Moon
Duncan Jones – Gran Bretagna 20091h 37’

       Sam Bell fa un brutto lavoro. È il sorvegliante di una miniera decisiva per le nostre risorse energetiche, ma non fa granché. Ogni tanto esce su un bulldozer in un ambiente ostile e sinistro, controlla che alla miniera, interamente automatizzata, tutto sia a posto, poi torna alla base. Sempre solo. Fatto salvo il servizievole e quasi umano computer di bordo, Gerty, che richiama ovviamente l'Hal 9000 di 2001 Odissea nello spazio perché anche in Moon non siamo sulla Terra. Siamo sulla Luna, dove già ai tempi di Ariosto finiva il senno perduto di Orlando, figuriamoci cosa succede al dipendente di una corporation futura che ha una ferma di 3 anni e comunica con la famiglia solo via video. Salvo scoprire, quando inizia ad accusare malesseri e allucinazioni, che l'infido Gerty (voce di Kevin Spacey in originale, di Roberto Pedicini in italiano) fa il gioco sporco... Dire di più significherebbe rovinare questo notevole esordio di fantascienza a basso costo, quasi una contraddizione in termini, diretto con abbondanza di idee e paradossi (logici, etici, sociali), ma con grande economia di mezzi. Salvo la moglie e la figlia in video, c'è infatti un solo attore in scena, lo straordinario Sam Rockwell, anche se come scoprirete interpreta diversi ruoli... Curioso che a dirigere questo angoscioso dramma dell'identità, sotto lo pseudonimo di Duncan Jones, sia il figlio di una rockstar che deve molto del suo successo a una canzone indimenticabile e metaforica su un lancio spaziale. La canzone era Space Oddity. Il suo nome David Bowie. Iniziamo a ricordare anche quello di Duncan Jones.

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

       Duncan Jones aveva 5 anni quando, nel 1976, suo padre David Bowie fu protagonista de L'uomo che cadde sulla Terra. Qualcosa, tuttavia, deve aver ereditato dall'esperienza di papà rockstar, perché il suo Moon (premiato a Londra come migliore opera e miglior debutto alla regia) è un film di fantascienza, meglio: di quella sci-fi "umanistica" poi sostituita dalle battaglie galattiche a colpi di effetti speciali. Sull'altra faccia della luna c'è Sani Beh, inviato a estrarre fonti di energia primaria con un contratto di tre anni. Tre lunghi anni di totale isolamento, salvo la compagnia del computer Gerty. Fino al momento in cui Sani non scopre una "strana" creatura. Tra rimandi a 2001 Odissea nello spazio e Solaris, Jones mette in scena un coinvolgente faccia a faccia dell'uomo con se stesso.

Roberto Nepoti - La Repubblica

promo

Sam Bell è vicino al termine del suo contratto con la Lunar dopo essere stato suo impiegato fedele per tre lunghi anni passati alla Selene, una base lunare in cui ha vissuto da solo. Ma due settimane prima della partenza Sam comincia a vedere e sentire delle "cose" e ad avvertire strani sentimenti, un'operazione di routine va storta e Sam comincia a sospettare che la Lunar abbia dei piani molto originali per la sua sostituzione e per il suo imminente rientro... Duncan Jones approda alla regia omaggiando cinema e letteratura. GERTY, il robot di bordo che ha la voce di Kevin Spacey, ricorda HAL 9000 di 2001: Odissea nello spazio. Il rigore lirico della macchina da presa fa il resto, restituendo al grande schermo un’idea di fantascienza, filosofica e profonda, da tempo perduta.

cineforum ANTONIANUM/The Last Tycoon 2010-2011