Il cavaliere della valle solitaria

George Stevens

In una vallata del Wyoming dove i contadini sono vessati dai fratelli Rufus e Morgan Ryker, tracotanti allevatori, arriva Shane, un fascinoso cavaliere solitario (abbigliamento da scout e pistola scintillante) che decide di fermarsi presso la famiglia degli Starrett alla quale subito si affeziona, ricambiato dai due genitori (Joe e Mary) e soprattutto dal piccolo Joey, un ragazzino di dieci anni. Messosi a lavorare per loro, quando va in paese (la definizione è esagerata per un misero agglomerato di edifici che fa capo al Grafton’s, emporio e saloon) ha ben presto un alterco con Chris, uno degli uomini dei Ryker. L’immancabile scazzottata lo vede vincitore e Rufus Ryker gli offre di entrare al suo servizio. Shane rifiuta e torna a casa Starrett dove conosce gli altri coloni che cercano di darsi man forte per non cedere alle pressioni di chi vorrebbe cacciarli dalla valle. La festa per il Giorno dell’Indipendenza porta un momento di serenità nel gruppo, ma la tragedia incombe. Ryker ha assoldato Jack Wilson, un killer professionista che di lì a poco provoca Torrey, il più focoso degli agricoltori, spingendolo a mettere mano alle armi così da ucciderlo in un duello senza scampo. Al funerale, nello sconforto generale, Joe e Shane cercano le parole giuste per far desistere chi vuole andarsene, ma la svolta arriva con l’offerta di un incontro che Rufus propone a Joe per un accordo risolutore. Quando Shane viene però a sapere da Chris, sganciatosi da Ryker, che l’incontro è in realtà un agguato, cerca di fermare Joe. I due vengono alle mani e nella colluttazione Shane riesce ad avere la meglio tramortendo l’amico con il calcio della pistola. Messosi prontamente a cavallo va allora lui al saloon di Grafton, dove non può sottrarsi allo scontro a fuoco. Nel duello uccide sia Wilson che Rufus e, grazie all’avvertimento di Joey che l’ha seguito di corsa, anche Morgan, che però riesce a ferirlo. Joey lo invita a ritornare a casa, ma Shane rimonta a cavallo e riparte verso le montagne da cui era venuto. Al piccolo Joey non resta che gridare disperatamente il suo nome, chiedendogli di tornare indietro.

Shane
USA 1953 (138′)

  Maestoso e intimo insieme, Il cavaliere della valle solitaria, definito “il western più puro”, è l’archetipo di una classicità del genere, che anima in sottofondo una visione elegiaca e bucolica del mito della frontiera. Non vi è più l’ansia di territori da conquistare, qui l’urgenza narrativa è quella di risolvere la disputa tra agricoltori e allevatori, vista come metafora del conflitto tra il bene e il male: bianco il cappello di Shane, nero quello di Wilson; il sorriso aperto e lo spirito indomito del primo, novello cavaliere del Sacro Graal, contrapposto alla sprezzante crudeltà del killer e dei fratelli Ryker. Attorno a loro Stevens costruisce un racconto corale a cui la comunità della vallata dà senso compiuto, difendendo i capisaldi dell’amicizia e della famiglia e cercando la propria identità nel rimanere fedeli alla tradizione della vita agreste, fatta di duro lavoro e fiducia nel Signore. La forza dei valori e quella delle immagini trovano la loro fusione espressiva in occasione della Festa del Ringraziamento e del funerale di Torrey. Esemplari qui, come in tutta l’economia ideologica del film, le parole di Shane (“se Joe vuole che restiate è perché ci sono delle cose che contano più di ogni altra: la famiglia, la moglie, i figli… Hanno i diritto di crescere qui, felici e e liberi. Resistete ai soprusi, abbiate coraggio, restate”), il cui personaggio assume più volte, nel contesto, un ruolo pedagogico elargendo piccole e grandi perle di saggezza a chi gli sta accanto: a Joe (“forse ce la faresti con Ryckers, ma con Wilson no di certo” ), a Mary (“la pistola è solo un arnese, né migliore, né peggiore di tutti gli altri: l’ascia, la zappa, la vanga. Che ne esca del bene o del male dipende da chi la usa, rammentatelo”) e soprattutto a Joey (“occupati dei tuoi genitori, cerca di diventare forte e leale, di essere come loro”). E, di fatto, lo sguardo della macchina da presa coincide con quello del ragazzo, ne fa propria l’innocenza, la sua visione del mondo che lo circonda: attonito di fronte alle bellezze della natura e alla brutalità degli uomini. Ma non va sottovalutata in Shane la padronanza del linguaggio cinematografico con cui la regia riesce a dare un lirismo memorabile alle vedute del paesaggio (Oscar per la fotografia a Loyal Griggs) e a districarsi con naturalezza sia negli angusti spazi di casa Starrett sia nei locali di Grafton, assiepati di tavoli, sedie e avventori. Lì si svolge il cruciale duello conclusivo, girato con perfetta scelta di tempo e di inquadrature. Poi, prima dello straziante, epico addio (“Shane! Shane! Torna indietro!”), c’è l’occasione per un ultimo monito morale. Shane cavaliere solitario dal passato incerto, ma con la sua sei colpi sempre tirata a lucido, ricorda al piccolo occhi sgranati-Joey: “Si infrange la legge quando si uccide. Non c’è rimedio. A torto o a ragione rimane sempre un marchio che non si cancella più”.

Ezio Leoni


pistoleri solitari “di passaggio”

 

interpreti principali: John Wayne (John T. Chance), Dean Martin (Dude), Walter Brennan (Stumpy), Ricky Nelson (Colorado), Angie Dickinson (Feathers), Ward Bond (Pat Wheeler), John Russell (Nathan Burdette), Claude Akins (Joe Burdette), Pedro Gonzalez Gonzalez (Carlos Robante), Estelita Rodriguez (Consuelo Robante)

   

NOTE:
 Curiosità produttive:  Il soggetto parte dal romanzo omonimo di Jack Schaefer (1946) ed è rinvigorito dalla sceneggiatura di A.B. Guthrie (Premio Pulitzer nel 1950 per Il sentiero del West)  Per le parti di Shane e Joe Starrett erano stati individuati inizialmente Montgomery Clift e a William Holden  Jean Arthur è qui alla sua ultima interpretazione sul grande schermo (reciterà in seguito solo nella serie tv Gunsmoke, 1965) Si tratta del primo western a colori presentato in formato widescreen (1.66: 1). In realtà il girato era in 1.37: 1, ma all’uscita fu modificato per competere con l’avvento del CinemaScope Candidato agli oscar come miglior film, miglior regista, miglior attore non protagonista (sia Brandon De Wilde che Jack Palance), miglior sceneggiatura non originale e miglior fotografia a colori, Shane si aggiudicò la statuetta solo per quest’ultima categoria (Loyal Griggs)  La mitica colonna sonora di Victor Young non fu neppure presa in considerazione
Il riferimento storico è certamente The Johnson County War, quando, all’indomani della guerra di secessione tra il 1889 e il 1893, si fece più aspro il conflitto tra coloni e allevatori proprio a Johnson, nel Wyoming. Sul tema il cinema western è tornato più volte, basta ricordare L’uomo senza paura (King Vidor, 1955) e I cancelli del cielo (Michael Cimino, 1980)
In sottotesto la velata parentesi sentimentale tra Shane e Mary. Stevens non risparmia sguardi e inquadrature rivelatrici: a cena mentre lui sbircia lei attenta ai fornelli – nello spossante sforzo per togliere il ceppo su cui Shane finisce ambiguamente prostrato – nel finale col faccia a faccia dei due e quello che si può definire un bacio d’ombra. (Bruno FornaraScuola Holden). Guarda caso è proprio nei capolavori del western che si trovano sguardi rivelatori memorabili. Si veda, in Sentieri selvaggi, quegli atteggiamenti inequivocabili di Martha verso il cognato Ethan
Nel finale quando Shane, dopo aver rassicurato il ragazzo che si è accorto che il suo eroe è ferito (“Non è niente Joey“), si allontana, l’ultima inquadratura lo vede, curvo in avanti, attraversare il cimitero… Da qui l’ipotesi della morte dell’eroe che ha alimentato una discussione tra i cinefili che si è concretizzata in quella tra Danny (S. Jackson) e Chris (K. Spacey) in Il negoziatore (F. Gary Gray, 1998)
Nel western la scazzottatura è spesso viatico di un’inaspettata amicizia. Esemplare qui quella tra Shane e Chris che si affrontano nel saloon di Grafton fino a distruggerlo. Ma sarà poi proprio Chris ad avvertire Shane dell’imboscata progettata da Rufus Ryker. Un grazie e una stretta di mano suggellano un’amicizia senza futuro
Un effetto speciale (che si ritroverà poi in molti dei duelli e nelle sparatorie del genere) è quello adottato qui da Stevens: per accentuare l’impatto dei colpi delle armi da fuoco sulle vittime, queste non si limitano ad accasciarsi a terra ma, utilizzando sul set un particolare sistema di cavi, vengono letteralmente sbalzate via dalla violenza dell’impatto
Curiosi gli insegnamenti di Shane al piccolo Joey sulla posizione della fondina e sui movimenti per estrarre la pistola. I suoi consigli sono decisamente “personali”: fondina alta e braccio piegato per estrarre, tutto diverso da come ci hanno abituati la filmografia western e tanti indimenticabili pistoleri. Da quelli “storici” come Billy The Kid e Wyatt Earp, a quelli “cinefili” come Dude e Chris (Un dollaro d’onoreI magnifici sette), ai non-eroi di Sergio Leone, il Biondo e Armonica
Tra gli omaggi che il film ha meritato negli anni vanno citati Il cavaliere pallido di Clint Eastwood (1985) e Logan–The Wolverine di James Mangold (2017). Nel primo, remake indiretto, Eastwood riprende la sequenza del ceppo divelto dal terreno sostituendolo con un grande masso abbattuto a colpi di mazza. Nel film di Mangold, in sintonia col tono crepuscolare di Stevens, Laura Kinney (X-23) guarda in tv con Charles Xavier (Professor X) proprio Il cavaliere della valle solitaria e, in chiusura, le sue parole riprendono fedelmente quelle di Shane: “Un uomo ha la sua via tracciata. Non può cambiarla. Si infrange la legge quando si uccide e non c’è rimedio. A torto o a ragione rimane un marchio e non si cancella più. Ora torna presto dalla mamma e dille da parte mia che non tema più niente. La tranquillità è tornata nella vallata
“Una copia del film fu perfino chiesta dal Presidente Eisenhower per mostrarla a Nikita Chruščëv, anche se pare improbabile che i due leader mondiali abbiano colto la sua cruda verità sulla civilizzazione: la necessità di uccidere per smettere di uccidere” – Ehsan Khoshbakht/co-direttore e curatore de Il Cinema Ritrovato (BO)

FRASI:
 Shane a Joe Starrett: “Non mi aspettavo di trovar tanti recinti
Mary: “Joey non devi affezionarti troppo a Shane” – Joey: “E perché? Credi che Shane sia cattivo?” – Mary: “No” – Joey: “E allora perché?” – Mary: “Un giorno se ne andrà, Joey e tu soffrirai se ti sarai troppo affezionato a lui.
Joe Starrett: “Nella vita la sola cosa che un marito è sicuro di fare è di aspettare la moglie… Qualche volta si è ricompensati. Shane, scegliti una moglie che valga la pena di aspettare.
Shane a Joey: “Un uomo ha la sua via tracciata, non può cambiarla. Non avrei dovuto dimenticarlo.

SEQUENZE:
I titoli di testa con Shane che scende dalle montagne fino alla vallata degli Starrett
Torrey ucciso da Wilson
Il duello finale in cui Shane mostra la sua abilità di pistolero
L’allontanarsi di Shane con Joey che gli grida “Shane, come back! Bye, Shane

trailer formato originale (1.37: 1)

trailer formato widescreen (1.66: 1)

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