Il cieco che non voleva vedere Titanic

Teemu Nikki

Jaakko (Petri Poikolainen) è ipovedente e ridotto sulla sedia a rotelle a causa della SLA. Ha una grande passione per il cinema, privilegiando James Cameron e John Carpenter. A solleticarlo c’è Sirpa (Marjaana Maijala), donna che ha conosciuto virtualmente e che, dialogando con lui, tenta di convincerlo a vedere Titanic. Jaako si trova coinvolto in una situazione pericolosa quando decide di uscire di casa per raggiungere la donna…

Sokea Mies, Joka Ei Halunnut Nahda Titanicia
Finlandia (116′)
VE 79°: Premio degli spettatori (Armani Beauty-Orizzonti Extra)

 VENEZIA – Sono lontani i tempi in cui i primi teorici del cinema consideravano il primissimo piano un vero e proprio tabù, in quanto distorceva quell’illusione di realtà che giocava allora un ruolo di rilievo nel rapporto tra il film e lo spettatore.

    Il film di Teemu Nikki è tutto girato con la macchina da presa puntata sul volto del protagonista, mentre il resto, tutto intorno è continuamente sfocato. Volendo girare un film sulla disabilità il regista ha fatto una scelta radicale.
“Non volevo fare un documentario su un attore disabile. Volevo lavorare con Petri, un attore che si dà il caso sia anche cieco e su una sedia a rotelle. Il nostro protagonista ha la stessa malattia di Petri, ma la sceneggiatura è immaginaria”
È indubbio che il primo piano, che Deleuze definisce non a caso immagine-affezione, dia vita ad un processo di intimità tra personaggio e spettatore, innescando profondi meccanismi di identificazione e di proiezione, ogniqualvolta la macchina da presa indugia sul volto di un attore. Ma nel film di Teemu questo è l’unico tipo di inquadratura presente: noi ci sentiamo vicini e lontani allo stesso tempo rispetto alla condizione del protagonista. Percepiamo come lui, ne viviamo il limite percettivo. Tutto intorno regna il caos dell’impercettibile. Anche i titoli di testa e di coda sono presentati in braille, doppiati in finlandese. Sono i dialoghi il vero motore della vicenda, la scrittura prepara e svolge l’azione, dettando i tempi, il ritmo ed i temi pieni di riferimenti, citazioni e rimandi cinematografici, la grande passione di Jaakko.


Se nei primi dieci minuti la visione risulta claustrofobica e angosciante, man mano che noi spettatori veniamo assorbiti all’interno della mente-mondo del protagonista, la drammaticità della situazione viene stemperata dall’ironia con la quale egli si pone nei confronti dell’esterno anche in situazioni pericolose e che il bravissimo Petri Poikolainen fa trapelare non solo attraverso le parole, ma anche con la mimica facciale.
Nel film,la dimensione cinefila del protagonista si concretizza nella sua abilità oratoria, anche nel momento di maggiore terrore durante la sua disavventura fuori dalla porta di casa. È dai film di genere, in particolare di Carpenter e di Cameron che egli attinge per raccontare situazioni o per dare un volto alle persone che non ha mai visto, così la donna amata è Ripley di Alien, l’infermiera Ratched e il tassista Travis. È così addentro a quel mondo che non ha bisogno di ricorrere ai grandi film d’autore, “troppo visti”, banali, per poterne parlare.


Ed è proprio nella filmografia di un regista amato e odiato insieme, James Cameron, che Jakko individua ciò che manca nella sua vita: una romantic story che emblematicamente è rappresentata da Titanic. Questa è la storia che Jaakko cerca di conquistarsi, mettendosi in pericolo ed uscendo di casa per raggiungere Sirpa.
Un esperimento coraggioso, che mette a dura prova lo spettatore, ma che comunque merita di essere visto.

Cristina Menegolli – MCmagazine 69

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