Melancholia
Lars von Trier
- Danimarca/Francia 2011 - 2h 10'

 miglior interprete femminile (KIRSTEN DUNST)

  L'apocalisse secondo Lars von Trierfilm precedente in archivio è interiore, prima che divina. Il pianeta Melancholia, fratello di Saturno, ci seppellirà, ma non con una risata. Avvicinandosi pericolosamente alla Terra, dipende dalla sua velocità e traiettoria, se il mondo continuerà con la sua irragionevole vacuità oppure se sarà distrutto. [...] Melancholia ha almeno due, se non tre poli che non si fondono, vuoi per la dismisura della parte realistica delle nozze, vuoi per scarso dialogo con le domande che si fa la credulità dello spettatore. Trier è un grande creatore d'immagini, così resta indelebile quel pianeta, tetro e dolce insieme, teneramente invadente, anche luminoso, terribile, materializzazione, questo il vero punto, del sentimento, della voce dell'anima assediata dalla malinconia.

Silvio Danese - Il Giorno-Il Carlino-La Nazione

  Aveva ragione Woody a sostenere che sentire Wagner fa venir voglia di invadere la Polonia. A Lars von Trier, un altro pessimista totale come Allen, fa peggio (lo sfogo razzista ignobile di Cannes), ma nel suo affascinante, contagioso e patologico film, dove il Tristano e Isotta è usato come refrain presagio di morte, la Melancholia viene offerta come condizione ineluttabile mentre un passaggio di pianeti sta per travolgerci. [...] La malinconia è, come diceva Victor Hugo, la felicità di essere tristi? Il 51enne regista, in epoca di cine freudiano, tronfio di depressione, fa la voce grossissima e ritrova i suoi sentimenti cosmici in un'architettura drammatica che non ha nulla di spontaneo e va dritta nella buca scelta dall'inconscio d'Autore. Ma la trasmissione di questa decadenza esistenziale [...] diventa l'omelia laica di un film armonioso che non smette di stupire per quanto, come e perché travolge i canoni del racconto classico, innestando una quinta marcia di straordinaria, presuntuosa innovazione. [...] Nulla si salva a parte l'immaginario estetico (libri d'arte in mostra), mentre sui sentimenti ormai è stata messa una pietra. Se non ci si commuove, colpa e/o merito sono dello sguardo dell'autore, che sta forse già su un altro pianeta, non certo per gli attori, impegnati in una prova faticosa, mostrando al pubblico rughe speciali dell'anima.

Maurizio Porro - Il Corriere della Sera

Casca il mondo, casca la terra, Lars von Trier giù per terra. Se il pianeta blu del suo sci-fi psicologico è una pillola terapeutica, non l'ha mandata giù: sproloqui antisemiti a Cannes, e Melancholia suicidato a mezzo stampa. Eppure, ci regala un'ouverture da brividi: sul prologo del Tristano e Isotta, apre una sinfonia meccanica, indice immaginifico di quel che sarà, con sposa prigioniera, madre e bambino fagocitati da un campo da golf e il pianeta pronto a terminare la Terra. Tableaux vivants düreriani, a bulino nella materia di cui sono fatti i sogni chimici: la reazione è familiare, il ph fisiologico a un'implosione personale che riordina le precedenti opere di Trier. Magnifici gi attori: Sutherland, Rampling, Hurt e le due 'sorelle coltelle' Kirsten Dunst (protagonista del primo movimento sinfonico: cult la sua tintarella di luna) e Charlotte Gainsbourg (secondo movimento), tra cui Lars spartisce Sussurri e grida, glacialità pittorica e realismo emotivo. Fino alla confessione che costa cara: control freak qual è, mette alla gogna la possibilità del controllo, sia sociale (il matrimonio) che scientifico (i calcoli di Kiefer). È la fine, bellezza.

Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano

Il cinema d'autore non è per nulla facile. Richiede che lo spettatore si metta in gioco senza cadere nei facili giudizi affrettati. Il film di von Trier sfida i canoni del realismo per dipingere un'umanità grottesca, raccontando, attraverso i patemi di due sorelle, la sua melanconia e la sua depressione che già pervadevano Antichrist. Ogni quadro è portato all'estremo, come lo schianto apocalittico finale che rivela la sua visione ineluttabile del nostro destino. Un film difficile ma, una volta decifrato, da amare.

Maurizio Acerbi - Il Giornale

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Due sorelle dalla personalità forte e antitetica, condividono lo stesso catastrofico destino: già dal prologo è chiaro come Melancholia, corpo celeste affascinante e conturbante quanto annientatore, si stia avvicinando all'orbita terrestre senza lasciare al pianeta alcuna possibilità di salvezza...
La raffinatezza visiva non lascia scampo, raggiungendo la perfezione estetica già nei primi dieci minuti del film. A completare l'opera del danese von Trier un cast di prim'ordine: Kirsten Dunst si porta a casa (meritatamente) la palma come miglior attrice al Festival di Cannes, ma anche la Gainsbourg dà il meglio di sé, affiancata dagli altri 'big' John Hurt, Charlotte Rampling e Kiefer Sutherland.

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