Un insolito naufrago nell'inquieto mare d'Oriente (Le cochon de Gaza)
Sylvain  Estibal - Francia/Germania/Belgio 2011 - 1h 39'
opera prima


   Prima o poi qualcuno scriverà una storia del cinema dal punto di vista degli animali, nel senso degli animali usati come personaggi a tutto tondo, e ne vedremo delle belle. Dalla vacca di Buster Keaton all'asino di Bresson fino ai compagni di sventura del naufrago in Vita di Pi, passando per chissà quanti cani, gatti, scimmie e cavalli (perfino Godard ha messo il cane di casa al centro del suo ultimo film), registi e autori non hanno smesso di ricorrere alle più varie specie animali per sviluppare il racconto e talvolta il sottotesto filosofico, sociale o religioso dei loro film. A quest'ultima categoria appartiene senz'altro il maiale beffardamente piazzato dall'esordiente Sylvain Estibal nelle reti di un pescatore... palestinese. Il maiale è infatti l'animale più impuro che ci sia per i musulmani. E tirare su con la rete un bel porcellino vivo, nel mare sempre meno pescoso di Gaza, è un oltraggio e una disgrazia per il povero Jafaar (lo straordinario Sasson Gabay che qualcuno ricorderà nel film israeliano La banda. (...) Le cochon de Gaza, cioè «Il maiale di Gaza», come suona il titolo originale, è un film satirico abbastanza all'antica e non sempre molto sottile, che però ha dalla sua diverse anomalie molto interessanti. La più vistosa riguarda l'autore, uno scrittore e giornalista franco-uruguayano estraneo al cinema come alle due nazionalità in gioco nel film. Il che sulle prime può lasciare perplessi, ma fa riflettere. Perché mai sulla questione palestinese (o israeliana) dovrebbero intervenire solo i diretti interessati? Estibal difende la sua libertà d'autore, scompiglia le carte, non rispetta niente e nessuno. E tra un omaggio a Chaplin e uno a Fernandel sfiora l'Intifada, il muro d'Israele, il fanatismo e il culto dei martiri. Lasciando il terreno della farsa solo per un'isolata impennata poetica (nel frattempo l'ingenuo Jafaar è diventato il primo 'martire' vivo e vegeto - in pratica una star - della storia islamica...). Peccato che il doppiaggio italiano cancelli le differenze di lingua e cultura fra i protagonisti. Ma queste sono ingiustizie di casa nostra.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero 

    Jafaar è uno pescatore palestinese che pesca sardine e vive con la moglie lungo il muro della Striscia di Gaza. Dimenticato da Allah, incalzato dai creditori e avvilito da una vita sorvegliata da Israele e dai suoi militari, che 'bazzicano' la sua casa e controllano ogni suo respiro, Jafaar butta la rete in mare e una mattina pesca l'impensabile: un grosso maiale vietnamita. Considerato animale impuro dalla sua religione, decide subito di sbarazzarsene. Il desiderio di qualcosa di meglio per lui e la sua consorte tuttavia lo fa desistere e il maiale diventa una fonte inaspettata di guadagno. Dopo numerosi tentativi falliti al di là e al di qua del muro, Jafaar trova in una giovane colona russa e nella capacità riproduttiva del suo maiale il business e la risposta alle sue preghiere. Quando tutto sembra andare finalmente per il verso giusto, un gruppo di terroristi integralisti lo recluta suo malgrado, mandando letteralmente in aria il suo commercio e la sua vita.
Opera prima di Sylvain Estibal, giornalista, scrittore e realizzatore francese di origine uruguaiana,
Un insolito naufrago nell'inquieto mare d'Oriente è una commedia che azzarda in un territorio delicato e suscettibile come la Striscia di Gaza. Estibal si prende il rischio e (lo) fa bene, lasciando che il suo protagonista agisca maldestramente dentro gli spazi ridotti, della vita e della pesca, da Israele. Motore della storia è un grande e grosso maiale vietnamita, il cui consumo è tabù tanto per i palestinesi quanto per gli ebrei. Di nuovo sono le 'restrizioni', questa volta religiose, a costringere Jaafar, accrescendone la creatività e provocando la comicità. Nel suo svolgersi rocambolesco il film incrementa il nonsense, indotto dalla paranoia delle due parti, giocando sulle corrispondenze tra israeliani e palestinesi e senza fermarsi davanti alle differenze. Che sia imposta militarmente dall'esercito israeliano o congiurata dagli estremisti islamici, la violenza non è mai nascosta, piuttosto è scoperta, visibile e moderata dal tono farsesco che sfoga le ipocrisie, come i calzini calzati dal maiale di Jafaar sul territorio israeliano o l'allevamento di maiali dei coloni ebrei tollerato per la capacità che hanno questi mammiferi di fiutare gli esplosivi.
Piccola commedia umanista e 'fraterna', premiata nel 2012 con un César al miglior debutto,
Un insolito naufrago nell'inquieto mare d'Oriente trova il giusto equilibrio tra farsa e fiaba, giudaismo e islamismo, tra harām e taref (il cibo proibito secondo le prescrizioni alimentari di ebrei e musulmani), rinnovando il discorso su un conflitto infinito e attivo da più di sessant'anni. Adottando un punto di vista originale e poetico che 'approda' nella visione onirica, Sylvain Estibal realizza un ritratto sensibile dove niente è eluso e dove le due fazioni sono calate, con la propria umanità e la reciproca indulgenza, dentro la loro realtà complessa e davanti agli immutabili (e immutati) affanni quotidiani. Fatta eccezione per il leader del movimento estremista che beve il tè indifferente agli uomini a cui chiede l'estremo sacrificio in vece sua e in nome di Allah e della Palestina.
Interpretato con sentimento dal coinvolgente Sasson Gabai, il celebre protagonista de
La banda, Un insolito naufrago nell'inquieto mare d'Oriente rientra nella tradizione del cinema israeliano (La sposa siriana, Il giardino di limoni) che tratta con umorismo, poesia e stravaganza l'antagonismo arabo-israeliano. Un film che denuncia una volta di più una situazione irragionevole e trova nel maiale del titolo originale (Le cochon de Gaza) l'ideale 'legame' tra due popoli, la medesima inquietudine di due popoli.

Marzia Gandolfi -  mymovies.it 

promo

All'indomani di una tempesta, il pescatore palestinese Jafaar si ritrova per caso nella rete un maialino vietnamita: dopo aver tentato di sbarazzarsi dell'insolito naufrago, l'uomo decide di "approfittare" di quella pesca inaspettata, lanciandosi in una ingegnosa quanto rocambolesca iniziativa... Un punto di vista surreale, un evento impossibile ma poeticamente plausibile, un apologo in forma di commedia degli equivoci ispirato, divertente e anche coraggioso. Un’opera prima che osa trattare il conflitto tra palestinesi e israeliani mostrandone la parte assurda e tirando paritariamente colpi agli uni e agli altri: così convinti di rappresentare valori opposti, mentre si somigliano più di quanto sembri.