Medianeras - Innamorarsi a Buenos Aires
Gustavo Taretto - Argentina 2011 - 1h 35’
- opera prima -

   Che cosa ci rende più soli? Le fobie e i dolori della vita che spingono a rinchiuderci in noi stessi o l'anonimato e la disumanizzazione delle città che finiscono per impedire ogni comunicazione interpersonale? Medianeras - Innamorarsi a Buenos Aires dell'argentino Gustavo Taretto si interroga su questi temi con la leggerezza della commedia e lo stile del film d'autore raccontando la storia di due single che vivono praticamente uno di fronte all'altra ma non si conoscono. (...) il terzo protagonista del film è proprio la capitale argentina, il suo sviluppo urbanistico spropositato («una citta sovrappopolata in un paese sottopopolato»), le sue ambizioni architettoniche, le pareti a specchio e i muri scrostati, i mega-appartamenti per la borghesia ricca e potente e i mini-locali dove si fa fatica a muoversi e ci sente inquilini di passaggio. (...) E se un finale di speranza è praticamente obbligato, non altrettanto è il modo con cui il regista - esordiente nel lungometraggio dopo alcuni corti - conduce per mano lo spettatore, preoccupato soprattutto di trovare uno stile adatto a coniugare la voglia di commedia e lo sguardo da urbanista antropologo. Soluzione che Taretto trova in uno stile classico e piano, come di chi osserva la realtà da un postazione nascosta (un metaforico buco nel muro?) che si apre all'improvviso su scorci en plein air, dove si mescolano le passioni architettoniche di Mariana, le ossessioni abitative di Martin e il gusto visivo del regista, che se da una parte guarda a Woody Allen come maestro di ironia e di «complicazioni sentimentali» dall'altro sembra preoccupato di nascondere il suo passato pubblicitario con un rigore autoriale molto «europeo». Trovando alla fine una strada personale e interessante.

Paolo Mereghetti - Corriere della Sera

   …Nato a Buenos Aires, sa che il nome della sua città è un bluff bello e buono: non-luogo per eccellenza, la metropoli è un concentrato di milioni di solitudini, un habitat asfittico e irrespirabile in cui web, telefonini, fibra ottica e tutte le altre innovazioni non fanno che separare la gente, fingendo di avvicinarla. I protagonisti Mariana (la bella Pilar Lopez de Ayala) e Martin (Javier Drolas) vivono come hikikomori giapponesi: lei, che è architetto ma non può costruire case, si cura i lividi di una relazione finita e arreda vetrine (altri non-spazi di perfetta alienazione); lui disegna siti, esce di casa solo per andare dall'analista, vegeta nel ricordo della ragazza che lo ha piantato per andare a New York, lasciandogli il suo cagnolino. (...) Per tutto il film (...) Martin e Mariana si sfiorano inconsapevolmente; anche se vivono in minuscoli appartamenti vicinissimi, separati da muri ciechi (le 'medianeras' del titolo ). Poiché la sceneggiatura li destina l'una all'altro, e il film, prima amarognolo, vira verso la commedia sentimentale, variante 'indie' americano, ma del migliore: tipo (500) giorni insieme. Altro ispiratore di Taretto è, dichiaratamente, Woody Allen: come si vede dal prologo alla Manhattan su gli edifici della città e da una scena dello stesso film (... ), che Mariana e Martin guardano in solitudine, commuovendosi. Bisogna soppesare un certo moralismo di fondo, quando il film demonizza le piattaforme digitali come agenti di solitudine e alienazione (salvo poi, in una delle scene più carine, far colloquiare i due in chat); però questo prodotto dell'emergente cinema argentino ha un grosso pregio: disegna in piani nitidi ed eleganti le architetture della città, gli interni, le strutture urbane mettendoli sempre in relazione con i personaggi e le loro azioni. (...) Negli affollati deserti metropolitani il destino, o 'serendipity' che sia, va colto al volo.

Roberto Nepoti - La Repubblica




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Nello scenario di una Buenos Aires disordinata e sconclusionata, anche dal punto di vista architettonico, vivono Martín e Mariana. Lui è un web designer le cui nevrosi e fobie lo costringono a vivere barricato nel suo appartamento, schiavo di una realtà virtuale. Lei, una vetrinista vittima di turbamenti e ossessioni, è appena uscita da una lunga relazione. I due, sebbene vivano in due edifici vicini, nella stessa strada e frequentino gli stessi luoghi, non si sono mai accorti l'uno dell'altra e non si sono mai incontrati. Tuttavia, ciò che li separa è proprio ciò che farà sì che i due si incontrino… Taretto pedina queste due vite in trappola con un tocco cinematografico personalissimo, sottile, insinuante e intelligente (e malgrado la nota di speranza, mai banale o rassicurante). Un piccolo gioiello di romanticheria e umorismo. Con una fotografia da restare abbagliati.

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