È con il 1973 che Clint Eastwood, dopo l'esordio
di Brivido nella notte (1971), intraprende il suo
percorso di regista
western
dirigendo se stesso in quella che possiamo intendere come la
marcia di avvicinamento al capolavoro del 1992,
Gli spietati.

Con Lo straniero senza nome (High Plains Drifter)
Clint si rifà esplicitamente al personaggio che lo ha reso
celebre nella trilogia del dollaro e veste i panni di una
cavaliere laconico e solitario che si erge ad anarchico
giustiziere in un villaggio, ribattezzato Hell (inferno),
metafora delle ipocrisie borghesi della nuova frontiera. Una
regia ieratica e ridondante ma efficace nel raccontare
un’avventura di onirismo e violenza, di codardia e vendetta.

La vendetta è la scintilla che anima anche
Il texano dagli
occhi di ghiaccio (The Outlaw Josey Wales. 1976) e
che spinge Josey Wales ad aggregarsi alle bande di sudisti
ribelli che non accettano la resa di Appomattox. Il suo scopo
principale è comunque quello di punire agli assassini nordisti che gli hanno sterminato
la famiglia, ma la caccia diventa il viaggio iniziatico di
un uomo e di una nazione che, tra il riconoscimento della
situazione dei nativi americani e della tormenta marginalità
delle figurei femminili, cercano la propria identità dopo le
devastazioni della guerra civile.
In
Il texano dagli occhi di ghiaccio la struttura del suo
cinema si fa più solida e articolata, ma il film sembra
ancora disperdersi in troppi rivoli narrativi e nella nuova
tappa, Il cavaliere pallido (The Pale Rider,
1985), sceneggiatura e regia si concentrano su un racconto
più compatto, incentrato su una comunità di cercatori d'oro
che deve difendersi dalla tracotanza di un imprenditore
minerario. Sarà l'arrivo di un misterioso predicatore-pistolero
a ristabilire giustizia e serenità. L'ispirazione è
Il cavaliere della valle solitaria,
ma Eastwood troppo se ne compiace eccedendo anche in preziosismi
nella messa in scena. Resta la sapiente costruzione di momenti
di toccante umanità e si appassionanti scontri a fuoco e
soprattutto la presa di coscienza di una raggiunta
maturità d'autore che saprà sfociare nella complessità
narrativa ed etica de Gli spietati.

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Ezio Leoni
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