Il
titolo internazionale (quello originale suona
Kraftidioten) è bellino. Nella prima parte, però, lo diresti
inappropriato: perché per una buona mezz'ora il film del norvegese Hans Petter
Moland si presenta come un drammatico e violento 'revenge movie' ambientato tra
le nevi. (...) il film prende gradualmente l'aspetto di una commedia nera,
meglio pulp, dannatamente divertente. Inizia con cartelli funebri ironici, dove
sono elencati volta per volta i personaggi che escono di scena (tanti) secondo
l'ordine di sparizione. Continua in un tono allegramente macabro che deve
parecchio ai
Coen
e a Tarantino |
Roberto Nepoti - La Repubblica |
Nel film del regista svedese Hans Petter Moland In ordine di sparizione, i cadaveri diventano una specie di macabro segno d'interpunzione, come delle virgole lungo un discorso, a segnare un cammino complesso e accidentato. Alla fine del film i morti ammazzati non si contano più, epperò non hanno mai un'aria truce, anche se non ci viene risparmiato né il sangue né la violenza. Piuttosto sono come dei momenti di sospensione, dove la storia rallenta o prende una strada inaspettata ottenendo però un effetto opposto alle aspettative: fanno più sorridere che spaventare... In effetti, al festival di Berlino, dove In ordine di sparizione era stato presentato, il film era sembrato una pausa corroborante e fin spensierata lungo un cammino fatto di opere ben più ponderose. Eppure era un thriller vero e proprio, con un inizio drammatico e doloroso (la polizia comunica a una famiglia la morte per overdose del figlio amatissimo), che però il tono disincantato e sorprendente della regia riusciva a rendere accattivante e coinvolgente. Aiutato anche dalla prova di alcuni attori in stato di grazia. (...) più la «guerra» diventa cruenta più la regia raffredda i toni con lunghe scene con gli spazzaneve in azione o piccole curiosità alla Tarantino (i soprannomi cinematografici dei malviventi, le riflessioni più insensate nei momenti meno opportuni) ma giocate con una secchezza e un'efficacia che evitano il rischio citazionista e aumentano il divertimento. Ne esce un film che evidentemente sente l'influenza della scuola nordica del giallo (la sceneggiatura è di Kim Fupz Aakeson) e della sua capacità di ancorare la storia all'interno delle contraddizioni della società e del presente. Anche qui c'è il malaffare, la droga, la violenza gratuita e improvvisa, le contraddizioni dell'Europa (la mafia serba che arriva fino al Nord...), i silenzi del paesaggio innevato, la «cecità» della polizia e più in generale della Legge... Ma tutto è raccontato con un distacco contagioso e ironico, capace non dico di farci ridere ma certamente di farci sorridere. Skarsgård, Hagen e Ganz sembrano giocare tra di loro a chi strappa lo schermo all'altro e la sequenza dei morti che interrompe il racconto con i suoi manifesti luttuosi diventa una specie di gioco irriverente e irreale. Che finisce per rimandarci quella stessa follia quotidiana che è alla base del successo del noir letterario. |
Paolo Mereghetti - Il Corriere della Sera |
promo |
Nils solca con il suo enorme spazzaneve le
selvagge e innevate montagne della Norvegia ed è stato recentemente
premiato "Cittadino dell'anno". Tuttavia, da quando suo figlio è finito
per errore nel mirino della malavita ed è stato ucciso ingiustamente, Nils
cerca giustizia e vendetta... |