Quello che so di lei

Claire è un’ostetrica eccellente e talentuosa, con un’abilità naturale e il tocco più delicato per far nascere i bambini. Con il passare del tempo, però, i suoi modi delicati, il suo senso di orgoglio e di responsabilità iniziano a scontrarsi con i metodi più efficienti dei moderni ospedali. Così, giunta ormai alla fine della sua carriera, Claire comincia a mettere in discussione il proprio ruolo e le sue abilità. Poi, un giorno, la donna riceve una strana telefonata, una voce dal passato. Si tratta di Béatrice, la stravagante e frivola amante del suo defunto padre, sparita senza lasciare traccia trent’anni prima. Quest’ultima ha importanti e urgenti notizie per lei e vuole rivederla. È così che la ipercoscienziosa Claire e lo spirito libero, amante della vita Béatrice impareranno ad accettarsi l’un l’altra e, rivelandosi vecchi segreti, recupereranno gli anni perduti.
Martin Provost trova la coerenza narrativa, il taglio e la precisione del romanzesco femminile, l’incredibile mélo delle cose della vita alla Sautet ma anche alla Balzac, agganciandoci a una storia di cui diventiamo via via appassionati complici..
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Io danzerò

Stati Uniti, seconda metà dell’Ottocento. Dopo la morte di suo padre, un cercatore d’oro, la 25enne Mary-Louise Fuller (Soko) abbandona il West americano per raggiungere la madre a New York e perseguire il sogno di diventare un’attrice. Una sera, per evitare di cadere sul palco a causa del lungo abito attorcigliato intorno al corpo, la ragazza si libera con un gesto che in seguito fa la sua fortuna diventando noto come “danza serpentina”. Da quel momento, infatti, per Mary-Louise si spalancano le porte del successo e con il nome di Loïe Fuller inizia la sua nuova frenetica vita: a Parigi diventa la “fata della luce”, star delle Folies Bergères e simbolo di una generazione. L’incontro con Isadora Duncan (Lily-Rose Melody Depp) cambiarà presto le carte in tavola…  Un biopic seducente, dalle magnifiche coreografie, che nell’ultima parte cede al mélo fiammeggiante. (…) Nella parte di Isadora si fa notare Lily-Rose Dep, ma la scena è tutta per la cantante Soko!

 

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Miss Sloane – Giochi di potere

 

Nel mondo dei power-broker e dei mediatori politici, dove le poste in gioco sono altissime, Elizabeth Sloane è una lobbista straordinaria, la più ricercata a Washington. Famosa per la sua astuzia e una lunga storia di successi, ha sempre fatto qualsiasi cosa per vincere, ma quando deve affrontare l’avversario più potente della sua carriera, scopre che la vittoria può costare un prezzo troppo alto. L’astuzia di Madden è quella di intrecciare senza cedimenti a scorciatoie il piano dei giochi di potere, dell’ambizione e del cinismo con le ragioni dell’umanità e della sensibilità, sepolte ma in fondo sempre presenti.Un thriller ben diretto, con dialoghi brillanti e un finale sorprendente!

 

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Ascensore per il patibolo

Tratto da un romanzo di Noël Calef, il film di Louis Malle rielabora in maniera strabiliante una trama noir. Su questa storia di tradimenti, omicidi progettati e commessi, di dettagli che complicano la vicenda e casualità che segnano il destino, Malle costruisce una melodia soffusa, aiutato dalla magistrale partitura jazz composta da Miles Davis, un mood che combacia perfettamente con le tinte cupe e minacciose del film. Si tratta dell’esordio di Louis Malle alla regia. Jeanne Moreau non è mai stata così bella e magnetica: una dark lady dallo sguardo inquieto. Vederla passeggiare per le vie di Parigi, anonima figura dall’andatura sensuale, ma quasi alla deriva, sullo sfondo grigio e sfocato dell’inquadratura, tra i riverberi delle luci al neon, ci fa pensare che gli stati di grazia esistono. Magnifica la fotografia in bianco e nero di Henri Decae (un maestro della luce).

COPIA RESTAURATA

 

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Easy – Un viaggio facile facile

Isidoro, da tutti conosciuto come Easy, è solo, con molti chili di troppo e depresso. La sua carriera di giovane pilota di go-kart è stata interrotta quando ha iniziato a prendere peso tanto da non riuscire più ad entrare nell’abitacolo della macchina. E adesso eccolo qui: è tornato a vivere con la madre, dorme nella stessa cameretta di quand’era bambino e passa la giornata davanti alla Playstation, mangiando cibo dietetico. Un giorno, il fratello più piccolo, uomo affascinante e di successo, gli offre un piccolo, semplice lavoro: trasportare la bara con il corpo di un muratore ucraino, dall’Italia a un piccolo villaggio dei Carpazi, in Ucraina. Ma tre giorni di viaggio in una terra sconosciuta possono essere più difficili di quanto ci si aspetti… Road movie sui generis, che guarda a certo indie europeo con una sensibilità tutta nostrana, Easy si rivela un esordio interessante, capace giocare con leggerezza tra umorismo e grottesco e di ragionare, con gli strumenti della commedia, sui concetti di confine e frontiera.

 

 

 

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In Dubious Battle – Il coraggio degli ultimi

America, anni Trenta. Sullo sfondo della Grande Depressione, Mac e Jim, due attivisti politici, si infiltrano in un gruppo di braccianti raccoglitori di mele della California, per convincerli a scioperare e lottare contro i padroni per il riconoscimento dei propri diritti. Ben presto, però, il gruppo si anima di una vita propria, sospinto da Mac disposto a tutto per la causa in cui crede, anche a dare una drammatica spinta agli eventi. James Franco trasponendo sullo schermo la prima grande opera di Steinbeck (La
battaglia -1936) stempera qui lo stile ruvido delle sue precedenti regie e sa cucirsi addosso un personaggio ricco di mistero e ambiguità perfetto per le sue corde.

 

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Neve nera

Da quando è stato accusato di aver ucciso suo fratello, Salvator vive isolato in Patagonia. Alcuni decenni dopo l’accaduto l’altro fratello Marcos e la cognata Laura cercano di convincerlo a vendere le terre che condividono con lui per eredità. Questo incontro in mezzo al nulla riaccenderà la rivalità, e i ruoli di vittima e carnefice dell’omicidio saranno di nuovo confusi. Neve nera procede per flashback (più esistenziali che narrativi) creando un’atmosfera più vicina al dramma psicologico che al thriller dove gli ambienti e la natura, silenti e ostili, diventano metafora delle situazione familiare. Un film di grande potenza visiva, di parole non dette e rapporti interrotti, di aspra inconciliabilità tra passato e presente.

v.m. 14 anni

 

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Personal Shopper


Maureen è una ragazza americana che lavora a Parigi come “personal shopper”, ovvero sceglie i vestiti giusti e con un budget stratosferico a disposizione per Kyra, una star molto esigente. Ma Maureen ha anche la particolare capacità di comunicare con gli spiriti, dono che condivideva con il fratello gemello Lewis, da poco scomparso. Mentre è in cerca di un contatto con l’aldilà per poter salutare definitivamente Lewis e riappacificarsi con la sua perdita, Maureen inizierà a ricevere ambigui messaggi inviati da un mittente sconosciuto. Entrerà così in contatto con una presenza spettrale, ma non è sicura che si tratti di Lewis. La trama può ricordare quella del giallo paranormale all’italiana anni 70, con quei copioni inverosimili, ma la regia è d’autore, controllata, precisa. In Personal Shopper tutti si parlano in assenza (Skype!) e le immagini si moltiplicano sui cellulari. C’è forse un parallelismo tra i fantasmi e il mondo della comunicazione?

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Due uomini, quattro donne e una mucca depressa



Edoardo vive un momento di crisi. È un compositore dotato di grande talento che, per circostanze caratteriali ed esistenziali, fatica ad accettare compromessi; la sua realtà creativa e lavorativa non lo soddisfa. La sua vita affettiva ne ha risentito pesantemente ed è anche a causa di questo che la sua capacità di sopportazione e di mediazione crolla. Ed è allora che Edoardo si prende una sorta di “periodo sabbatico”. Quando arriva in Spagna, è un uomo cinico, rompiscatole, stufo di se stesso e demotivato, incapace ormai di scrivere musica in cui si riconosca. L’impatto con quel piccolo paese, le sue donne, i suoi colori e sapori lo fa aprire di nuovo alla vita e alle emozioni, e gli fa ritrovare l’energia anche per comporre di nuovo la “sua” musica. Così come le donne che gli ruotano attorno, anche Edoardo compie un suo percorso di cambiamento. Quello che si instaura tra Edoardo e gli altri personaggi è una sorta di scambio terapeutico, che si attua soprattutto grazie al potere comunicativo della musica. Tra cliché di zitelle focose e un nostalgico ex generale franchista-razzista (ma non per davvero) ecco una commedia italiana “polifonica” che può avere anche per il pubblico piacevoli effetti collaterali “terapeutici”: la sceneggiatura è esile e “depressa”, ma il risultato è fresco e gradevole.

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Il diritto di contare



L’incredibile storia, mai raccontata, di Katherine G. Johnson, Dorothy Vaughn e Mary Jackson, tre brillanti donne afro-americane che hanno lavorato alla NASA e che hanno collaborato a una delle più grandi operazioni della storia: il lancio in orbita dell’astronauta John Glenn, un risultato sorprendente che ha riportato fiducia alla nazione statunitense e ha segnato una svolta nella corsa verso la conquista dello spazio, galvanizzando il mondo intero. Un trio visionario che ha attraversato tutte le barriere di genere e razza ispirando le future generazioni a sognare in grande. Film luminoso e illuminante nella sua lineare classicità, che limita la retorica, puntando sui fatti. Il tutto impreziosito da tre attrici in perfetta sintonia con i personaggi rivoluzionari loro assegnati e da un ben ritrovato Kevin Costner.

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