XXY
Lucía Puenzo - Argentina 2007 - 1h 31'

      Servito fresco fresco dalla Settimana internazionale della Critica dell'ultimo festival di Cannes, dalla quale è uscito superpremiato, XXY indica nel titolo una formula genetica (tra un attimo ci spiegheremo meglio). Ricordiamo intanto che è diretto da una regista trentenne di Buenos Aires che si chiama Lucía Puenzo ed è la figlia di quel Luis Puenzo che vinse l'Oscar vent'anni fa con il film La historia oficial, che fu uno dei primi contributi di grande risonanza internazionale alla conoscenza della tragica dittatura argentina degli anni 70-80. Protagonista della storia ambientata sui suggestivi sfondi naturali della costa atlantica, è Alex, 15 anni, nata o nato ermafrodito, cioè con ambedue i sessi. I suoi genitori hanno preferito lasciare la metropoli per venire a stare in quest'angolo appartato. Ma anche qui, raggiunta l'adolescenza, è difficile proteggere non tanto il segreto - perché nessuna vergogna è stata imposta ad Alex - quanto la serenità e la libertà e il tempo di capire e di scegliere. Più incline del padre a prendere provvedimenti che indirizzino Alex verso la femminilità - già favorita da trattamenti ormonali - la madre invita un amico chirurgo plastico con la moglie e il figlio coetaneo di Alex. Sottile è il modo di esprimere la silenziosa tensione tra i due uomini, il chirurgo attratto con fredda professionalità dalla particolarità del caso e il padre ossessionato da una profonda sofferenza ma sempre e ruvidamente fermo nel difendere la sua creatura da ogni sguardo morboso e indiscreto.
La meraviglia di questo film dal tema tanto delicato e tanto inedito al cinema, è nella mano leggera con cui s'addentra nei meandri della confusione, dell'ambiguità, della scoperta della vita, del sesso, dell'amore da parte di un essere umano che la natura ha messo in una posizione difficilissima, la cui giovinezza è caricata di un peso insopportabile. Una dinamica magistralmente espressa attraverso gli incontri, anche ravvicinati, di Alex con i tre coetanei presenti nella storia: il figlio degli ospiti, l'amico e l'amica del cuore. Il film della Puenzo si propone anzitutto come un apologo di grande sensibilità sulla libertà individuale. Ma indirettamente finisce per diventare anche un oggetto di dibattito e di studio in una società che sta vivendo, come segnala la regista, "un periodo di transizione giuridica e culturale" riguardo a questo come ad altri temi connessi alla sessualità e ai sentimenti.

Paolo D'Agostini - La Repubblica

i giovedì del cinema invisibile TORRESINO ottobre-dicembre 2007


 

promo

Le tre lettere del titolo rappresentano un'anomalia cromosomica - di quelle persone che hanno all'interno del loro patrimonio genetico sia dei gameti maschili che femminili – che resta il punto chiave della pellicola dell'esordiente regista argentina Lucia Puenzo. Alex, quindicenne alla scoperta della propria identità e delle prime esperienze sessuali, vive con disagio la propria diversità. Il suo essere ermafrodita, è più un problema sociale che personale, nella curiosità morbosa di chi le gravita affianco considerandola un "freak". Un tema certamente originale e "imbarazzante" ma trattato con discrezione e accuratezza, senza sbavature o intenti pedagogici: l'occhio esterno della macchina da presa pone lo sguardo su una storia di vita vera, per permettere a tutti, usciti dalla sala, di saperne qualcosa in più sulle vite degli altri...