di Zeus e Giunone (!?), ridotto alla condizione umana dal perfido Ade che non lo vuole tra i piedi mentre architetta le proprie cospirazioni per usurpare l'Olimpo. Anche da uomo però Hercules ha modo di dimostrare tutto il suo valore, spinto dal desiderio di affermarsi come grande eroe e di riprendere così il proprio posto nel regno degli Dei.
Il fatidico scontro con Ade ha come comprimari i bizzarri trasformismi dei suoi valletti, Pena e Panico, e le infide grazie della sinuosa Megara e, nel faccia a faccia tra la sconquassante vitalità dell'eroe e la cupa potenza del signore degli Inferi, ciò che alla fine viene messo alla prova è il valore "luminoso" della forza del cuore, contrapposto ai mortiferi raggiri del cattivo di turno.

Affidato all'estro vitale della coppia Musker e Clements
(Basil l'investigatopo, La sirenetta, Aladdin) Hercules ha momenti memorabili (il funambolico scontro con l'Idra, la sequenza dell'Olimpo messo in cattività) ed è certo eclatante la trovata scenografico-narrativa di contrappuntare il tutto con le esibizioni musicali di un coro di blue-belle (che fanno da raccordo tra i vari episodi del racconto e si immortalano con essi quali istoriazioni di antico vasellame), ma l'insieme ha un non-so-che di retorico e vanesio che non sempre convince i bambini e talvolta infastidisce gli adulti. Gli arzigogoli del tratto (dai profili "greci" tagliati a squadra a quella vezzosa "virgola" sul mento - e sul gomito - del protagonista), la cornice trionfalistica dell'insieme e il gioco caricaturale delle caratterizzazioni enfatizzano la messinscena ma non emanano quel dolce, suadente fascino a cui ci aveva abituato il tocco morbido del disegno e dell'ispirazione di papà Disney. Forse anche per la casa di Burbank, dopo la parentesi sbarazzina di Aladdin e l'omogeneizzazione del target acquisita con Il Gobbo (un successo tanto tra i piccoli che tra gli adulti) è ora di ridefinire progettualità e stilemi. In fondo Hercules è un piacevole, istrionico cartoon da riapprezzare in videocassetta, ma resta, più forte del solito, la nostalgia da grande schermo per i soliti intramontabili classici.

e.l. La Difesa del Popolo - 1 gennaio 1998