Urga - Territorio d'amore
Nikita Michalkov - Francia/URSS 1991 - 1h 58'

   Leone d'oro (+ premio OCIC)

   Le distese luminose della steppa, gli squarci notturni al chiarore della luna: il paesaggio esteriore di Urga segna col lirismo della natura l'evolversi delle psicologie umane, silenzi ed emozioni dei suoi protagonisti. Gombo è un pastore della Mongolia cinese che trascorre la sua esistenza nel segno della tradizione e di un amore appassionato per la moglie Pagma; l"urga" è il suo laccio-bastone del comando, buono per accalappiare il bestiame (o la moglie poco arrendevole), ma pure per ergersi come vessillo-indicatore dei momenti di intimità. Pagma è una donna più emancipata, memore delle disposizioni demografiche (con i loro tre figli sono già "fuorilegge") e quindi preoccupata della selvaggia incoscienza del marito. Più civilizzato ma non meno estroverso e "primitivo" è Serguei, un compagnone russo bloccato nella steppa da un guasto al camion, che trova nella franca ospitalità della famiglia mongola un estraniante microcosmo ecologico-romantico, una graffito di cultura forse arcaica, ma ricca di sincera solidarietà.
Per Gombo l'incontro con Serguei è l'occasione per riprendere contatto con la civiltà. In città la moglie gli ha ben indicato cosa andare a comprare in farmacia, ma il sorriso disarmante delle giovani commesse mette in imbarazzo il povero pastore. In compenso egli saprà come togliere dai pasticci l'amico, arrestato per ubriachezza molesta, e si ricorderà di portare a casa, sui suoi cavalli, altri simboli del progresso quali una bicicletta e, naturalmente, un televisore. Uno strano incubo lo assale sulla strada del ritorno, tradizione e modernità si scontrano nel riflesso simbolico dello schermo televisivo, ma ormai la contaminazione culturale è un segno dei tempi. Gombo può ancora permettersi di fare all'amore con sua moglie senza remore, ma sarà proprio la voce del suo quarto figlio a raccontarci, anni dopo, lo snaturamento di usanze e ambiente. All'orizzonte, nella steppa, sarà sempre più difficile vedere sventolare l'urga, anche nella selvaggia Mongolia il paesaggio si va "arricchendo" di fumose ciminiere...
L'afflato umanitario di
Urga stempera in un affresco di indubbia poeticità la nostalgia per un mondo più semplice e più "vero". In questi anni di cultura sincopata Michalkov film successivo in archivio opta per un cinema acquiescente, da interiorizzare con pazienza e da interpretare con disponibilità, oltre le immagini, cercando di cogliere la sensibilità dell'autore: "La mia esperienza personale della natura è molto difficile da esprimere. Come l'amore: le storie d'amore felici non sono interessanti. Io mi sento disarmato e senza difesa nell'evocare la natura... La rivelazione fondamentale di questo film resterà la steppa. La steppa è un avvenimento orizzontale, ma la steppa è orizzontale per tutti tranne per i Mongoli. Per loro è verticale. Lo sguardo turistico, da un autobus per esempio, è soltanto orizzontale: niente foreste, niente colline. Ma se ti fermi, se guardi e ascolti, se la tua presenza non turba nulla, può essere che avrai il diritto di vedere la steppa com'è veramente: un avvenimento divino come l'oceano, la taiga, o il deserto. Allora potrai tuffartici dentro, metterti in verticale. Sentire i suoni, l'aria, i profumi..."

ezio leoni - La Difesa del Popolo  3 novembre 1991