Il seme della discordia
Pappi Corsicato - Italia 2008 - 1h 25'

Venezia 65° - Concorso

    Il seme della discordia non aspira a dire la sua nelle inchieste o nei talk-show dedicati alle dinamiche della coppia e alla salute dell'istituzione matrimoniale; però è innegabile che i cammei interpretati dall'androloga Monica Guerritore, dal babbo bastardo Angelo Infanti, dalla sensuale ballerina Lucilla Agosti e, soprattutto, da Iaia Forte e Rosalia Porcaro nelle vesti (particolari) di due delle più calienti amanti di Gassman oltre che più divertenti, risultano anche mille volte più illuminanti. Anche rispetto alla nostra odiosamata città, il film più vitalistico visto finora alla Mostra sa come parlare al cuore e alla mente: il disastro contemporaneo non vi è sottolineato scolasticamente, ma incombe in tutta la sua evidenza grazie al ricorso alle colonne sonore del cinema popolare e agli elementi dell'arredamento e dell'abbigliamento degli, ahinoi, unanimemente rimpianti, anni Sessanta. Il racconto alla Corsicato film precedente in archivio assume, così, una cadenza estetica estremamente moderna: l'aspetto dei protagonisti, la peculiarità dei loro look, la sostanza dei loro sogni, la deriva dei loro destini assomigliano a un balletto in apparenza perfetto, ma a guardare bene pieno di crepe, pause malinconiche e risvolti grotteschi, ma non per questo indegno di essere goduto al di là e al di qua dello schermo".

Valerio Caprara - Il Mattino

    Pare improbabile che Il seme della discordia divida più di tanto i giurati veneziani pilotati da Wim Wenders, persi dietro altri pensieri. Ma è possibile che la commedia di Pappi Corsicato, napoletano, classe 1960), sia vista, specie dal pubblico femminile, come un’alternativa sfiziosa ai cupi eventi che punteggiano Un giorno perfetto. Corsicato non girava un film dal 2001. Il tonfo di Chimera gli fu fatale, spingendolo verso altre strade (teatro, documentari, videoarte). Ora ci riprova tornando alle tonalità predilette. Passa un po’ come il nostro Almodovar film precedente in archivio, e per alcuni versi il paragone calza, non fosse altro per ché i due si conoscono e hanno collaborato. Solo che il regista spagnolo, maturando, s’è depurato di un certo manierismo estetizzante, che pure fu la cifra del suo successo: colori sgargianti a un passo dal kitsch, donne sull’orlo di una crisi nervi, recuperi musicali. Mentre il nostro recupera per intero, sia pure filtrandolo attraverso una sensibilità partenopea, quel gusto visivo.
Lo spunto della storia deriva, molto liberamente,da un racconto di Von Kleist,
La marchesa von O., già portato sullo schermo da Eric Rohmer
film precedente in archivio. Confronto impossibile… Prima avvertenza: dimenticare Gomorra. La Napoli in cui passeggia la protagonista è quella lustra e ultramodema del Centro Direzionale progettato dal l’architetto giapponese Kenzo Tange. Seconda avvertenza: Corsicato rifiuta una certa visione naturalistica del cinema, ama giocare sui temi del melodramma fiammeggiante, dentro un universo infinito di ”omaggi”. Così assistiamo alla strano caso della bella Veronica, che gestisce un negozio di abbigliamento e sta per aprirne un altro, un “concept store”. Seducente, tornita, ammirata dagli uomini come la Sophia Loren di La fortuna di essere donna, è sposata stancamente con Mario, un rappresentante di fertilizzanti che la cornifica volentieri. Coiti distratti, nella speranza di aver un figlio che non viene. Finché lei, aggredita da due ladruncoli e soccorsa da una premurosa guardia giurata, si scopre incinta proprio nel giorno in cui il marito apprende dalle analisi di essere sterile. Di chi sarà mai il seme della discordia?
Veronica è Caterina Murino, già Bond-girl in Casinò Royale e bellezza sarda in gran spolvero. Lui è Alessandro Gassman, già frivolo fratello di Moretti in
Caos Calmo. Intorno, un bizzarro e colorito universo femminile nel quale spiccano Valeria Fabrizi, Martina Stella, Isabella Ferrari, Rosalia Porcaro, Monica Guerritore e naturalmente l’attrice-feticcio Iaia Forte.
Per Corsicato, gay dichiarato come Almodovar, «il mondo femminile possiede una follia che gli uomini di solito non si permettono». Ne scaturisce un fantasioso collage di gag e situazioni buffe all’insegna di una bellezza muliebre stilizzata, esagerata, coloratissima, molto anni Sessanta, tutta scollature e tacchi alti Ovviamente il regista cita a man bassa (anche se stesso, mostrando una sequenza di Libera). senza pudore, bombardando la storiella di musiche prese da una trentina di vecchi b-movie italiani. Tra cha-cha-cha e pose da fotoromanzo,
Il seme della discordia strizza l’occhio a L’uomo che amava le donne, Via col vento, Milano calibro 9, La corazzata Potemkin. La Murino nuda sotto la doccia, tutta insaponata, rievoca la mitica Edwige Fenech dei tempi d’oro; e quando si vendica in tuta rossa, usando una vanga al posto della katana, come non pensare alla Uma Thurman di Kill Bill? Immancabile la canzone di Mina, nell’occasione Balla ragazzina, mentre la finta suora strappa l’applauso nella battuta sull’immacolata concezione. Si ride? A volte, perché il clima è giocoso, e anche il tema del presunto stupro viene risolto in chiave sdrammatizzante. con appendice romantica e sorpresa finale (occhio a quella “voglia” sotto l’occhio di un personaggio). Però un sospetto di aria fritta si aggira sul tutto. Battuta a caldo colta al volo all’anteprima veneziana: «Parte come Truffautfilm precedente in archivio e finisce come Centrovetrine

Michele Anselmi - Il Riformista

promo

Tratto da un romanzo di Heinrich von Kleist, ecco l'ironia kitsch di Corsicato a raccontare il dramma di una moglie incinta mentre al marito viene diagnosticata l'infertilità... Il film è di una fascinosa leggerezza, gioca con la farsa, il doppio senso ed esprime compiutamente ed amaramente la volgarità di oggi imperante. In realtà è un racconto surreale, quasi astratto, in una città irriconoscibile, dove le traiettorie sentimentali sono complicate per tutti... Un cast azzeccato con una Caterina Murino tutta da guardare!

TORRESINO - settembre 2008

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