Almost Nothing – CERN: la scoperta del futuro

Vi siete mai chiesti dove siano state concepite alcune fra le maggiori innovazioni tecnologiche per l’uomo? La risposta è “in una caffetteria”, in particolare nella caffetteria del CERN, l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare. A confine tra Francia e Svizzera, il CERN non è semplicemente il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle, ma anche una cittadella, dove menti brillanti provenienti da ogni angolo del mondo si confrontano ogni giorno per cambiare, letteralmente, le sorti dell’umanità. Cern – La scoperta del futuro con ironia e passione pone l’obiettivo su una comunità scienitfica al lavoro, non tralasciando gli aneddoti sulle scoperte più audaci (da Internet alla formazione della prima girl-band famosa nella rete…)

Belgio/Francia/Italia 2018 (74′)


N
el palazzo della conoscenza non ci sono molte risposte. Tante sono invece le domande e le ammissioni di ignoranza. Se non fosse così, se non ci fosse un così vasto bisogno di ricercare, scoprire e capire ciò che ancora non conosciamo, non avrebbe senso alcuno l’esistenza del CERN, l’organizzazione europea per la ricerca nucleare, il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle. La regista Anna De Manincor, del collettivo artistico bolognese ZimmerFrei, racconta questo luogo, che si estende per diversi chilometri e conta una popolazione di circa diecimila persone, come fosse una città.
Il CERN è come una città con una sua sinfonia, fatta di corridoi deserti e spazi di condivisione, di una dimensione diurna, brulicante, e di una dimensione notturna, più silenziosa (ma sempre sveglia), di un sindaco – l’italiana Fabiola Giannotti, attualmente direttrice generale -, persino di un trio musicale, e di una cattedrale nella cattedrale, l’immenso acceleratore LHC, scrigno dei misteri del cosmo, ai piedi del quale l’essere umano, che pure l’ha costruito, appare sempre troppo piccolo. Dopo aver ritratto Bruxelles, Copenaghen, Budapest, Marsiglia e “Mutonia”, nell’ambito del progetto Temporary Cities, la regista guarda dunque ad un’altra comunità urbana in perenne costruzione e ricostruzione (recentemente, il collasso di un collegamento elettrico su ventimila che ne esistono ha causato danni enormi, imposto il fermo di un anno e una globale ricostruzione). Il CERN, però, non è solo una città sperimentale ma anche, soprattutto, una città ideale, in cui il contributo del singolo non è mai sufficiente né risolutivo, ma è l’apporto dei tanti, senza etichette di religione o nazionalità, a motivare i progressi. Il documentario, attraverso le voci di alcuni protagonisti dell’organizzazione, racconta perciò anche la sfida democratica imposta dal progetto stesso, la forte competizione che si annida al suo interno, le tante storie di occasioni mancate, sognate, sfiorate. Se l’obiettivo di chi abita quel luogo è osservare la natura, il film si pone giustamente in una posizione simile, il suo occhio è quello di un osservatore dell’osservatorio e degli osservatori.
L’aspetto sociale risulta il più indagato, ma non manca qualche incursione nelle problematiche scientifiche vere e proprie (Trovato lo Higgs, cosa cercare? Dov’è la nuova fisica? Cosa significa che il vuoto è pieno? Come si spiegano i cambi di “personalità” dei neutrini?). Sono quesiti sterminati rubati a qualche conversazione apparentemente informale, perché è così che accade al CERN: è al tavolo del bar che si discutono i grandi misteri. Per questo, “se qualcuno ti invita per un caffè, ci vai”, perché potrebbe andarne del futuro dell’universo.

Marianna Cappi – mymovies.it

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