Love Life

Kôji Fukada

Taeko vive felicemente con il giovane sposo Jiro e il piccolo Keita, nato da una relazione precedente. Tutto ciò che desidera è l’approvazione di suo suocero, che stenta ad arrivare. Un incidente domestico riscrive però improvvisamente la vita di Taeko e di chi le sta vicino e determina il ritorno del padre biologico di Keita, Park, di cui la donna non aveva notizie da anni. Un ritratto femminile, una riflessione sull’imprevedibilità della vita che appassiona e commuove.

 

Giappone 2022 (123′)

È diviso perfettamente in due parti Love Life, film che racconta inizialmente la quotidianità di una famiglia come tante, immersa nelle tante, piccole difficoltà della vita quotidiana. Ogni certezza, creata a tavolino o realmente sentita, crolla con la tragedia e si apre un altro lungometraggio, incentrato sull’elaborazione del lutto, il senso di colpa e la possibilità di redenzione. Le sequenze più importanti, così come il più ampio minutaggio, sono tutte in questa seconda parte e non è un caso: Love Life è infatti un prodotto che inizialmente fatica a carburare non poco, per poi crescere alla distanza regalando alcuni momenti di grande cinema (la sequenza del funerale e il monologo del secondo marito di spalle davanti a un uomo che non può sentirlo). Fukada ha mano delicata, come dimostrato ad esempio in Harmonium, e riesce a dare vita a un prodotto live e crudo allo stesso tempo, profondamente sentito e intenso, nonostante qualche passaggio eccessivamente studiato a tavolino. Gli spunti di riflessione, però, sono numerosi e sono incentrati soprattutto sulle emozioni: su come le tratteniamo, le nascondiamo e su quanto sia fondamentale farle sfogare per ritrovare noi stessi e il legame con gli altri. Un tema forse semplice, ma non da poco, per un film forse semplice ma assolutamente non da poco.

longtake.it

Protagonista del film è Taeko, una donna la cui vita scorre tranquilla accanto al marito e al figlioletto, finché un evento drammatico segna il ritorno di Park, padre biologico del bambino, di cui la donna non aveva notizie da anni.Durante questa lunga assenza Park ha perso la casa, vive come un senzatetto ed è sordo, nonché gravemente malato.Si possono trovare echi del cinema di importanti autori nipponici contemporanei, come Hirokazu Kore-Eda e Ryusuke Hamaguchi, in questo film che è, però, soprattutto una pellicola pienamente nelle corde e nella poetica del suo autore, Kōji Fukada, che aveva già dimostrato buona sensibilità con Harmonium del 2016 e ha spesso raccontato nel corso della sua carriera complesse dinamiche famigliari. Attraverso una messinscena elegante, Love Life scorre alternando momenti crudeli ad altri molto delicati per una resa complessiva capace di scuotere. L’andamento narrativo potrebbe sorprendere, soprattutto per come Taeko si approccia all’ex marito dopo la tragedia, ma il film è mosso dal dolore e dal senso di colpa e riesce, attraverso queste tematiche, a rappresentare al meglio l’aspetto psicologico della protagonista femminile. Non tutti i momenti sono riusciti appieno in questo lungometraggio, ma col passare dei minuti la profondità delle riflessioni proposte e il ritmo crescente lo rendono un lavoro senza dubbio riuscito. Ottima la prova di tutto il cast in un film che conferma l’abilità di Fukada nel dirigere gli attori.

Andrea Chimento – ilsole24ore.com

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