Kissing Gorbaciov

Andrea Paco Mariani, Luigi D'Alife

Nel 1988 a Melpignano, un piccolo paesino del Salento, avviene un evento storico: per la prima volta delle rock-band sovietiche si esibiscono oltrecortina. Nel Marzo 1989 saranno alcune band italiane, tra le quali i CCCP – Fedeli alla linea, ad esibirsi in Unione Sovietica. L’incredibile storia del tour che riuscì a creare un ponte tra due mondi divisi, attraverso un linguaggio che non ha bisogno di interpreti: la musica.

Italia 2023 (96′)

Lux Padova Logo

  La storia del gemellaggio musicale più improbabile di sempre inizia a Melpignano, località salentina nel cuore del tacco dello Stivale italico, a una trentina di chilometri da Lecce. In questa località di case e palazzi di pietra bianca arsi dal sole il 24 luglio del 1988 si è fatta la Storia. A raccontarlo, nel documentario musicale Kissing Gorbaciov, sono i registi Andrea Paco Mariani e Luigi D’Alife (…) Ma cosa è accaduto nel cuore della Puglia 35 anni fa? Kissing Gorbaciov ce lo racconta passo dopo passo, ricostruendo le tappe che hanno portato all’incredibile gemellaggio musicale tra Italia e Unione Sovietica all’insegna del rock. Il tutto grazie a una amministrazione comunale illuminata e sognatrice coadiuvata da Antonio Princigalli e Sergio Blasi, gli ideatori della Notte della Taranta. Per una rocambolesca serie di eventi, l’invito partito dal profondo Sud arrivò nelle mani dei vertici dell’ambasciata sovietica a Roma, che accettarono di finanziare il progetto inviando alcuni gruppi a esibirsi in Puglia insieme a Litfiba e CCCP – Fedeli alla linea. Le band di Piero Pelù e Giovanni Lindo Ferretti, accompagnate da Rats e Mista & Missies, restituiranno la visita l’anno successivo in un indimenticabile viaggio oltrecortina riproposto nel documentario di Mariani e D’Alife (…) Kissing Gorbaciov è il racconto di un’utopia, un sogno che si realizza, ma anche di un mondo che balla sull’orlo del precipizio prima di disgregarsi. Gli autori del film catturano alla perfezione questo mood accostando con maestria testimonianze e materiali di repertorio, passato e presente, in un racconto avvincente che parte dalle piazze assolate di Melpignano per approdare a Mosca e Leningrado (…) Riflessioni, bilanci, emozioni e nostalgia si rincorrono in un documentario sorprendente e appassionante, che scorre veloce facendoci rivivere un’epoca unica, figlia di un mondo un po’ più puro di adesso in cui tutto era possibile. Nel tentativo di raccontare entrambi i lati della cortina di ferro (e il potere del rock di squarciarla), Kissing Gorbaciov si divide in due metà speculari, la parte salentina e quella sovietica, entrambe ricche di spunti di riflessione. Un documento eccezionale dal punto di vista storico, che farà impazzire gli estimatori dei CCCP e del rock italiano anni ’80, ma nel film di Andrea Paco Mariani e Luigi D’Alife c’è molto di più. C’è la cronaca della fine di un’era. Tra elucubrazioni e ricordi, alcuni momenti imperdibili faranno la gioia dei nostalgici di Gorbaciov e del suo tentativo di abbracciare l’Occidente spalancando frontiere che oggi, quarant’anni dopo, sono più chiuse che mai.

Valentina D’amico – movieplayer.it

Tutto comincia nel 1988 a Melpignano, un piccolo paese nel Salento, descritto da Paolo Pisanelli nel suo documentario Il sibilio lungo la taranta (2006) come l’epicentro della pizzica, la più importante espressione musicale del Salento. Nel documentario di Andrea Paco Mariani e Luigi D’Alife viene invece ricordato come Melpignano divenne, verso la fine degli anni ’80, un mitologico luogo dove per la prima volta dei gruppi rock sovietici si esibirono fuori dal paese, segnando un momento storico di apertura culturale durante il mandato di Gorbaciov. L’evento, definito come ‘il primo sbarco ufficiale della nuova armata musicale russa’, anticipa la caduta del muro di Berlino. In quel periodo, la Puglia ed il Salento erano il deserto. Melpignano negli anni ’80 era un’anomalia. Mentre tutto intorno dominava la Democrazia Cristiana, in quel piccolo paese succedeva un piccolo miracolo. Un gruppo di ragazzi molto giovani vinceva le elezioni con una lista che aveva il simbolo della falce e del martello. Il cambiamento era già in questo fatto, ma a quel punto bisognava dimostrarlo concretamente. Avvertendo forse l’importanza e la necessità di creare un ambiente diverso o una speranza legittima di apertura visionaria, l’amministrazione comunale di Melegnano, guidata dal sindaco Antonio Avantaggiato, ha lanciato una sfida sognando un Sud che partiva dalle sue risorse, dalla cultura come elemento di riscatto. Dalla musica.

Kissing Gorbaciov esplora uno scambio culturale apparentemente impossibile tra la Puglia e la Russia, narrando nella prima parte, attraverso video d’archivio, le esibizioni dei rocker sovietici come i Sekret, i New Collection, gli Igre e i Televizor, che in gran parte, come afferma il giornalista Gino Castaldo, scimmiottavano sul palco band occidentali del passato come i Beatles. Poi l’attenzione vira sul viaggio nell’Unione Sovietica delle più note rock band italiane degli anni ’80, tra cui i CCCP, i Litfiba, i Rats, i Mista & Missis. Viaggio nel cuore di un paese in crisi, perso tra le difficoltà e il desiderio tardivo di cambiamento. In quegli anni, durante la Perestrojka, emergevano illusioni destinate a infrangersi, eppure, per un breve e folle momento, con i CCCP che sconcertano il pubblico, tutto sembra trovare il suo posto. Mariani e D’Alife evidenziano come l’estetica portata dai CCCP sui palchi di Mosca e Leningrado sia stato uno degli atti più sconvolgenti di quell’evento storico. Mostrano come quello che accadeva sul palco fosse totalmente autentico, non compromesso e l’intenzione principale fosse quella di provocare un terremoto, delle mutuazioni e delle irregolarità. Kissing Gorbaciov percorre oltre 3.500 chilometri, dalla Puglia fino a San Pietroburgo, attraverso l’Emilia-Rossa e Mosca. Il documentario rivela la storia di un tour che ha costruito un ponte tra due mondi prima divisi e celebra la musica come linguaggio universale, dimostrando come il rock e il punk possano superare le barriere linguistiche e culturali. Le interviste che sembrano conversazioni tra amici, arricchite dagli aneddoti di Giovanni Lindo Ferretti e Massimo Zamboni, si mescolano con immagini e filmati d’epoca, catturati da videocamere che conferiscono alle riprese un fascino nostalgico, con colori sfumati e quella granulosità tipica dei nastri di un tempo.

Matteo Di Maria – sentieri selvaggi.it

Lascia un commento