Quarto potere

Orson Welles

Alla morte del magnate della stampa Charles Foster Kane, un giornalista viene incaricato di indagare sulla sua storia passata e scoprire il senso dell’ultima parola da lui pronunciata: “Rosebud”. Per farlo incontrerà la seconda moglie Susan Alexander, il suo braccio destro Bernstein, il suo miglior amico Leiand, e il maggiordomo Raymond: attraverso i loro racconti scoprirà le diverse facce di Kane, ma nessuno saprà rivelare il mistero di Rosebud. L’esordio di un genio e uno dei capolavori assoluti della storia del cinema.

Citizen Kane
USA [b/n] 1941 (119′)

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   Primo lungometraggio di Welles, chiamato dalla Rko a Hollywood (dopo il successo di scandalo della sua trasmissione radiofonica La guerra dei mondi) con un contratto unico nella storia del cinema che gli permetteva di essere contemporaneamente produttore, sceneggiatore, regista e attore dei suoi film, Quarto potere è “lo studio di un sultano che soffre di amnesia”, ritratto faustiano di un “americano al cento per cento” come dichiara lo stesso protagonista a chi lo accusa di simpatie di destra o di sinistra. Opera capitale nella storia del cinema, il film è giustamente importante per molte ragioni: la scelta del soggetto che – grazie anche all’abilità del cosceneggiatore Herman J. Mankiewicz – mette in evidenza l’ambiguità del sogno americano; la struttura narrativa, tutta a incastri, dove i sei flashback raccontano anche due volte il medesimo soggetto con angolazioni e letture diverse (l’esordio lirico della seconda moglie: dimostrazione della potenza di Kane nel ricordo di Leiand, incubo privato in quella di Susan Alexander); l’innovazione tecnica, dovuta soprattutto al direttore della fotografia Gregg Toland che utilizzando nuovi sistemi di illuminazione e obiettivi speciali ottenne una straordinaria profondità di campo; l’influenza esercitata sullo sviluppo del cinema (e della critica) per la sua forza nel sottolineare il ruolo centrale del regista, qui “autore” nel senso pieno del termine. Poco amato alla sua uscita americana (ottenne un solo oscar, per la miglior sceneggiatura originale), attaccato da chi vedeva nel protagonista troppi richiami alla vita reale di William Randolph Hearst, criticato anche in Europa dove arrivò nel dopoguerra e suscitò molte perplessità per il suo gusto barocco e ridondante (celebre la stroncatura di Sartre), Quarto potere si è presa la sua rivincita nei decenni successivi, confermando il suo posto unico nella storia del cinema e venendo ripetutamente eletto dai critici “il film più bello del mondo”. L’edizione italiana ha comicamente storpiato i due nomi-simbolo del film, Rosebud e Xanadu (il gigantesco castello-prigione di Kane) in “Rosabella” e “Candalù”! Il reporter con la pipa è interpretato da Alan Ladd.

Paolo Mereghetti –  Dizionario dei film

Folgorante esordio di Orson Welles, all’epoca venticinquenne e reduce dai successi del Mercury Theatre, nonché dallo scandalo suscitato dal leggendario scherzo radiofonico ispirato a La guerra dei mondi. Considerato uno dei migliori film mai realizzati, Quarto potere è sicuramente uno dei titoli più importanti nella storia della settima arte per la sua capacità di rivoluzionarne profondamente il linguaggio, segnando di fatto la nascita del cinema moderno grazie a uno sperimentalismo che indaga tutte le potenzialità espressive della macchina da presa e della messa in scena. Così, il racconto in flashback, guidato da molteplici punti di vista (in cui uno stesso episodio può essere raccontato da due prospettive diverse), si fa portatore di una polifonia narrativa funzionale nel cercare di restituire la complessità e la confusione del reale attraverso lo stile. Gli stacchi sono ridotti allo stretto indispensabile, sostituiti da un montaggio interno alle inquadrature garantito da una mobilissima macchina da presa e dall’uso di riprese lunghe che favoriscono l’unità di tempo, mentre l’utilizzo della profondità di campo (grazie allo straordinario lavoro del direttore della fotografia Gregg Toland) permette un uso insolito degli spazi scenici e sfida l’attenzione dello spettatore, chiamato a cogliere dettagli significativi. Un realismo inseguito attraverso la finzione e i trucchi del cinema, un inganno veicolato dalla fantasia e dalla creatività che infrangono regole consolidate in nome di un gioco stimolante e beffardo; come beffardo è il destino di Kane, vero e proprio alter ego di Welles, personaggio bigger than life, ambizioso e geniale, megalomane ma inconcludente, disperatamente bisognoso di affetto eppure incapace di amare, refrattario a compromessi e ad accettare condizioni imposte da altri, condannato per questo alla solitudine e alla sconfitta. Per realizzare questo film, Welles firmò un contratto che gli garantì totale libertà e l’ultima parola sul montaggio finale, privilegi che il cineasta non ottenne mai più in tutta la sua carriera. Oggetto di svariati boicottaggi (il principale guidato dal magnate William Randolph Hearst, cui il personaggio di Kane è velatamente ispirato), accolto con freddezza dal pubblico e dalla critica americana ed europea (celebre la stroncatura di Jean-Paul Sartre), premiato con un solo Oscar (quello per la miglior sceneggiatura andato a Welles e Herman J. Mankiewicz) su nove nomination, Quarto potere ha visto, col passare del tempo, riconosciuto meritatamente il proprio status di capolavoro assoluto e di opera imprescindibile per chiunque faccia, studi, o, semplicemente, ami il cinema.

longtake.it

>>cinema invisibile cinema TORRESINO maggio-giugno 2001
(riflessioni su un capolavoro)<<

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