(aprile)
maggio-giugno-luglio 2005

trimestrale di cinema, cultura e altro...

n° 13
Reg.1757 (PD 20/08/01)

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Maria Cristina Nascosi

 

Sargentini & Bobulova:
donne sul podio

    Bellaria Film Festival è giunto quest’anno alla sua XXIII edizione, una tappa di tutto rispetto nel panorama degli eventi analoghi. Sopravvissuta alle tante tempeste che, nel tempo, hanno distrutto 2 su 3 dei migliori cinefestival della Riviera (Riminicinema e Mystfest), la manifestazione mantiene la promessa originaria di dare ‘spazio ai giovani’, senza retorica ma realisticamente. Pragmaticamente, per dirla con Morando Morandini, decano dei critici cinematografici italiani, che insieme con Daniele Segre ed Antonio Costa, ormai da quattro anni ne è alla guida.
Tra le opere in concorso l’hanno avuta vinta, è proprio il caso di dirlo, le donne!

Trionfatrice della scorsa edizione con il documentario Sono incinto, anche quest’anno, Fabiana Sargentini, di Roma, torna alla vittoria (seppure da dividere ex-aequo con l’opera a quattro mani La stoffa di Veronica di Emma Rossi-Landi e Flavia Pasquini), con Di madre in figlia, 58 minuti di docu-fiction: interviste a donne che narrano, in campo e fuori campo, la loro esperienza di madri e figlie.
"C’è più leggerezza" – ha raccontato Fabiana a Bellaria, dopo la premiazione – "nel raccontare la propria esperienza di madre rispetto a quella di figlia. Con la seconda si muovono e si s-muovono problematiche che possono creare e (ri-creare) grandi dolori, grandi conflitti, immani ricordi. E’ un rapporto troppo importante, forse mai risolto, almeno per molte donne che non riescono mai del tutto, probabilmente, ad uccidere la madre
, in senso freudiano e, dunque, a crescere e ad affrancarsi dal rapporto con essa. E c’è da dire che, a volte, manca la conscia volontà del farlo, un rifiuto forse cromosomico è alla base di tutto questo. Perché crescere? Non c’è motivo, dice Nanni Moretti in Aprile, scherzando ma non troppo, eterno Peter Pan".
Il gioco della mosca cieca, svolto in mezzo al verde, in un contesto che, banalizzando, potrebbe ricordare l’utero materno ed in cui le figlie debbono riconoscere la propria madre, scandisce il testo filmico ed è il filo rosso affettivo che unisce le varie interviste, a volte doppiamente integrate dalla relazione nonna-madre-figlia/nipote: il rapporto diretto, dato dall’agnitio, è un bellissimo contatto corporeo dato e risolto con baci, carezze ed abbracci che paiono ricostituire, almeno per un attimo, un rapporto fetale, un ripartorire senza dolore ma solo con tanto tanto incommensurabile amore, ricreando la magia di un momento altrimenti irripetibile. E in quest'opera, congegnata con intelligenza, passione, affetto, Fabiana ha voluto, tra le protagoniste,  anche sua madre: lei pure testimone di rapporto non risolto con la propria a cui, afferma, non ho perdonato niente...

Quarant'anni (più uno)
e non li dimostra

La Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro resta uno dei migliori festival offerti dal nostro bel paese ed uno dei più ‘antichi’. Fondato nel 1965 dal compianto Lino Micciché (è mancato proprio un anno fa e gli  è stato dedicato, nel corso della manifestazione, un sostanzioso convegno) e da Bruno Torri, dal 2000 è affidato alla direzione di Giovanni Spagnoletti. Aperto al nuovo ma mai dimentico del nostro (ed altrui, in senso cinematografico) retroterra, anche Pesaro XLI si è rivelata un'importante vetrina per cinematografie emergenti, sperimentali e per riletture ed omaggi ad autori contemporanei. Il 19° Evento Speciale, in collaborazione con la Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, quest’anno è stato dedicato a Marco Bellocchio finalmente ormai ‘in pace’ con la critica che al tempo della sua collaborazione attiva con lo psicoanalista Massimo Fagioli (da Diavolo in corpo del 1986 a Il sogno della farfalla del 1994), lo ‘crocifisse’, attaccando apertamente la sua produzione. Oggi il regista si dichiara" "...particolarmente soddisfatto di una rassegna che tiene finalmente conto, in maniera competente ed obbiettiva, di quella mia fase esistenzial-creativa ora sicuramente superata ma che, altrettanto certamente, non rinnego." La retrospettiva completa a lui rivolta, ha offerto tutti i lungometraggi ed i documentari del regista piacentino; è stata completata da una tavola rotonda, da una mostra inedita di suoi quadri e da due monografie, di cui una fotografica entrambe
(per le edizioni  Marsilio)
in collaborazione con il CSC e a cura da Adriano Aprà.
La ‘riabilitazione’ di Marco Bellocchio, comunque e per sempre regista ‘ribelle’, si è conclusa con un riconoscimento ufficiale che la città di Pesaro ha voluto attribuirgli nella serata finale del festival in piazza, cui è seguito la proiezione de
La balia (1999). Per la sceneggiatura del film, liberamente tratto dall’omonima novella di Luigi Pirandello, Bellocchio si avvalse della collaborazione di Daniela Ceselli che a Pesaro, quest’anno, ha presentato un mediometraggio (28') …Spendo soldi che non ho, sua opera prima come regista. "Questo piccolo (ma amatissimo e curatissimo) progetto, realizzato con l’aiuto di pochi amici volonterosi e grazie alla generosità di alcuni professionisti come Barbora Bobulova (presente alla  presentazione in sala - n.d.r.), è un tentativo di approccio alla complessità ed alla casualità dei rapporti umani, a volte misteriosi, improvvisamente intensi, spesso contraddittori, mai univoci" La Ceselli  oltre ad essere stata aiuto di Bellocchio anche per il suo ultimo Buongiorno notte,  ha prestato la sua opera nelle stesse vesti anche per La spettatrice di Paolo Franchi, premiato a Bellaria proprio per l'interpretazione della Bobulova che, qui, per il testo della Ceselli sembra aver condensato operato una amalgama proprio del film di Franchi e del più famoso Cuore sacro.
 

BELLARIA sezione Casa Rossa:La spettatrice di Paolo Franchi

PESARO fuori concorso: Nero di Antonio Lucifero