La stazione
 Sergio Rubini - Italia 1990 - 1h 33'
- opera prima -

   Premio Settimana della Critica (ex aequo)

   Una sperduta stazione ferroviaria del Sud, una buia notte di pioggia. Nell'ufficio del capostazione, Domenico, irrompe Flavia, bella, bionda, in abito da sera. Ha litigato col suo uomo e vuole andarsene al più presto. Domenico ha il profilo sottile, lo sguardo un po' spaesato, di Sergio Rubini film successivo in archivio: è un giovane semplice e metodico, accompagna il transito dei treni con la serietà di un mestiere tramandato di padre in figlio e pure con la coscienza della profonda inutilità del proprio lavoro. Flavia, che ha i lineamenti dolci, l'espressione languida di Margherita Buy (moglie di Rubini), è un ragazza viziata, ma ormai nauseata dal mondo lussuoso e falso che la circonda. Nell'attesa del treno del mattino ci sarà posto per momenti di sincerità e confidenza, per la violenta rabbia di Danilo (Ennio Fantastichini), il borioso fidanzato, e per uno spazio romantico, garbato e 'saggio', conscio del ritorno dell'alba e dell'arrivo di quel treno che dovrà riportare i protagonisti sui binari del proprio vivere.
"Già dalla prima volta in cui lo sceneggiatore Marino mi aveva letto il manoscritto della sua commedia La stazione, che poi avrei recitato in teatro per ben tre anni, avevo avvertito quanto quel materiale fosse anche 'cinematografico'. All'inizio pensavo ad un film diverso, più attento a raccontare l'aspetto 'sociologico' dei personaggi, del loro venire a contatto. Poi però, nel girare tutto chiuso dentro quella notte, con il fragore dei treni, quel temporale così invadente, gli aspetti realistici sono in parte passati in secondo piano rispetto a suggestioni, sensazioni più nascoste. Man mano che il film prendeva forma sembrava stranamente meno definito, meno specifico. Come sospeso, senza tempo. E' allora che ho imparato a volergli bene, proprio per quell'aria un po' misteriosa che aveva assunto".

e.l. LUX-cinema italiano novembre/dicembre 1990