Generazione romantica

Jia Zhangke

Una storia d’amore come tante. Siamo a Datong, in Cina, all’alba del nuovo millennio. Le cose tra Bin e Qiaoqiao sembrano andare bene, la vita scorre leggera a ritmo di musica, ma Bin decide improvvisamente di partire: questione di affari. Manterrà la promessa di ritornare? Qiaoqiao si fida. Lo aspetta. Poi, prendendo atto che i giorni del dancefloor e delle canzoni sono finiti, si mette in viaggio per cercarlo… Jia Zhangke ci regala un racconto sospeso tra documentario e finzione, che attraversa quasi vent’anni di storia cinese. Il ritratto romantico di due anime gioiose e fragili in un paese che corre veloce verso il futuro, lasciando dietro di sé legami e certezze.

Film edito solo in Versione Originale Sottotitolata
Feng liu yi dai / Caught by the Tides
Cina 2024 (111’)
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   Datong, Shanxi, 2001. Una comunità locale di lavoratori frequenta un locale per divertirsi, cantare e ballare techno. Intanto il progetto della diga delle Tre Gole incombe e Guo Bin, speculatore edile, vuole approfittarne per fare affari. Si separa quindi dalla sua ragazza, la modella Qiaoqiao, promettendole di fare ritorno presto. Ma non sarà così e Qiaoqiao riuscirà a incontrarlo solo dopo una lunga ricerca, per poi lasciarlo definitivamente. Venti anni dopo, nel 2022, la Cina vive ancora i postumi della pandemia da Covid-19: i due si incontrano nuovamente a Datong…
Autoreferenziale fino all’ermetismo, Caught by the Tides è quasi un film per iniziati: senza conoscere la filmografia di Jia Zhang-ke, grande regista della sesta generazione cinese e vincitore di un Leone d’oro con Still Life, è difficile seguire i risvolti della trama di un film con pochissimi dialoghi. È come se Jia rivisitasse in continuazione la propria filmografia e la ripercorresse per estrarre nuovi significati e leggere in tralice la storia della Cina. Era stato così per I figli del fiume giallo, in cui riannodava i fili lasciati in sospeso da Unknown Pleasures e Still Life per raccontare una nuova storia d’amore tradito. Ma se allora il regista si serviva del reenactement – rimettendo sostanzialmente in scena la stessa storia, osservata da nuove angolazioni – in Caught by the Tides Jia eleva il dispositivo a sistema, riutilizzando elementi dei suoi film precedenti come found footage per raccontare venti anni di trasformazione della Cina. (…) Cinema esoterico, ma comunque grande cinema, che si flette e si adatta al cambiamento tecnologico rimettendosi instancabilmente in discussione.

Emanuele Sacchi – mymovies.it

    Un lungo viaggio, geografico e temporale, in Cina – da nord a sud, dall’alba del terzo millennio all’esplosione della pandemia – attraverso gli occhi di una testimone muta. Qiaoqiao, una ragazza all’inizio della storia, intraprende un estenuante percorso sulle tracce del fidanzato Guo Bin, che non ha mantenuto la promessa di tornare. La vicenda privata è solo un pretesto per raccontare eventi salienti come il tramonto del mito di Mao, la festa per l’assegnazione delle Olimpiadi a Pechino, la costruzione della gigantesca diga delle Tre Gole e, soprattutto, vent’anni di profonde e sconvolgenti trasformazioni economiche e culturali nella società cinese, dove la modernità si è imposta brutalmente distruggendo radici e tradizioni, cancellando intere città, costringendo milioni di abitanti a forzati trasferimenti. L’affermazione del decantato progresso risulta più apparente che reale e il film è segnato da un sentimento di malinconia, se non proprio di sconfitta, raccontato con stile simil-documentaristico, con la cinepresa puntata sui volti anonimi di migliaia di sconosciuti, fra i quali puntualmente fanno capolino le facce dei protagonisti. Proprio il confronto fra l’individuo e la collettività è sottolineato con insistenza e risolto nella scena finale. Con una narrazione interamente affidata al montaggio delle immagini, in questo film, approfittando della presenza di Zhao Tao, sua musa e moglie, Jia Zhangke, esponente di punta della cosiddetta Sesta generazione, ha utilizzato materiali, sequenze e scene tagliate dei suoi precedenti lavori, che si intersecano con il girato ex novo. Infine, nel film colpisce la corposa presenza della musica, che sembra svolgere una sorta di contrappunto al racconto per immagini: in una realtà dove tutto è cambiato, solo la retorica sentimentale e amorosa delle canzoni rimane immutabile.

Franco Montini – Vivilcinema

  È proprio una generazione romantica quella cantata da Jia Zhangke, perché ancora una volta – era già così in non pochi dei suoi film precedenti – il tempo viene scandito dall’amore che prorompe in scena, per poi interrompersi e magari rimanere solo impresso nella memoria, così come un ballo collettivo sulle note di una celeberrima canzone inglese. Il tempo e lo spazio, i due nemici naturali dell’essere umano, gli elementi che distanziano le persone, allontanandole tra loro, disperdendole in quel ventre enorme e incommensurabile che è la Cina…
Approcciare Generazione romantica dal punto di vista prettamente narrativo equivale a compiere un piccolo ma non indifferente crimine nei confronti del film stesso (…) Generazione romantica prende lo spunto da uno rapporto di coppia crepato e da ritrovare – tratto tipico della poetica di Jia – per allargare a dismisura la visuale, concentrando l’attenzione sulla nazione in ribollimento, tra nuove espansioni urbane e l’assegnazione delle Olimpiadi del 2008 a Pechino, fino ad arrivare alla pandemia da COVID-19 che ha letteralmente rinchiuso in casa milioni e milioni di cittadini. Per attraversare il tempo Jia opera una scelta radicale, rimontando materiale filmico girato nel corso dei decenni e affidandosi alla propria stessa filmografia: ecco dunque che riemergono immagini di Dong, di Still Life, I figli del fiume giallo e di altre opere di Jia, oltre a riprese mai viste prima e che il regista ha accumulato nel corso del tempo, lavorando sempre con i medesimi attori – ovviamente Qiao è interpretata dalla splendida Zhao Tao, moglie di Jia e da sempre protagonista dei suoi film (…) Generazione romantica diventa dunque un’immersione nel passato, tra riprese documentarie e scarni brandelli di sequenze che permettono un raccordo di senso nello sperdimento tra i due personaggi principali (…) tra canti popolari e danze sfrenate in discoteca, simbolo di quella fiducia nel moderno che ha contrassegnato la Cina contemporanea, con le immagini di Mao oramai sbrindellate e abbandonate in disordine in uno stabile fatiscente.

  Dopotutto non potrebbe esistere un titolo più “preciso” dell’inglese Caught by the Tides per racchiudere il senso del cinema di Jia Zhangke, le cui immagini sono realmente catturate dalle maree che tempestano la Cina dell’ultimo ventennio in una crescita tecnologica, demografica, politica apparentemente senza freni (…) Solo per l’amore, questo sentimento doloroso e innato, non c’è modernità che tenga. Jia Zhangke è il cantore della generazione romantica, e forse anche lui, come Qiao, vorrebbe solo lasciarsi trasportare dalla marea umana che corre insieme, ancora in collettivo. Ma forse senza meta.

Raffaele Meale – quinlan.it

   Generazione romantica è un prodotto che cresce alla distanza con degli splendidi slanci poetici (…) In questo graduale racconto, metaforico e politico, di una nazione che arriva sempre più a desumanizzarsi, è nei piccoli gesti delle scarpe allacciate e della spesa lasciata nelle mani dell’altro che sta il senso complessivo di una pellicola delicata e potente allo stesso tempo, capace di offrire emozioni sincere, soprattutto in quegli ultimi minuti che non si dimenticano facilmente.

longtake.it

«Il primo passo è stato digitalizzare tutto: alcuni dei primi filmati erano su videocassetta, altri su vari formati di pellicola. Ci è voluto un po’ di tempo. Quando poi mi sono seduto per la prima volta alla postazione di montaggio, mi sono sentito sopraffatto: c’erano così tante riprese da esaminare! Non ho mai calcolato quante fossero esattamente, ma la quantità era spropositata… Poi, passo dopo passo, ho iniziato a lavorare all’ordine delle sequenze: a volte in modo cronologico, a volte, per esempio, mescolando immagini del 2005 a quelle del 2001. Il montaggio, alla fine, ha richiesto più di due anni.» Jia Zhangke

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