«lo
so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e
stragi) di cui si sono resi colpevoli. lo so. Ma non ho le prove». Marco
Tullio Giordana
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Federico Pontiggia - Il Fatto Quotidiano |
La scena autobiografica del tram è per paradosso la più genialmente visionaria di Romanzo di una strage, uno dei rari film da vedere per poterne discutere. Ci voleva coraggio per fare a distanza di quarant'anni il primo film su Piazza Fontana ed è indubbio che Giordana e gli sceneggiatori Rulli e Petraglia ne abbiano avuto. Ma forse ne occorreva una dose supplementare per affrontare un vero viaggio negli orrori dell'eterna guerra civile italiana. Dove il film lascia perplessi è nell'estendere il mistero ai fatti storici. Nessun mistero, nessuna doppia pista bipartisan, a cavallo fra anarchici e neo fascisti, come si ipotizza nel finale del film. Sostenere queste tesi non serve a pacificare gli animi, com'è forse nelle intenzioni di Rulli e Petraglia, ma soltanto a spargere un inaccettabile perdonismo generale. |
Curzio Maltese - La Repubblica |
Un film per chi c'era e ricorda benissimo tutto l'orrore scatenato quel lontano 12 dicembre 1967, quando alle 16.37 un'esplosione devastò la sede della Banca Nazionale dell'Agricoltura in Piazza Fontana a Milano provocando diciassette morti e una novantina di feriti. Un film per chi non c'era, o era troppo giovane per ricordare e oggi, quarantatré anni dopo, è convinto che queste cose accadono solo nei film. O negli altri paesi. Romanzo di una strage di Marco Tullio Giordana, mirabilmente interpretato da un cast di ottimi attori (tra cui Valerio Mastandrea, Piefrancesco Favino, Fabrizio Gifuni) ricostruisce, dall'uccisione dell'agente Antonio Annarumma a quella del commissario Luigi Calabresi, il complicato puzzle di quegli anni dominati dalla strategia della tensione, da intrighi e complotti, menzogne e depistaggi, finti suicidi e attentati, sullo sfondo di un paese che sembrava avviato a una nuova dittatura. Non tutte le tessere vanno al loro posto, nella finzione come nella realtà, si sorvola sulle responsabilità di Lotta Continua ma al tempo stesso si ridisegna il profilo umano di tanti protagonisti di quegli anni, a cominciare dallo stesso Calabresi per finire ad Aldo Moro passando per l'anarchico Pinelli. |
Alessandra De Luca - Avvenire |
promo |
Basato su una minuziosa ricostruzione dei fatti, il film narra il
contesto e le conseguenze della bomba esplosa alla Banca Nazionale
dell'Agricoltura di piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969,
inaugurando la cosiddetta "strategia delle tensione". La bomba,
considerata di matrice anarchica, finì per rivelarsi, tra mille
ostacoli e depistaggi, di matrice neofascista. Figure centrali del
racconto sono quelle dell'anarchico Giuseppe Pinelli, che
precipitò dal quarto piano della questura di Milano in circostanze
mai veramente chiarite, e del commissario della Squadra politica
Luigi Calabresi, al quale fu addebitata la responsabilità morale
del terribile episodio. Luigi Calabresi proseguì per proprio conto
le indagini sulla bomba di piazza Fontana finché non venne
assassinato nel 1972. |
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LUX - aprile 2012 |
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TORRESINO - maggio 2012 |
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