Psycho

Alfred Hitchcock

Marion Crane, giovane e affascinante segretaria di un’agenzia immobiliare in Arizona, ruba 40.000 dollari di proprietà di un ricco cliente della sua piccola azienda. Dopo un lungo viaggio in automobile, si ferma per riposarsi al Bates Motel: il proprietario, Norman, è un giovanotto introverso che vive insieme alla madre oppressiva in un’inquietante villa sulla collina accanto al motel.


USA 1960 (109′)
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Nato come un progetto minore e realizzato con un basso budget, si è poi rivelato il maggiore successo commerciale della carriera di Hitchcock e uno dei film più celebri di sempre. La regia cinematografica secondo uno dei suoi massimi maestri: Psyco è in assoluto l’opera che meglio dimostra il talento artistico e visivo del suo creatore. A ispirarlo fu l’omonimo (e debole) romanzo di Robert Bloch del 1959, a sua volta basato sulle gesta di Ed Gein, noto serial killer conosciuto anche come “il macellaio di Plainfield”. Il testo di Bloch fu recensito negativamente dalla critica, e l’ipotesi di una sua trasposizione venne rifiutata da tutte le case hollywoodiane: forse anche questo stimolò Alfred Hitchcock, che lo scelse contro il parere di tutti, amici e collaboratori compresi, tanto da arrivare (praticamente) ad autofinanziare la produzione. Per risparmiare tempo e denaro, Hitchcock si avvalse della troupe della serie televisiva Alfred Hitchcock presenta, girò in bianco e nero e senza un cast di grandi star. Ma, grazie ai consigli della moglie e collaboratrice Alma Reville, il regista ebbe una straordinaria intuizione narrativa: far morire la protagonista dopo soli quarantacinque minuti. L’omicidio, apice di un film di cui si potrebbe ricordare ogni singola inquadratura, rimane ancora oggi una delle sequenze più studiate e citate della storia del cinema: un montaggio impressionistico fatto di violenti tagli visivi, così da seguire il ritmo degli effetti sonori ed eludere la censura dell’epoca. Psyco è in definitiva una maestosa opera d’arte, inquietante, seminale dal punto di vista cinematografico (diversi i filoni successivi che presero spunto dal film) e dai profondi e mai abbastanza sviscerati connotati sociologici (le paure più recondite degli Stati Uniti del periodo). Come tutti gli altri capolavori di Hitchcock, anche in questo caso la pellicola ebbe scarsa fortuna agli Oscar: quattro nomination (miglior regia, fotografia, scenografia e attrice non protagonista) e nessun premio.

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Un’uscita evento con la scoperta di 13 secondi in più. Psycho è frutto dell’intuito di Hitchcock che finanziò al 60% il budget di 806,947 dollari, perchè la Paramount non ci credeva: il film incassò allora oltre 50 milioni di dollari, di cui 12,3 di euro in Italia, dove quell’anno trionfarono Ben Hur e Spartacus. Quando si dice Psycho si dice doccia, la famosa scena disegnata da Saul Bass, geniale grafico dei titoli di testa. Qui, per soli 25.000 dollari, Janet Leigh, la star, muore vittima del complesso di Edipo dopo soli 45 minuti di film. Si fa accoltellare in 45 celebri secondi con 78 posizioni della cinepresa e 52 tagli di montaggio, due voluti da Hitch: il coltello nel ventre e l’acqua risucchiata nel gorgo, col sangue sciroppo di cioccolata. Non fu mai suo il nudo, protetto dal body di fustagno color carne della modella Marli Renfro con le stesse sue misure (91-58-88). Era un film contro le pruderie di Hollywood, già nell’iniziale, allora audace scena post coitale con Janet in sottoveste e Gavin a torso nudo, poi nello sfarzo freudiano del 27enne Perkins nel Bates motel ispirato a un mitico quadro di Hopper e arredato con specchi e dipinti mitologici: l’attore finirà impigliato e impagliato per sempre in questo personaggio, secondo villain di sempre votato dal pubblico, dopo Hannibal Lecter. Il conto in banca, dopo il successo a metà del capolavoro La donna che visse due volte, diede ragione al 61enne Hitch, che non amava il mediocre libro di Bloch ispirato al vero serial killer Ed Gein, ma era folgorato dall’assassinio in doccia, tanto da vietare l’ingresso in sala a film iniziato. Ma era il 1960 che non iniziava bene, Psycho mostra un gretto paesaggio umano e sarà il decennio luttuoso delle morti di Marilyn, dei Kennedy, Luther King. La vita è una villain.

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