Lezione Ventuno
Alesssandro Baricco - Italia 2008 - 1h 32'

    Un saggio in forma di favola. Un giallo metafisico e mèta-musicale. Un film che ne ricorda tanti altri ma è spesso originale e sorprendente. L'esordio alla regia di uno scrittore che qui non viene dal cinema né dalla letteratura, malgrado tutto, ma dalla critica (musicale) e dalla divulgazione (televisiva e dal vero). Infatti ricapitola il farsi di un'opera - e che opera: la Nona sinfonia di Beethoven! - e insieme la costruzione del suo mito (nota: "divulgazione" non è una parolaccia, al contrario). Lezione 21 di Alessandro Baricco è tutte queste cose insieme articolate su tre piani di racconto. Sul piano "realistico" seguiamo, oggi, la lezione di uneccentrico professore (John Hurt) deciso a smontare la fama di 21 opere sopravvalutate (dal Partenone all'Ulisse di Joyce: caccia grossa, è più divertente). Il piano fiabesco si divide in due. Da una parte c'è un maestro di musica che sta per morire fra i ghiacci abbracciato al suo violino, nel 1831, ma viene salvato e preparato all'estremo passo da una bizzarra congrega di eletti che sembrano saperla lunga sul nostro mondo (e non solo), dunque ne approfittano per chiarirgli le idee sul poco amato Beethoven. Dall'altra sfilano una serie di testimoni d'epoca, più o meno svestiti e imparruccati, intenti in faccende triviali come bere e mangiare (o suonare), che raccontano come andò la leggendaria "prima" della Nona il 7 maggio 1824, a Vienna. Grazie a questo calderone di chiacchiere, dicerie, impressioni, testimonianze dirette ma non per questo autorevoli, Baricco proietta la Nona sul suo sfondo storico, fra guai personali, mode musicali (tramontato Beethoven, il nuovo dio era Rossini), azzardi estetici, pettegolezzi (anche quelli concorrono a creare il mito, eccome); e insieme la cala nel nostro presente (spassoso l'interrogatorio stile telequiz del povero morituro). Ma un conto è ciò che il film dice, intelligente e a tratti un po' enfatico, altro ciò che mostra: ed è qui che Lezione 21 sorprende. Sono molto belle infatti le testimonianze ("Volevo fare della faccia di uno che parla uno spettacolo"), sono ben trovati certi accostamenti visivi e musicali (il ghiaccio, gli zoccoli dei cavalli, il gran concerto della Natura).
 
Peccato solo non godere tutto questo in versione originale. Nessuno doppierebbe una grande orchestra, inoltre non tutto suona allo stesso modo in lingue diverse. In inglese Lezione 21 è fluido e originale. In italiano molto meno. Anche la lingua è musica...

Fabio Ferzetti - Il Messaggero

    Lezione 21 opera prima di Alessandro Baricco per il cinema ha almeno due qualità. È un vero, complesso film d'arte, come se ne facevano un tempo in Italia, e ancor più un vero film di produzione: in questo caso la Fandango, responsabile anche del successo di Gomorra.
Rispetto ad altre follie beethoveniane, come l'ingenuo Musikanten (2006) di Franco Battuto, o altre trasposizioni cinematografiche di opere di Baricco (l'eccessivo La leggenda del pianista sull'Oceano, 1998, di Giuseppe Tornatore, o il superficiale Seta, 2007, di Frangois Girard), è un'opera, non solo superiore a quelle citate, ma di vero livello internazionale, girata in inglese con attori come John Hurt, Noah Taylor e Leonor Watling, dove Baricco riesce a «costruire» la sua lezione sulla Nona Sinfonia di Beethoven. Perché, è vero, nel film ci sono l'intrecciarsi di vari livelli e generi di racconto, una pista quasi da thriller sulla scomparsa di un professore universitario in cerca di falsi capolavori (quel Mondrian Kilroy già presente nel romanzo di Baricco City) e un'altra pista visionaria alla Terry Gilliam film precedente in archivio sulla morte romantica in pieno '800 di un maestro di violino in un paesaggio nevoso, M quello che interessa allo scrittore-regista è proprio la costruzione di un saggio sulla Nona, scritto a sua volta con i tempi di una sinfonia. Baricco trasferisce al cinema, con un linguaggio che un tempo si sarebbe detto sperimentale, non i suoi romanzi, ma le sue letture musicali dei tempi tv (L'amore è un dardo). Sul tavolo operatorio, insomma, non ci sono l'Inno alla gioia e il suo autore, ma il linguaggio di cui li sta sezionando Mondrian Kilroy o Barícco che sia.

Marco Giusti - Il Venerdì di Repubblica

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Come nacque la Nona sinfonia, e cosa successe la sera che per la prima volta Beethoven la presentò al pubblico viennese? Lo racconta il geniale professor Mondrian Killroy, in una lezione indimenticabile che diventa viaggio fantastico nel passato e riflessione sapiente sulla vecchiaia, sull'amore e sulla bellezza.

TORRESINO - ottobre-novembre 2008

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