Si
può cominciare dagli attori? Il cast di
Il
comandante e la cicogna
è così perfetto che vale una menzione. Non solo perché sono tutti
bravissimi nel giocare sul tavolo reale tenendo aperta l'uscita di
sicurezza fantastica, ma sono un gruppo di complici convinti, di amici di
vecchia data del regista Silvio Soldini, un «ensemble» senza acuti
personali ma con uno stile di gruppo che riflette il senso di questa
commedia con sconcerto incorporato e disgusto per come si è moralmente
ridotto «questo paese» per usare la dizione da talk show. (...) La via
della commedia, non può essere quella realistica perché superati dalla
farsa socio politica di tutti i giorni. Soldini
|
Maurizio Porro - Il Corriere della Sera |
...Una commedia per volare alto sopra la volgarità e le bassezze morali del nostro presente: Garibaldi ci compiange, la cicogna prova a portarci tre metri sopra il cielo. Tranquilli, siamo anni luce da Moccia, ma qualcosa non va: tra tinte leggerine e accostamenti poco surreali, l'affresco di Soldini manca il ritratto del Paese che vorrebbe frustare con garbata fantasia. Forse perché siamo a Torino, ma non si vola come in Miracolo a Milano, non c'è realismo né magia, solo l'aristocratica, non rivoluzionaria presa di distanza di chi - Soldini e i suoi - si sente diverso, migliore. Cui prodest? |
Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano |
Da un lato i bronzi dei grandi Italiani - Garibaldi, Leopardi, Leonardo, Verdi - che dai piedistalli di pietra assistono desolati allo spettacolo di quotidiano degrado; dall'altro un piccolo gruppo di anime innocenti. Sono l'ingenuo idraulico Mastandrea, papà vedovo di due adolescenti, lo scorbutico (dal cuore d'oro) castigatore di costumi Battiston e la svagata pittrice Rohrwacher, mentre a rappresentare il partito del malaffare è Zingaretti, cinico avvocato di imbroglioni; quanto alla cicogna, è grazie a lei che le cose finiranno bene per chi lo merita. Spira un'aria serena dell'ovest su questa piccola fiaba morale diretta con garbo e deliziosamente interpretata, ma la sceneggiatura non trova il passo e il registro surreale (le statue che parlano) non convince. |
Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa |
Una commedia surreale. Con apparizione di fantasmi e con statue parlanti. Immerse però nella più realistica e sconfortante cronaca italiana di oggi, con personaggi al centro che o la subiscono o, i peggiori, la determinano. Arrivando comunque, alcuni, a qualcosa che potrebbe anche sembrare un lieto fine. L'impresa se l'è assunta Silvio Soldini riuscendo, con il suo noto, felicissimo stile, a non smarrire mai l'equilibrio fra l'immaginato e il reale nello sfondo, sempre, di dolenti polemiche civili. (...) Certo, c'è dell'ironia, è una commedia, ma Soldini muovendosi agile tra le apparizioni della moglie e le amare considerazioni delle statue, ha saputo sempre reggere le fila dei personaggi scaturiti dalle cronache con piglio affettuoso, mescolandoli gli uni agli altri con meditata scioltezza narrativa, in cifre in cui il tenero si accompagna al festoso con colori molto vividi anche nel disegno di questo o quel carattere. Sottolinea con finezza le ansie di Leo il sempre più bravo Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher è Diana, un quasi caricaturale Giuseppe Battiston è Amanzio, al fantasma bene in carne della moglie dà vita Claudia Gerini. Tutti con i segni giusti. |
Gian Luigi Rondi - Il Tempo |
promo |
Sparse nelle piazze e nei giardini, le statue osservano ogni mattina la città che si risveglia: e se ci si avvicina abbastanza si può addirittura sentire quello che pensano o dicono. Per esempio, al centro di una grande piazza, Giuseppe Garibaldi sul suo destriero si rammarica per la sua Italia sempre più degradata e volgare. Ed è proprio sotto le statue di Garibaldi, Verdi e Leopardi che si intrecciano i destini di Leo, idraulico con due figli da crescere, e Diana, giovane artista piena di idee e senza una lira, che si conosceranno nello studio del potente e truffaldino avvocato Malaffano: lei per affrescare una parete della sala d'aspetto; lui in cerca di aiuto per la figlia, che senza saperlo è diventata protagonista di un filmato erotico su internet. Intorno a loro due ruotano inoltre le esistenze di vari personaggi: Elia, l'altro figlio di Leo, che va male a scuola e insegue il volo di una cicogna; Amanzio, che ha mollato il lavoro per vivere come una specie di eremita metropolitano; Teresa, la moglie di Leo che appare e scompare; e per finire un cinese chiamato Fiorenzo, un fabbricante di pantofole e un misterioso investigatore privato. Una commedia surreale per volare alto sopra la volgarità e le bassezze morali del nostro presente. Soldini riesce, con il suo noto, felicissimo stile, a non smarrire mai l'equilibrio fra l'immaginato e il reale nello sfondo, sempre, di dolenti polemiche civili. Spira un'aria serena dell'ovest su questa piccola fiaba morale diretta con garbo e deliziosamente interpretata: il cast è così azzeccato che vale una menzione speciale. |
![]() |
LUX - novembre 2012 |
![]() |