Tutto può accadere a Broadway (She’s Funny That Way)
Peter Bogdanovich - USA 2014 - 1h 33'

fuori concorso - VENEZIA 71

    Dopo un’assenza di più di dieci anni, Peter Bogdanovich, il raffinato regista di un indimenticabile capolavori come L’ultimo spettacolo, torna trionfalmente sulla scena a Venezia con il film senz’altro più applaudito del festival.
Prodotto, guarda caso, da altri due grandi registi e innamorati di New York come Wes Anderson
film precedente in archivio e Noah Baumbagh (quello di Francis Ha), il film è un caleidoscopio di incredibili situazioni, ispirato alla tradizione della screw-ball comedy (commedia svitata) degli anni '30 di cui Bogdanovich si è sempre dichiarato debitore e studioso.
Il titolo originariamente doveva essere “Squirrels to the Nuts” da una battuta di un film di Lubitsch (Cluny Brown – 1946 – in italiano
Fra le tue braccia), dove il protagonista spiega ad una ragazza che non sa trovare il suo posto nel mondo che, per quanto sia tradizione in Central Park dare noccioline agli scoiattoli, lei può anche fare il contrario (dare scoiattoli alle noccioline) se questo serve a farla sentire felice. Ovvero, parafrasando un titolo di Woody Allen, a cui Bogdanovich è molto vicino, Everything Works!
She's Funny that Way si muove con ritmo indiavolato (dice il regista in un recente intervento: “il cinema è più veloce della vita”), in un continuo gioco di flashback e qui la somiglianza con certi film recenti di Allen è quasi imbarazzante.
Nel quadro di un'intervista immaginaria a un'attrice ormai all'apice della carriera, veniamo introdotti ai curiosi comportamenti del regista Arnold Albertson (guarda caso Owen Wilson, recente attore feticcio di Woody), il quale, arrivato nella suite di un lussuoso albergo della Grande Mela allo scopo di iniziare la mattina seguente le prove di una pièce teatrale, per prima cosa chiama l'agenzia di escort di cui è evidentemente assiduo cliente. Impagabile la scena dei tre telefoni con lui contemporaneamente in linea con moglie e figli, attori e maitresse! La prescelta è Isabella (Izzy) Patterson (interpretata da Imogen Potts, una Scarlett Johansson meno intensa, ma più divertente), simpatica ragazza del sotto proletariato di Brooklyn che, in attesa di coronare il sogno di diventare attrice, arrotonda sotto il nome d'arte di Glo. Solo che, una volta al cospetto di Arnold, si trova protagonista (impossibile non pensare alla Pretty Woman di Julia Roberts, solo in un contesto molto più spiritoso) di una realtà fiabesca, fatta di dolcezza, comprensione, cena a lume di candela e addirittura passeggiate in carrozza a Central Park culminante, al momento del dolce risveglio mattutino, nell'incredibile offerta di 30.000 dollari per smettere di fare ciò che fa e dedicarsi a quello che veramente ama, recitare. In una serie di esilaranti incontri scopriremo poi che il nostro regista non è affatto nuovo a questo tipo di comportamenti generosi e, a suo modo di dire, femministi, anzi è un vero e proprio “benefattore seriale”. E quale sarà il primo provino a cui Izzy si presenta? Esattamente quello per il nuovo spettacolo di Albertson la cui protagonista è giustappunto una giovane prostituta.
Ecco allora entrare in scena (in prova, teatro nel teatro, cinema nel cinema?) gli altri protagonisti dell’indiavolata sarabanda: la moglie del regista (Kathryn Hanh), lo sceneggiatore della pièce (Will Forte) istantaneamente fulminato dalla bellezza di Glo, la di lui fidanzata psicologa (una Jennifer Aniston alla sua più convincente prova), il padre dello sceneggiatore, investigatore privato al servizio di un giudice a sua volta cliente perdutamente innamorato di Izzy, l’altro interprete (Rhys Ifans), spasimante di lunga data dell’attrice e moglie. The show can go on, impossibile dare conto della miriade di episodi nella miglior tradizione della commedia degli equivoci, dalle battute spesso irresistibili, con personaggi e tempi sempre perfetti, culminante nella scena del ristorante, destinata a diventare cult …
Su tutti spicca il personaggio di Glo che, ricordandoci la Holly Golightly di
Colazione da Tiffany, si muove con una leggerezza entusiasmante, ama definirsi Musa piuttosto che Escort, vuole credere nei sogni e nell’happy-end spruzzato di rosa.
Un po' di incertezza solo nel finale quando, tra accompagnatrici nascoste in bagno, inaspettati incontri con le ex del regista, due cani ad aumentare la confusione, sembra esserci fin troppa carne al fuoco. Ma, ciliegine sulla torta, ecco nel finale il cameo di Tarantino e la citazione esplicita con le immagini del film di Lubitsch: la sensazione è una di quelle ormai così rare (al cinema, a teatro o leggendo un libro) che ti portano a pensare “peccato che tra poco sia finito”. Un trionfo di applausi.

Giovanni Martini - ottobre 2014 - pubblicato su MCmagazine 36


promo

Isabella "Izzy" Patterson è una giovane squillo che aspira a diventare attrice, o meglio una giovane attrice che si arrangia a sbarcare il lunario... Una notte s'imbatte in Arnold Albertson, affermato regista con passioni da filantropo che le offre 30.000 dollari per coltivare i suoi sogni e realizzare se stessa. Si innesca così una girandola di eventi inaspettati ed incredibili equivoci che cambieranno la vita di tutte le persone che Izzy conosce, dalla sua stralunata psicanalista fino a un misterioso detective. Dialoghi effervescenti, gag di squisito eleganza: tra Woody Allen e Lubitsch un pochade moderna e sfacciata, un omaggio al grande cinema hollywoodiano che diverte con arguzia e leggerezza. Se c'è un film da non perdere, è questo.

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