9 vite da donna (Nine Lives)
Rodrigo Garcia - USA 2005 - 1h 39'


Pardo d'oro (Locarno 2005)

da Ciak (Antonello Catacchio)

     Rodrigo Garcia, figlio del grande Gabriel Garcia Marquez, e già buon direttore della fotografia, punta di nuovo il suo obiettivo da regista sull’universo femminile. Lo aveva fatto con i precedenti Le cose che so di lei e Ten Tiny Love Stories. Questa volta, però, sono nove frammenti di vita proposti attraverso nove piani sequenza, ritmati dal montaggio di una macchina da presa sempre in movimento che sembra danzare insieme alle attrici. Elpidia Carrillo in carcere a Los Angeles tra rabbia e disperazione perché non può parlare con la figlia. Una magnifica Robin Wright Penn incinta, al supermarket, dove ritrova un vecchio amore e ne rivive turbamenti e rimpianti. Lisa Gay Hamilton disperata di fronte ai soprusi del patrigno. Holly Hunter annichilita da una rivelazione intima del suo uomo verso due amici. Amanda Seyfried che agisce da pendolo unifìcante tra genitori ormai estranei. Amy Brenneman al funerale della moglie suicida dell’ex marito si trova a consolarlo attraverso il sesso. Sissy Spacek indecisa di fronte a un tradimento extraconiugale con Aidan Quinn. Kathy Baker, incapace di reggere l’operazione che le deve asportare il seno, strapazza il marito Joe Mantegna. E Glenn Close materna, accanto alla piccola fantasmatica Dakota Fanning, su sfondo cimiteriale. Non c’è rapporto diretto tra le storie raccontate, anche se alcuni personaggi compaiono in più episodi e si colgono riferimenti a quel che è accaduto negli altri segmenti. Ma tutto torna, le emozioni arrivano in profondità, grazie anche alla prova delle straordinarie interpreti (tra l’altro coinvolte ognuna solo un paio di giorni; uno per le prove, uno per le riprese: 500mila dollari di spesa, con gli attori tutti d’accordo nel non essere pagati, accettando di partecipare per una percentuale sugli eventuali utili).

da Il Corriere della Sera (Maurizio Porro)

     Racconto minimalista per intime nevrosi Rodrigo Garcia dice, come Flaubert, che ogni donna del film è lui. Fedele al racconto minimalista come nella pellicola precedente, portato alle estreme conseguenze (9 episodi ognuno in unico piano sequenza di 12' ), il figlio dell'autore di Cent'anni di solitudine esprime un'idea di cinema intimista, in fieri, cecoviano. Ama le persone prigioniere di se stesse, i nevrotici sale della terra (Proust), ed ecco quindi un campionario di vicissitudini sentimental-familiari. I pezzi migliori sono la «recherche» dell'amore perduto al supermercato, la donna all'ospedale, con Kathy Baker e Mantegna, e il finale al cimitero con la strana coppia Glenn Close-Dakota Fanning. E se le storie malinconiche tendono al banale, le signore attrici ci fan vedere quanto sono brave: in gara Holly Hunter, la Spacek, Robin Wright Penn. Uomini pochi e vigliacchi: meglio se sono muti.

da Vanity Fair (Mariarosa Mancuso)

     Sono nove corti, messi uno di fianco all’altro come cioccolatini in una scatola. Possiamo quindi scegliere i nostri preferiti. Abbiamo l’autorizzazione del regista Rodrigo Garcia. Non ha voluto costringere le sue 9 vite da donna in un’unica trama, con un inizio e un finale. Ora deve stare al gioco. Su tutti vince Diana. Robin Wright Penn, incinta, incontra al supermercato l’ex amante Damian, che da un paio d’anni abita proprio dietro l’angolo, senza essersi mai fatto vivo. Seconda classificata, Loma, per la dichiarazione d’amore - a gesti - che l’ex marito sordomuto rivolge a Amy Brenneman (a mezzo metro dalla bara della nuova moglie, suicida). Terza classificata, Sonia, per la bravura di Holly Hunter. Dietro la lavagna, con le orecchie d’asino, Holly (Usa Gay Hamilton) è una scena isterica di una figlia contro il patrigno, interrotta quando cominciamo ad appassionarci. E Maggie, con Glenn Close e Dakota Fanning che scelgono il cimitero per i picnic.

TORRESINO - settembre 2005
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