Bigger Than Us – Un mondo insieme

Flore Vasseur

Il viaggio intrapreso da Melati Wijsen in giro per il mondo così da incontrare i giovani attivisti, suoi coetanei, che, lottando con determinazione e perseveranza, non abbandonando mai le loro convinzioni e mossi dall’altruismo, sono riusciti ad avere un enorme impatto negli interventi a favore dell’ambiente. Il problema è che il tempo è poco e il cambiamento sta avvenendo troppo lentamente!

Francia 2021 (95′)

  Sono sei anni che Melati, diciottenne indonesiana, combatte l’inquinamento da plastica che devasta il suo paese. Come lei, un’intera generazione si sta ribellando per migliorare il mondo. Ovunque adolescenti e giovani combattono per i diritti umani, per il clima, per la libertà di espressione, per la giustizia sociale, l’accesso all’istruzione o al cibo; per la dignità. Soli, contro ogni previsione, a volte rischiando la vita e l’incolumità, proteggono, denunciano e si prendono cura degli altri e del pianeta. E cambiano tutto. Melati va ad incontrarli in tutto il mondo. Vuole capire come resistere e come continuare la propria azione. Dalle favelas di Rio ai remoti villaggi del Malawi, dalle barche improvvisate al largo dell’isola di Lesbo alle cerimonie dei Nativi Americani sulle montagne di Colorado, Rene, Mary, Xiu, Memory, Mohamad e Winnie ci fanno scoprire un mondo magnifico, di coraggio e gioia, di impegno per qualcosa di più grande di se stessi. In un momento in cui tutto sembra andare in frantumi, questi giovani ci mostrano come vivere. E cosa significa, oggi, fare parte del mondo.

IWonder.it

 La regista Flore Vasseur con Bigger Than Us ha deciso di indagare sulla portata, nelle nostre vite e nel pianeta, dell’inquinamento ambientale e lo ha fatto attraverso il racconto di alcuni giovani impegnati nell’ecologia. Quella dell’inquinamento è anche una delle principali preoccupazioni per la brava attrice francese Marion Cotillard, che ha prodotto il film e che è da tempo impegnata in cause ambientali e sociali. Bigger Than Us mostra le vite di sette ragazze e ragazzi di tutto il mondo che lottano per un futuro migliore, nonostante innumerevoli ostacoli. Combattono per i diritti umani, il clima, la libertà di espressione, la giustizia sociale, l’accesso all’istruzione o al cibo. Soli contro tutti, a volte a rischio della propria vita e incolumità, proteggono, denunciano e si prendono cura degli altri. Flore Vasseur ha incontrato Mélati che, fin da bambina, ha lottato contro l’inquinamento da sacchetti di plastica sulle spiagge di Bali. A 16 anni Mélati era già attiva da tempo e stava per soccombere allo sconforto. Vasseur si disse che se Mélati non avesse trovato persone con la stessa mentalità con cui connettersi, non avrebbe resistito. Grazie alla partecipazione attiva al film, Mélati ha trovato queste persone che la pensano come lei. È stata la voce narrante del film e la guida durante il viaggio intorno al pianeta. I temi del patriarcato, del capitalismo e della supremazia bianca appaiono come alcune delle cause principali del disastro ambientale. Mélati viaggia dalle favelas di Rio ai remoti villaggi del Malawi, dalle barche di fortuna al largo dell’isola di Lesbo, alle cerimonie dei nativi americani nelle montagne del Colorado, il suo percorso e le sue domande ci svelano un mondo magnifico, fatto di coraggio e gioia, impegno. Insieme, questi giovani adulti tra i 18 e i 25 anni ci raccontano come vivere. E cosa significa essere al mondo. La regista mostra anche che c’è un vero consenso generazionale su questi argomenti e che spesso le donne sono all’avanguardia nei movimenti ecologisti. Il rapporto di amicizia e stima tra Flore Vasseur e Marion Cotillard è molto forte e si basa sulla condivisione di tante battaglie, come quella della subordinazione femminile globale.

Lorenzo Pedrazzi – blog.screenweek.it

 Mentre lo spettro del lungoterminismo si aggira per l’Occidente, migliaia di persone in tutto il mondo dimostrano una coscienza civile che la Silicon Valley non ha mai avuto. Bigger Than Us, documentario di Flore Vasseur in sala per la Giornata della Terra, racconta le storie di alcuni di loro: sette ragazze e ragazzi che affrontano situazioni critiche in altrettanti paesi, e lavorano per proporre soluzioni concrete, immediate, ben lontane da qualunque follia utopista. Ad accompagnarci in questo viaggio è Melati Wijsen, diciottenne indonesiana che combatte l’inquinamento da plastica, ed è riuscita a ottenere il divieto della distribuzione di sacchetti, involucri e cannucce di plastica sull’isola di Bali, dov’è nata. Melati fa visita ad altre sei persone in giro per il globo, dando voce alle loro battaglie. Mary Finn, ventiduenne inglese, collabora con le operazioni di salvataggio dei migranti sulle coste di Grecia e Turchia. Mohamad Al Jounde, diciottenne siriano, ha costruito una scuola per i bambini di un campo profughi in Libano, dove lui stesso ha trascorso l’adolescenza. Memory Banda, ventiduenne malawiana, si è opposta agli stupri istituzionalizzati delle bambine nei campi di iniziazione, facendo alzare l’età minima per sposarsi da 15 a 18 anni, e promuovendo l’educazione scolastica femminile. Rene Silva, venticinquenne brasiliano, ha fondato il giornale Voz das Comunidades, che racconta storie di ineguaglianza, razzismo e resilienza dalla sua favela, organizzando inoltre eventi per i bambini e le loro famiglie. Xiuhtezcatl Martinez, diciannovenne statunitense, sfida la pratica del fracking in Colorado, ed è riuscito a imporre sia un bando all’uso di pesticidi nei parchi per bambini sia una moratoria sulla produzione del gas di scisto. Winnie Tushabe, venticinquenne ugandese, ha lanciato YICE, iniziativa che insegna ai rifugiati stranieri le basi della permacoltura, utili per sopravvivere in terre devastate dai pesticidi. Le loro storie toccano gli aspetti più sensibili del nostro tempo, dalla salvaguardia dell’ambiente all’immigrazione, passando per la lotta alla violenza patriarcale, la libertà di parola, le disuguaglianze sociali e la resistenza dal basso. Flore Vasseur fa bene a sparire dietro la macchina da presa, lasciando che sia Melati a guidarci fra le storie dei suoi coetanei: laddove Bigger Than Us celebra l’attivismo della Generazione Z, contraddicendo gli stereotipi reazionari che la dipingono come apatica, egocentrica e disconnessa dalla realtà, la presenza della cineasta avrebbe invece forzato un punto di vista esterno, a forte rischio di paternalismo.

Vasseur si concentra invece sulle parole e sui volti degli attivisti, e li alterna alle riprese panoramiche con i droni per stabilire un dialogo fra i singoli e il contesto. Il suo limite, se mai, è di propinarci alcune scene troppo “costruite” (e un po’ stucchevoli), come quelle in cui Melati e Memory camminano in bilico sui binari: il documentario non ne ha bisogno, nemmeno per i suoi fini palesemente didattici. Già così, Bigger Than Us riesce a trasmettere la rabbia di una generazione che si sente inascoltata, e per questo decide di rimboccarsi le maniche e agire in prima persona. Pur non essendo un tema affrontato direttamente dal film, è chiaro che stiamo chiedendo troppo ai singoli individui. Non è sulle loro spalle che dovrebbero posare certe battaglie, o almeno non per intero: le storie narrate qui dimostrano ancora una volta la totale assenza delle istituzioni, e la necessità (indegna di un mondo civile) di affidarsi a singoli atti di eroismo per tutelare il pianeta e chi lo abita. Mentre i deliri lungoterministi blaterano di pericoli fantascientifici e lontane generazioni da preservare – il tutto a scapito del “qui e ora” – moltissimi giovani hanno capito che possono contare soltanto su loro stessi per garantirsi un futuro. Il potere li ignora, ma in compenso si affida alle nuove sette dell’innovazione (più supposta che reale) per dare ascolto ad assurdi timori apocalittici. Di contro, le attiviste e gli attivisti di Bigger Than Us ci ricordano che siamo tutti connessi, non solo fra di noi, ma con l’ecosistema in cui viviamo. Le loro imprese sottolineano i limiti morali e amministrativi di un “sistema” che ha ormai rinunciato a perseguire il bene comune, pur continuando a illudersi di essere il migliore possibile.

Lorenzo Pedrazzi – blog.screenweek.it

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