Ozu
con una certa ironia diceva “è il mio film con dentro più melodramma”, ma
lo contava fra quelli di cui era più soddisfatto.
Viaggio a Tokyo
è un film delicatissimo, che comunica la concezione psicologica di
personaggi e situazioni attraverso piccoli abili tocchi. Il tema del film
è l’inevitabile ma doloroso allontanarsi dei figli dai genitori; il
finale di solitudine ricorda
Tarda primavera.
Come al solito Ozu e Noda riprendono e riutilizzano spunti del loro cinema
passato: da The Only Son deriva non
solo il concetto base – la delusione rispetto alla posizione del figlio,
meno buona di quanto si credesse – ma anche una parte di dialogo; più
tardi, la battuta sui vestiti da lutto quando arriva la notizia della
malattia della madre richiama esattamente una scena analoga di
Brothers and Sisters of the Toda Family.
Alcune belle immagini della periferia (i panni ad asciugare e il crinale
erboso su cui passano uomini e bambini) verranno ripresi, in un’atmosfera
più leggera, in
Buon giorno. Da
Early Summer vengono ripresi i nomi e le
figure dei due fratellini (appena accennati qui, e certo meno simpatici).
Inoltre Inizio d’estate già conteneva la scena della madre che si
rattrista al pensiero del figlio perduto in guerra: il figlio ha lo stesso
nome, Shōji, e l’attrice è la stessa, la magnifica, umanissima
Higashiyama Chieko. |
Giorgio Placerani - volume Ozu Yasujirō. Autunno e primavera |
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Due anziani coniugi di provincia vanno per la prima volta a Tokyo, a visitare il figlio e la figlia, ambedue sposati. Ma a Tokyo i figli sono occupati nel lavoro e non hanno tempo (né troppa voglia) di star dietro ai genitori; neppure i nipotini apprezzano la loro presenza. Solo la vedova di un altro figlio disperso in guerra, pur essendo povera, li tratta con grande gentilezza e fa loro visitare la città. Le delusioni che emergono in questo viaggio sono sopportate con rassegnazione dalla vecchia coppia. Celebrato con estese citazioni da Wim Wenders in Tokyo-ga è ancor oggi il più famoso dei film di Ozu, un capolavoro senza tempo. |
LUX
- agosto/settembre 2015 |