Non
lo sopportano. Peggio: lo deridono, lo dileggia no, lo snobbano. Non fanno
in tempo a fiutare la sua presenza - i chierici del gusto e del potere -
che mettono in atto i loro riti esoterici e scaramantici. Sono
incompatibili, il mélo e il potere. Perché il mélo racconta - sempre -
come il corpo possa far perdere la testa. Mentre loro - gli uomini di
potere - usano la testa per attuare il dominio sui corpi. Per questo il
mélo è da sempre il più politico - ma anche il più eretico - fra i generi
cinematografici: perché svela e attacca il dominio non dove è
ideologicamente controllabile (nelle istituzioni, o nella società), ma là
dove diventa esplosivo e intollerabile (nei corpi e nei loro flussi di
desidero). Anche
The Housemaid
di Im Sang-soo non sfugge alla regola: remake dell’omonimo classico del
cinema coreano, realizzato nel 1960 da Kim Ki-young, lo rielabora in
chiave fortemente personale, trasformando l’eroina protagonista da
femme fatale qual era nel film di cinquant’anni fa in vittima
designata di un perverso gioco di dominio che vede accanirsi contro di lei
un’intera famiglia borghese della Corea dei giorni nostri. |
Gianni Canova - Il Fatto Quotidiano |
Un film più che perfetto per raccontare un mondo ossessionato dalla perfezione. Una storia di violenza, manipolazione, ricatto, in cui tutto è (deve essere) bellissimo, perché la bellezza nasconde la prevaricazione, anzi ne è il compimento naturale, il segno del dominio esercitato sul mondo. E su se stessi. Remake di un classico del cinema coreano, The Housemaid di Im Sang-soo è un sontuoso 'Scene dalla lotta di classe in Corea del Sud' che ribalta lo script originario capovolgendo ruoli e morale [...] Scandito da inquadrature laccate e impeccabili, in un crescendo di crudeltà fisica e mentale quasi insostenibile, La governante mette a disagio per la perfezione formale un poco anacronistica e la crudeltà totale, astratta (o astorica), dei personaggi. La vitalità del film originale lo rendeva senza tempo. Questo, benché contemporaneo, suona paradossalmente remoto, quasi datato. Ma sprigiona una forza, un orrore, una condanna morale che restano dentro a lungo, anche dopo la visione. |
Fabio Ferzetti - Il Messaggero |
È di uno splendore formale esagerato: laccato, elegante, con una cura dei colori e delle scenografie che fa pensare ad un piccolo Visconti orientale. Ma Im Sang-Soo è qualcosa di più: è un cineasta che viene da lontano, e anche il suo film viene da lontano [...] The Housemaid è la storia di una guerra familiare in cui l'unico uomo di casa è il trofeo a cui tutte danno la caccia, e le varie donne si combattono come tigri ciascuna in difesa del proprio territorio. Im Sang-Soo è sempre stato un 'regista di donne' - una sorta di George Cukor coreano - con una carica provocatoria che qui rimane sotto la brace. Il film è bellissimo, insolito ma curiosamente assai comprensibile per un pubblico occidentale. Può essere un buon modo per cominciare ad esplorare il continente-Corea... |
Alberto Crespi - L'Unità |
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promo |
La giovane Euny è assunta come cameriera in una casa di ricchi, che attendono due gemelli. Diventa l’amante del padrone. Quando si scopre che anche lei è incinta, la suocera dell’uomo tenta in ogni modo di distruggerla... Laccato, elegante, con una cura dei colori e delle scenografie che fa pensare ad un piccolo Visconti orientale ecco un film più che perfetto per raccontare un mondo ossessionato dalla perfezione. Una storia di violenza, manipolazione, ricatto, in cui tutto è (deve essere) bellissimo, perché la bellezza nasconde la prevaricazione, anzi ne è il compimento naturale, il segno del dominio esercitato sul mondo. |
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TORRESINO
all'aperto:
giugno-agosto
2011
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- giugno 2011 |
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