Spanglish - Quando in famiglia sono in troppi a parlare
James Brooks - USA 2004 - 2h 10'

da Film Tv (Enrico Magrelli)

      James L. Brooks, per età ed evoluzione professionale, persegue, anche quando si limita a produrre, un cinema di tradizione (non è un aggettivo svalutativo: i ristoranti con una cucina tradizionale sono tra i migliori in assoluto) ben scritto, ben diretto e bene interpretato da cast costruiti, quasi sempre, con oculatezza. Esperto di voglie di tenerezze e di quei particolari (che non sono poi mai così irrilevanti) che rivelano che qualcosa è cambiato, in questo film entra con discrezione e idee chiare in una famiglia sbalestrata. Una madre nevrotica e infelice (una grandissima Leoni), sposata a un mite e paziente chef scosso dalle quattro stelle di un quotidiano e dalla consacrazione come miglior cuoco degli Stati Uniti. In casa ci sono anche una figlia con ferretti ai denti e in sovrappeso, un ragazzino e una suocera dal bicchiere sempre pieno (una sublime Cloris Leachman). Gli affetti, le incomprensioni, i ruoli, le abitudini, le certezze cambieranno (fino a che punto?) con l'ingresso in casa di una governante da sogno (Paz Vega è uno splendore) che parla solo spagnolo. Le barriere linguistiche, idiomatiche e culturali non possono arginare e scongiurare le tempeste ormonali ed esistenziali in una commedia intelligente e amarognola in cui la perfetta definizione dei personaggi e delle loro identità e i buoni dialoghi sono superiori all'intreccio.

da La Repubblica (Roberto Nepoti)

      Ragazza madre di una figlia dodicenne, Flor parte dal Messico e approda a Los Angeles. L'assume come governante un'agiata famiglia di Beverly Hills: coppia in crisi formata dallo chef Adam Sandler e da Téa Leoni, più che sull'orlo di una crisi di nervi, con bambini e nonna inclusi. Poiché la nuova Mary Poppins ha le forme della bella Paz Vega (dopo Penelope Cruz, un'altra attrice spagnola in trasferta hollywoodiana), il ménage sarà movimentato da sospetti, gelosie, colpi di fulmine ed equivoci assortiti. Il titolo, Spanglish, si riferisce a quell'ibrido linguistico d'inglese e spagnolo parlato da molti immigrati negli Usa e calza bene a una commedia imperniata sull'incontro-scontro fra culture diverse. Il produttore e regista James L. Brooks (Voglia di tenerezza, Qualcosa è cambiato) evita le banalità di repertorio; merito ancora maggiore, si sottrae alle trappole del moralismo che affligge tante commedie americane. Però il suo film ha un'anima divisa in due: da un lato la volontà di produrre situazioni divertenti a partire, appunto, dallo shock culturale; dall'altro, l'ambizione di dar maggiore spessore ai personaggi e di toccare argomenti più seri, compreso il confronto di classe. Non sempre Brooks riesce a trovare l'equilibrio necessario...

da La Stampa (Alessandra Levantesi)

      Parlare «spanglish», come recita il titolo del film di James L. Brooks, vuol dire esprimersi mezzo in spagnolo e mezzo in inglese; o, più esattamente, non riuscire a padroneggiare né l'una né l'altra lingua. È il caso della messicana Flor (Paz Vega), in servizio presso la famiglia Clasky di Los Angeles: una situazione in cui tutti cercano di venirsi incontro l'un l'altro. Ma non è affatto facile: problemi di diplomazia domestica, fraintendimenti, buone intenzioni interpretate male, sensi di superiorità o inferiorità, attrazioni fatali da respingere o meno. Attraverso l'inserimento dell'«altro» (l'elemento estraneo, il diverso, il minoritario) il nucleo familiare diventa il laboratorio della società multirazziale, il «prossimamente» di ciò che sarà l'occidente tra venti o trent'anni. Un fenomeno già visibile anche da noi in ogni casa dove presta la sua opera una collaboratrice domestica proveniente dai continenti extraeuropei. Accennato per grandi linee al problema centrale, il film se ne distacca per seguire le storie intrecciate dei protagonisti: schermaglie sentimentali, frustrazioni, carinerie e dispetti...


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Parlare «spanglish» vuol dire esprimersi mezzo in spagnolo e mezzo in inglese; o, più esattamente, non riuscire a padroneggiare né l'una né l'altra lingua. È il caso della messicana Flor (Paz Vega), in servizio presso la famiglia Clasky di Los Angeles: una situazione in cui tutti cercano di venirsi incontro l'un l'altro. Ma non è affatto facile... Una commedia intelligente e amarognola in cui la perfetta definizione dei personaggi e delle loro identità e i buoni dialoghi sono alla fine superiori all'intreccio: schermaglie sentimentali, frustrazioni, carinerie e dispetti. La riflessione c'é, il divertimento anche.

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2005
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Donne in bilico... senza rete