Nessuna verità (Body of Lies)
Ridley Scott – USA 2008 - 2h 8'

  Pare il vecchio gioco del gatto e del topo. Ma chi è chi e cosa? In ballo qui ci sono la Cia, Al Qaeda, i servizi segreti giordani, gli agenti sul campo, quelli dietro le scrivanie e quelli dietro i monitor satellitari. Viva la tecnologia e abbasso l’etica. E il fine che giustifica i mezzi o invece i mezzi causano la fine? Da un romanzo di David lgnatius, giornalista del Washington Post esperto di Medio Oriente, film precedente in archivio Ridley Scott film successivo in archivio ha tratto un film senza respiro, oltre che senza verità, come dice il titolo italiano (in America era Body of lies, mentre quello delle bozze del manoscritto Penetration, sicuramente più adatto al concetto di infiltrazione americana sul territorio, è stato scartato perché faceva inevitabilmente pensare a un film pomo). Lo sceneggiatore è William Monahan, lo stesso che ha fatto finalmente vincere l’Oscar a Scorsese con The Departed (e Scott, 16 film e appena 3 nomination, di sicuro ci spera).
Roger Ferris (Leonardo DiCaprio) è un agente della Cia in incognito che cerca di catturare in Giordania Al Saleem, un pericoloso terrorista che sta seminando attentati in Europa. Deve vedersela con Ed Hoffman (Russeli Crowe), il suo manipolatore boss in costante collegamento telefonico da Washington e col fin troppo presente 1-lani (Mark Strong), capo dei servizi segreti giordani. Ognuno ha il suo piano e differenti metodi per realizzarlo. DiCaprio, eterna faccia da ragazzino, chiede aiuto alla barba per dimostrarsi, se non invecchiato, almeno cresciuto. Ed è assolutamente credibile, meno che quando si spaccia per arabo. Crowe (per la quarta volta al servizio del suo mentore, Scott) nasconde i suoi muscoli da gladiatore sotto una corazza di 23 chili di ciccia in più. L’inglese Strong, spia elegante alla Andy Garcia, all’anagrafe si chiama Marco Giuseppe Salussoli, madre austriaca e padre italiano. Più vicino a
I tre giorni del Condor che a Syriana
, Nessuna verità, in omaggio al titolo, combatte una certa ambiguità di fondo (spiare è uno sporco lavoro, ma qualcuno lo deve pur fare; l’imperialismo è in fondo un peccato veniale) con due rasoiate verbali: in un raro momento di sincerità, Hoffman ammette: «Nessuno è innocente in questa merda». Mentre l’impassibile Hani rivolge all’idealista Ferris, che non ce la fa ad assistere alla tortura di un prigioniero, un sarcastico: «Benvenuto a Guantanamo».

Marco Giovannini - Ciak

promo

Ancora una volta la ragnatela di menzogne e doppiogiochismo su cui si gioca la partita irachena. Ancora una volta lo stile aggressivo e incalzante di Ridley Scott. Se poi si tratta di definire una posizione politica chiara rispetto agli interventi militari americani ecco che subentra il relativismo e "nessuna verità" può assicurare il cinema, solo lo tensione di una rappresentazione che sembra più vera della realtà stessa.

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