The Cave

Feras Fayyad

Dopo il documentario candidato all’Oscar Last Men in Aleppo, il regista siriano Feras Fayyad torna nel suo paese natale per seguire l’operato inarrestabile della pediatra Amani Ballour, anima e responsabile di “The Cave”, l’ospedale sotterraneo in cui si tenta con pochi mezzi di aiutare tutti gli aiutabili, in primis i bambini. Il film consegna agli spettatori una storia potente, disarmante, sulle conseguenze atroci di attacchi chimici, crimini contro l’umanità, ma anche sessismo e arretratezza culturale di chi non accetta che a capo di un ospedale ci sia una donna.


Siria/Danimarca/Germania/USA/Qatar 2019 (98′)

 The Cave è un ospedale siriano guidato dalla dottoressa Amani Ballour. È sotterraneo e per questo unico e ultimo baluardo di speranza per una popolazione martoriata da bombardamenti e attacchi chimici. Feras Fayyad colpisce ancora. Dopo il documentario candidato all’Oscar Last Men in Aleppo, il regista siriano torna a raccontare una storia reale ma straordinaria, ambientata nella sua Terra. Per farlo deve necessariamente guardare che cosa ci sia sotto, in senso metaforico e letterale, per scoprire una vita di resistenza e di speranza sotto una coltre di macerie dovute ai continui bombardamenti. Lo fa con occhi di donna, seguendo l’operato inarrestabile della pediatra Amani Ballour, anima e responsabile di The Cave, l’ospedale sotterraneo in cui si tenta con pochi mezzi di aiutare tutti gli aiutabili, in primis i bambini.


La macchina da presa non risparmia nulla allo sguardo, così come non indugia su dettagli sensazionalistici delle vittime. L’obiettivo non è scioccare nel mostrare un’umanità costantemente ferita, violata, minacciata, ma piuttosto dare risalto e testimonianza di un’umanità che resiste, soccorre, lotta, con coraggio e solidarietà. E magari una piccola dose di riso, quello che cucina ogni giorno per tutti Samaher, la più spaventata dai continui bombardamenti.


Dalle pagine dei diari della stessa dottoressa Ballour, incorniciate dalle musiche di Matthew Herbert, sfilano sullo schermo immagini difficilmente dimenticabili. The Cave consegna agli spettatori una storia potente, disarmante, sulle conseguenze atroci di attacchi chimici, crimini contro l’umanità, ma anche sessismo e arretratezza culturale di chi non accetta che a capo di un ospedale ci sia una donna. Candidato all’Oscar, il documentario è una toccante storia di mutuo soccorso e sopravvivenza in un ospedale di guerra atipico, dove al posto dei soldati vediamo bambini, donne, civili disarmati.


Una struttura bunker da proteggere a tutti i costi, mentre le riprese via drone ci consegnano la verità di una Siria devastata e sventrata. Fuori non c’è più niente, dentro le provviste scarseggiano, così come i medicinali, gli anestetici, il cibo. Cosa resta, allora? La voglia di aiutare. Di sopravvivere per farsi strumento di salvezza degli altri. Di andare avanti contro tutti e tutto, nonostante la morte ti passi davanti ogni giorno.


Amari sono i testi che congedano lo spettatore a fine visione: migliaia di persone sono riuscite a fuggire dall’inferno della Siria raccontato nel documentario, ma non hanno mai raggiunto l’Europa con le loro imbarcazioni di fortuna. Oltre le bombe e le armi chimiche, continuano a ucciderli ogni giorno indifferenza, razzismo, mancata accoglienza e disumanità.

Claudia Catalli – mymovies.it

 

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