To Rome With Love
Woody Allen - USA/Italia/Spagna 2012 - 1h 45'




    Non di buon auspicio, alla vigilia degli Europei di calcio, il confronto cinematografico (by Woody Allen) tra Francia e Italia. La Parigi di Midnight in Paris batte sonoramente la Roma di To Rome With Love. Ma poco conta ormai il giudizio critico, il feeling tra il pubblico e Woody non conosce ostacoli e gli incassi della scialba 42a tappa della sua filmografia non saranno certo frenati dalle nostra delusione. Ma va proprio detto comunque che quanto Midnight in Paris era una deliziosa ronde, tanto To Rome With Love è una bislacca pochade. Lì il sottofondo musicale rimandava alle leggerezza del jazz anni trenta, qui il loop sonoro di Ciribiribin risulta inesorabilmente petulante. Il gioco ingenuo di Midnight in Paris si poteva leggere come utopia, To Rome With Love fatica a restare nei confini della verosimiglianza; non lo aiuta neppure la dorata luminosità della fotografia di Darius Kondhij: lungo la Senna era un suadente contrappunto della grazia parigina, tra i sette colli risulta fasulla e fuori luogo...
Cerchiamo allora di calcare oltre la mano nell’analisi dei pregi (pochi) e difetti (troppi) di
To Rome With Love scorrendo le trame dei quattro episodi, incorniciati da una “presentazione” del vigile urbano romano di piazza Venezia (quante volte, ahinoi, la voce narrante è sintomo di impasse narrativa!): arduo il suo dirigere il traffico capitolino quanto irrisolto il tentativo di Allen di armonizzare le vicende dei suoi improbabili personaggi.
Che dire infatti degli sposini di Pordenone, Antonio e Milly, giunti nella capitale per un importante incontro di lavoro che dovrebbe costituire una svolta professionale per la carriera di lui e che si risolve in un guazzabuglio di situazioni da slapstick con Antonio che, per un errore (?!), si ritrova in camera una escort da sballo (Penelope Cruz) ed è costretto a presentarla in società come sua moglie. Mentre questa, sperduta per Roma (più incapaci i romani nel dare indicazioni stradali o lei nel recepirle?), finisce tra le braccia di un divo nostrano (Antonio Albanese) e nel letto di un intraprendente ladro d’albergo (Riccardo Scamarcio) prima di ritornare nell’alcova coniugale a riprogettare un futuro di coppia lontano da Roma.

Per non smarrirsi meglio allora trovare un gentile accompagnatore che faccia da guida. È quanto accade ad Hayley che incontra Michelangelo e, in lui, la “perfetta” storia d’amore. Meno perfetta sembra l’alchimia familiare: papà Giancarlo, ha un’impresa di pompe funebri mentre i genitori di lei, ben presto in arrivo dall’America per conosce i consuorceri, sono due classici intellettuali newyorkesi, una psicanalista (Judy Davis) ed uno stravagante discografico in pensione (Woody). La chiave di volta dell’esile raccontino sta tutta nella straordinaria voce di Giancarlo: la sua performance è quella di un grande tenore, ma solo quando canta sotto la doccia…

Se la parodia dell’invenzione lirica ha, nel bene e nel male, una sua dignitosa originalità, non c’è prova d’appello per l’episodio che vede come protagonista Roberto Benigni. Il pamphlet contro la vacuità del rutilante mondo dei media, che esalta e rilascia nella polvere il Signor Qualunque di turno, è di una scontatezza disarmante. E la noia non è da meno.

Cosa resta per salvare il salvabile? Il solito refrain alleniano della nostalgia della giovinezza e delle disillusioni amorose. Con un guizzo di ritrovata effervescenza ecco allora l’architetto John (Alec Baldwin) perdersi a sua volta (a Trastevere) e ritrovarsi, come confidente in carne ed ossa e come mentore immaginario, nelle avventure sentimentali di Sally, Jack e Monica. Sally subito avverte il suo fidanzato (Jesse Eisenberg) che l’amica (Ellen Page) che sta arrivando in città ha un fascino pericoloso. Alla sincera incredulità di Jack corrisponde un’ulteriore lezione cinematografica di seduzione, innamoramento e disincanto.

È quanto ci aspettiamo, ormai da sempre, dal cinema di Woody Allen. Qui purtroppo dobbiamo accontentarci di poco e consolarci, in chiusura, con l’effetto coreografico della banda musicale che, sulla scalinata di Trinità dei Monti, suggella
To Rome With Love con le note di
Nel blu dipinto di blu. Volare, oh oh.

ezio leoni - La Difesa del Popolo - 20 maggio 2012


"Quoziente intellettuale 150, 160? Stai calcolando in euro, in dollari è molto meno"

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Quattro episodi, quattro storielle incorniciate da una Roma "turistica" come non mai: la ragazza americana in vacanza che incontra l'anima gemella e scopre di avere un futuro suocero con doti da tenore (ma solo sotto la doccia); una fresca coppia di sposi che deve cimentarsi con le insidie sexy della metropoli; l'uomo qualunque (Benigni) che si ritrova d'improvviso al centro della celebrità; un architetto di successo che, rivisitando il quartiere della sua giovanile esperienza romana, fa da mentore ad un fidanzato in crisi sentimentale.... Va detto che  quanto Midnight in Paris era una deliziosa ronde, tanto To Rome With Love tende a configurarsi come una bislacca pochade, ma se i primi tre episodi faticano a restare nei confini della verosimiglianza, nell'ultimo aggraziato racconto ritroviamo alfine gli sprazzi dell'Allen migliore, in un grazioso refrain di seduzione, innamoramento e disincanto amoroso.

 

cinélite giardino BARBARIGO: giugno-agosto 2012

OMAGGIO A WOODY


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