Il patriota (The Patriot)
Roland Emmerich - USA 2000 - 2h 40'

 

 

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

      Malgrado la sua tela di fondo sia la Storia, quella con la "S" maiuscola, il primo kolossal della nuova stagione - Il patriota di Roland Emmerich - è una epitome del cinema postmoderno come, forse, non se n'era mai vista una. La storia, quella con la "s" minuscola, pare presa a prestito da uno degli altri rari film sulla Indipendenza americana, Revolution di Hugh Hudson: il protagonista, eroe riluttante, non ha nessuna voglia di prendere il fucile contro i soldati di Re Giorgio; ma i britannici ce lo tirano per i capelli, minacciandogli il figlio, lui fa la rivoluzione e la vince. Veterano della guerra contro i francesi e padre di sette rampolli, Benjamin Martin (Mel Gibson) vorrebbe soltanto occuparsi di loro e della piantagione. Finché la battaglia non gli arriva letteralmente in casa. Un ufficiale inglese cattivissimo gli ammazza un figlio e minaccia di impiccargliene un altro. Grosso errore: Ben decima un plotone, mette in piedi una milizia e castiga gli inglesi fino allo scontro decisivo con il perfido colonnello. Se questa è la trama elementare, è postmoderna tutta la maniera in cui Il patriota viene raccontato: un assemblaggio di pezzi di repertorio già conosciuti, unito a una nostalgia dichiarata per il cinema del passato. Non hanno torto, gli inglesi, a protestare perché il colonnello Tavington e i loro antenati in giubba rossa sono rappresentati come protonazisti. Non hanno torto ma, contemporaneamente, cadono in equivoco: perché si comportano come se quello di Emmerich fosse veramente un film storico. In realtà molto più che ai nazi, gli inglesi somigliano ai marziani di Independence Day, invasori apparentemente invincibili su cui trionfa, invece, il bellicoso amor di patria-famiglia. A partire da questo elementare assioma (è vero che l'America è in periodo elettorale: ma qualcuno dovrebbe spiegarci perché Emmerich, tedesco, sia così ossessionato dai simboli più semplicistici dell'ideologia americana), Il patriota è una compilazione lunga due ore e quaranta di pezzi filmici disparati, messi insieme nel più esemplare stile postmoderno. Vediamo perciò sommare a un Braveheart in versione 1776, Barry Lyndon più Via col vento e perfino un Rambo (i cattivi che fanno incavolare l'eroe). Che cosa resta, in tutto ciò, di una guerra sanguinosa che lo storico Eric Hobsbawm ci rivela essere costata più vite agli americani della somma si tutte le altre da loro combattute? Molto poco: battaglie violente ma epicamente inoffensive, più attente allo sventolio di bandiere a stelle e strisce che alla rappresentazione della crudeltà della guerra e dello strazio dei combattenti. Cosa sorprendente, quando si pensa che la sceneggiatura è di Robert Rodat, lo stesso autore dello script di Salvate il soldato Ryan. Malgrado alcune goffaggini, come un villaggio di ex-schiavi che sembra il Club Med, bisogna riconoscere a Emmerich la capacità di utilizzare un grosso budget per la costruzione di un superspettacolo efficiente, che distribuisce con perfetto tempismo emozioni epiche, pseudoliriche (complici le musiche pompieristiche di John Williams), ideologiche (piuttosto equivoche: salvare la famiglia e salvare la patria è tutt'uno). Su tutto si può eccepire, fuorché sulla scelta di Mel Gibson, ormai ineguagliabile per questo genere di parte. Sempre trafelato e in corsa verso la libertà, occhi cerulei fissi alla Grande Missione, l'attore australiano è un eroe nazionale buono per tutte le nazionalità (ieri scozzese, oggi americano) grondante carisma e superiore all'affresco su cui si staglia.

V.O.S. cinema Lux ottobre-dicembre 2000