Il comandante e la cicogna
Silvio Soldini
- Italia/Svizzera 2012 - 1h 48'

 Si può cominciare dagli attori? Il cast di Il comandante e la cicogna è così perfetto che vale una menzione. Non solo perché sono tutti bravissimi nel giocare sul tavolo reale tenendo aperta l'uscita di sicurezza fantastica, ma sono un gruppo di complici convinti, di amici di vecchia data del regista Silvio Soldini, un «ensemble» senza acuti personali ma con uno stile di gruppo che riflette il senso di questa commedia con sconcerto incorporato e disgusto per come si è moralmente ridotto «questo paese» per usare la dizione da talk show. (...) La via della commedia, non può essere quella realistica perché superati dalla farsa socio politica di tutti i giorni. Soldini film precedente in archivio, con gli sceneggiatori Leondeff e Pettinello, fa bene a tenersi in equilibrio tra tragedia e commedia, come tutti, facendo da ventriloquo a Garibaldi e Leopardi ma senza rinunciare ad amare considerazioni, tra la profonda leggerezza di un autore che guarda giorni e nuvole, sceglie il pittoresco dell'umanità (Pane e tulipani sembra già di un'altra era...) e la leggera profondità di un fustigatore che rinuncerebbe volentieri al ruolo. Il racconto piacevole alterna divertimento a scosse di sobbalzo morale, dove ogni cosa non è illuminata e tutto si equivale, città e destini privati. Attori in stato di grazia, da Mastandrea con baffi e pensieri familiari alla Germi drogata di caffè, dalla Rohrwacher ostinatamente indifesa al Battiston sempre più espressivo psicosomaticamente, mentre la splendida Maria Paiato crea con Zingaretti un duetto di feroce perfidia, esempio di un popolo della libertà sempre più provvisoria.

Maurizio Porro - Il Corriere della Sera

 ...Una commedia per volare alto sopra la volgarità e le bassezze morali del nostro presente: Garibaldi ci compiange, la cicogna prova a portarci tre metri sopra il cielo. Tranquilli, siamo anni luce da Moccia, ma qualcosa non va: tra tinte leggerine e accostamenti poco surreali, l'affresco di Soldini manca il ritratto del Paese che vorrebbe frustare con garbata fantasia. Forse perché siamo a Torino, ma non si vola come in Miracolo a Milano, non c'è realismo né magia, solo l'aristocratica, non rivoluzionaria presa di distanza di chi - Soldini e i suoi - si sente diverso, migliore. Cui prodest?

Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano

 Da un lato i bronzi dei grandi Italiani - Garibaldi, Leopardi, Leonardo, Verdi - che dai piedistalli di pietra assistono desolati allo spettacolo di quotidiano degrado; dall'altro un piccolo gruppo di anime innocenti. Sono l'ingenuo idraulico Mastandrea, papà vedovo di due adolescenti, lo scorbutico (dal cuore d'oro) castigatore di costumi Battiston e la svagata pittrice Rohrwacher, mentre a rappresentare il partito del malaffare è Zingaretti, cinico avvocato di imbroglioni; quanto alla cicogna, è grazie a lei che le cose finiranno bene per chi lo merita. Spira un'aria serena dell'ovest su questa piccola fiaba morale diretta con garbo e deliziosamente interpretata, ma la sceneggiatura non trova il passo e il registro surreale (le statue che parlano) non convince.

Alessandra Levantesi Kezich - La Stampa

 Una commedia surreale. Con apparizione di fantasmi e con statue parlanti. Immerse però nella più realistica e sconfortante cronaca italiana di oggi, con personaggi al centro che o la subiscono o, i peggiori, la determinano. Arrivando comunque, alcuni, a qualcosa che potrebbe anche sembrare un lieto fine. L'impresa se l'è assunta Silvio Soldini riuscendo, con il suo noto, felicissimo stile, a non smarrire mai l'equilibrio fra l'immaginato e il reale nello sfondo, sempre, di dolenti polemiche civili. (...) Certo, c'è dell'ironia, è una commedia, ma Soldini muovendosi agile tra le apparizioni della moglie e le amare considerazioni delle statue, ha saputo sempre reggere le fila dei personaggi scaturiti dalle cronache con piglio affettuoso, mescolandoli gli uni agli altri con meditata scioltezza narrativa, in cifre in cui il tenero si accompagna al festoso con colori molto vividi anche nel disegno di questo o quel carattere. Sottolinea con finezza le ansie di Leo il sempre più bravo Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher è Diana, un quasi caricaturale Giuseppe Battiston è Amanzio, al fantasma bene in carne della moglie dà vita Claudia Gerini. Tutti con i segni giusti.

Gian Luigi Rondi - Il Tempo

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Sparse nelle piazze e nei giardini, le statue osservano ogni mattina la città che si risveglia: e se ci si avvicina abbastanza si può addirittura sentire quello che pensano o dicono. Per esempio, al centro di una grande piazza, Giuseppe Garibaldi sul suo destriero si rammarica per la sua Italia sempre più degradata e volgare. Ed è proprio sotto le statue di Garibaldi, Verdi e Leopardi che si intrecciano i destini di Leo, idraulico con due figli da crescere, e Diana, giovane artista piena di idee e senza una lira, che si conosceranno nello studio del potente e truffaldino avvocato Malaffano: lei per affrescare una parete della sala d'aspetto; lui in cerca di aiuto per la figlia, che senza saperlo è diventata protagonista di un filmato erotico su internet. Intorno a loro due ruotano inoltre le esistenze di vari personaggi: Elia, l'altro figlio di Leo, che va male a scuola e insegue il volo di una cicogna; Amanzio, che ha mollato il lavoro per vivere come una specie di eremita metropolitano; Teresa, la moglie di Leo che appare e scompare; e per finire un cinese chiamato Fiorenzo, un fabbricante di pantofole e un misterioso investigatore privato. Una commedia surreale per volare alto sopra la volgarità e le bassezze morali del nostro presente. Soldini riesce, con il suo noto, felicissimo stile, a non smarrire mai l'equilibrio fra l'immaginato e il reale nello sfondo, sempre, di dolenti polemiche civili. Spira un'aria serena dell'ovest su questa piccola fiaba morale diretta con garbo e deliziosamente interpretata: il cast è così azzeccato che vale una menzione speciale.

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