I giorni del cielo

Terrence Malick

Nel 1916 Bill, un operaio ricercato per omicidio, si fa assumere con la sua ragazza, Abby, in una fattoria texana. Il proprietario, che crede i due siano fratelli, chiede ad Abby di sposarlo. Sobillata da Bill, che vede i vantaggi della situazione, la ragazza accetta: ma il ménage a tre avrà inaspettati esiti tragici, Secondo capolavoro della filmografia di Malick, un’affascinante favola nera tra spazi sconfinati e personaggi disperati e indifesi.

Days of Heaven
USA 1978 (95′)
CANNES: miglior regia
OSCAR: miglior fotografia

1916. L’operaio Bill (Richard Gere) uccide accidentalmente un uomo e fugge con la sorella Linda (Linda Manz) e la sua ragazza Abby (Brooke Adams). I tre si fanno assumere in una fattoria del Texas per il raccolto stagionale. Il padrone (Sam Shepard), affetto da un male incurabile, crede che Bill e Abby siano fratelli e quindi chiede alla ragazza di sposarlo. Bill spinge affinché Abby accetti la proposta, vedendola come una fonte sicura di guadagno. Ma la salute del padrone migliora e l’uomo scopre la macchinazione di cui è stato vittima, meditando vendetta.


Come nel suo film d’esordio, La rabbia giovane (1973), Terrence Malick racconta un’umanità fragile e crudele, sottolineandone in maniera più accentuata la tendenza alla violenza e alla prevaricazione. Inoltre il regista indaga l’altro lato del sentimento d’amore: puro e disinteressato nel primo film; strumento di manipolazione e veicolo di lancinanti gelosie e aspre rivalità in questa circostanza. Sul tutto aleggia un profondo senso di fatalismo e i personaggi si muovono insicuri e smarriti in un paesaggio bellissimo che esalta, per contrasto, la cieca e animalesca brutalità degli esseri umani. L’artificio della voce fuori campo, affidato al candore innocente della sorella di Bill, dà poi al tutto una dimensione da favola nera in cui il lieto fine non può che essere negato, mentre i dialoghi tradizionali sono limiti allo stretto necessario e a parlare sono principalmente le stupende immagini evocative e foriere di angosciante solitudine. Sontuosa la fotografia in 70 mm di Néstor Almendros e Haskell Wexler (premiata con l’Oscar) e notevole la colonna sonora di Ennio Morricone a cui è affiancato il suggestivo tema musicale tratto da Il carnevale degli animali di Camille Saint-Saëns.

longtake.it

Secondo film di Malick, autore anche della sceneggiatura: lo stesso senso del paesaggio e della fatalità del suo capolavoro, LLa rabbia giovane, con appena un’ombra di manierismo. Linda (Linda Manz), la sorellina di Bill, fa da narratrice della storia, e avvolge gli eventi di un tono distante e favoloso. Il cinema di Malick, coi suoi spazi sconfinati e il suo gusto dei dettagli, la sua sospensione fra la cronaca minuziosa e la trasfigurazione fantastica, non assomiglia a quello di nessun altro, e i suoi personaggi disperati e indifesi restano impressi nella memoria. La fotografia di Nestor Almendros, premiata con l’Oscar, si esalta nei grandi spazi del 70 mm. La colonna sonora è di Ennio Morricone, gli assoli di chitarra di Leo Kottke.

Il Dizionario dei film (a cura di Paolo Mereghetti)

videoMALICK –  lunedì del  LUX    ottobre-dicembre 2004

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