Cuore selvaggio

David Lynch

Dopo aver passato due anni in galera per aver ucciso un uomo per legittima difesa, Sailor (Nicolas Cage) fugge lontano con l’amata Lula (Laura Dern): la madre di quest’ultima (Diane Ladd), però, si oppone alla loro relazione e mette un detective (Harry Dean Stanton) sulle loro tracce.

 
Wild at Heart
USA 1990 (125′)
CANNES 43° – Palma d’oro
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   Non è affatto facile provare a etichettare Cuore selvaggio sotto un determinato genere: lo si potrebbe definire un road movie figlio del clima postmoderno, che mescola filoni diversi e riferimenti al passato della settima arte. In primis, naturalmente, bisogna menzionare Il mago di Oz (1939) di Victor Fleming, che viene costantemente citato, in chiave kitsch, nel corso della pellicola. Ma il film è anche l’unione tra il desiderio di libertà del cinema americano degli anni Settanta e quel senso di apparenza estetica superficiale (la giacca di pelle di serpente come status symbol del protagonista) tipico degli Ottanta: probabilmente è il modo migliore, per David Lynch, per inaugurare gli anni Novanta, un altro decennio che lo vedrà grande protagonista. Prendendo spunto dal romanzo di Barry Gifford, il regista americano tiene costantemente alto il ritmo del suo lavoro, aperto da un incipit esplosivo e proseguito da una serie di sequenze vibranti. Spesso, però, l’autore americano si fa prendere troppo la mano, esagera (seppur volutamente) con il grottesco e con le situazioni parodico-sentimentali (si veda il finale, in cui Cage intona Love Me Tender di Elvis Presley) e dà vita a una pellicola allo stesso tempo divertente, autocompiaciuta e dai risvolti pulp (la rapina finale), che può anche entusiasmare, ma solo a patto che si accetti il suo andamento totalmente anticonvenzionale. Non tutti i personaggi sono efficaci o necessari, ma il viscido Bobby Peru di Willem Dafoe rimane ben impresso nella memoria. Isabella Rossellini interpreta Perdita Durango, figura che sarà protagonista dell’omonimo film di Álex de la Iglesia del 1997. Cuore selvaggio, che fin dalle sue prime proiezioni ha sempre diviso la critica, ha vinto una contestatissima Palma d’oro al Festival di Cannes: in molti gridarono allo scandalo, ma il presidente della giuria Bernardo Bertolucci non aveva dubbi sulla scelta.

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     Satira sarcastica, iperrealismo, dramma grottesco. Comunque lo si voglia definire questo di Lynch è senz’altro uno dei film più innovativi degli ultimi anni. Premiato a Cannes con la Palma d’oro, il lungometraggio si ispira in parte a certa letteratura giovanile americana e in parte a certa fumettistica moderna. Volutamente oltre le righe, l’interpretazione degli attori rende più ironica questa sorta di rivisitazione delle soap-operas. La storia, tratta dal romanzo di Barry Clifford, vede Sailor e Luna in fuga dopo che lui ha ucciso un sicario pagato dalla madre di lei. Seguiti da un detective privato, che viene ucciso da un gangster, i ragazzi conosceranno un certo Bobby Perù che coinvolgerà Sailor in una rapina. La musica va dal metal a Elvis Presley, dal suono anni Sessanta a quello esotico. Nicolas Cage e Laura Dern sono deformati al punto giusto; Willem Dafoe è trucido in maniera esemplare; Jack Nance e John Lurie fanno due fugaci apparizioni mentre Isabella Rossellini si è lasciata imbruttire. Inoltre il film porta a compimento l’esperimento di distruzione dei generi e lo scorticamento della società americana, iniziato in maniera irrisolta con Velluto blu.

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    Cuore selvaggio, che vince Cannes 43° nel 1990 tra le polemiche per l’eccessiva violenza, è Velluto blu con il piede sull’acceleratore. Incredibile e miracoloso catalogo di eccessi virulenti, è l’esempio più potente di road movie attraverso un’America disperata, violenta, pornografica. L’amore di Sailor e Lula, purissimo e distillato, si accende di immagini maestose e improvvise catastrofi. Per alcuni, semplicemente un tour de force per épater le bourgeois; per tutti gli altri (non pochi), uno dei rari film contemporanei ad aver scosso dalle fondamenta l’immaginario statunitense.

Roy Menarini – cinetecadibologna.it

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