Loving

Jeff Nichols

Ispirato a una storia vera, è un omaggio al coraggio e all’impegno di una coppia mista, Richard e Mildred Loving, che si sono innamorati e sposati nel 1958. I due giovani sono cresciuti a Central Point, una cittadina della Virginia, dove la comunità è più progressista nei confronti dell’integrazione tra le diverse etnie rispetto ad altre zone del sud degli Stati Uniti. Eppure, Richard e Mildred per la loro unione vengono condannati al carcere e all’esilio… Il loro desiderio/diritto di tornare in Virginia si concretizzò in un avvincente caso giudiziario che si concluse con una memorabile vittoria, fondamentale nel processo dei diritti civili.Nichols, paradossalmente, descrive quasi marginalmente, in punta di piedi, dando priorità al dramma di due anime semplici che non afferrano le ragioni di un dispositivo disumano.coppia. Così il film non focalizza le violenze di cui furono vittime i due protagonisti che osarono sfidare l’America bianca e razzista: quello a cui assistiamo è il lento e naturale scorrere della vita di Richard e Mildred, impegnati ad affrontare un problema che, come nella vita vera, non esclude la quieta bellezza della quotidianità.

Gran Bretagna / USA – 2h 3’

Da noi il nome di Jeff Nicholsrisuona poco. Alcuni dei suoi film non sono neppure usciti sui nostri schermi; o si sono visti a stento. Eppure al trentottenne regista americano sono bastati pochi titoli (…) per rivelare una personalità tra le più interessanti dell’ultimo decennio. Sarebbe ora, dunque, che il pubblico italiano lo ‘scoprisse’; e l’occasione è Loving, dramma a soggetto razziale ispirato a una storia vera, presentato in concorso a Cannes e candidato all’Oscar per la migliore protagonista femminile. (…) Forse non è il film migliore di Nichols; però rappresenta in modo esemplare che cosa significhi fare un cinema etico, serio e responsabile (senza peraltro rinunciare all’emozione e all’efficacia drammatica). Non è difficile immaginare quali e quanti colleghi, con un argomento del genere, avrebbero calcato la mano sul pathos, ricorrendo agli stereotipi del film processuale e all’overdose di sentimentalismo del ‘dramma da Oscar’. Niente di tutto questo in Nichols. Il quale, al contrario, appare cosi poco interessato al rituale giudiziario da mostrarci solo pochi momenti di tribunale, per concentrare tutta la forza drammatica sulla relazione della coppia. Con uno sguardo limpidamente umanista, Loving osserva i sentimenti e le reazioni dei suoi personaggi senza declamarli. (…) Dopati dal sensazionalismo di troppo cinema, alcuni troveranno Loving fin troppo delicato, quasi sommesso. Basta però concentrarsi sulla verità dei gesti, la dolcezza degli sguardi che si scambiano i bravissimi Ruth Negga e Joel Edgerton, che già dalle primissime scene si conquistano la nostra empatia, per capire il valore di una scelta sobria e realistica come quella di Nichols. (…) Piccolo valore aggiunto il cammeo di Michael Shannon, già protagonista di tre film di Nichols, nella parte del fotografo di ‘Life’.

Roberto Nepoti – La Repubblica

 

Jeff Nichols, uno dei giovani registi indipendenti americani più interessanti nel panorama contemporaneo, ha scelto di raccontare in Loving (…) la storia vera di Mildred e Richard Loving (mai un nome è stato così aderente a un destino) (…). Se nei panni di Mildred troviamo Ruth Negga, un’autentica rivelazione, (…) in quelli dello schivo e gentile Richard c’è uno straordinario Joel Edgerton reso quasi irriconoscibile da una notevole trasformazione fisica. Il regista, che ha scoperto questa vicenda grazie a un documentario della Hbo dal titolo The Loving Story segnalatogli dall’attore Colin Firth e sua moglie Livia, ha deciso di adottare un approccio anti-hollywoodiano alla materia che si prestava a un acceso ‘courtroom drama’ per raccontare passo dopo passo le tappe dell’appassionante battaglia della coppia e del loro avvocato nelle aule del tribunale. Oppure il film avrebbe potuto essere il resoconto delle violenze di cui furono vittime i due protagonisti che osarono sfidare l’America bianca e razzista. Invece quello a cui assistiamo è il lento e naturale scorrere della vita di Richard e Mildred, impegnati ad affrontare un problema che, come nella vita vera, non esclude la quieta bellezza della quotidianità.

Alessandra De Luca – Avvenire

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