Ale e Alex sono una coppia che, dopo quindici anni insieme, decide di separarsi in modo amichevole. Per celebrare la loro decisione, organizzano una festa di separazione, un evento che sorprende amici e familiari. Mentre pianificano la festa e affrontano le questioni pratiche legate alla separazione, emergono ricordi condivisi e sentimenti contrastanti, portandoli a riflettere sulla natura del loro rapporto e sulle possibilità di un nuovo inizio.
Film edito solo in Versione Originale Sottotitolata
Spagna/Francia 2024 (112′)
CANNES 77°: miglior film europeo Quinzaine des Réalisateurs


Jonás Trueba, esplosivo autore spagnolo quarantaquattrenne che si nutre di immaginario cinematografico e linguaggio cinefilo, arriva per la prima volta nelle nostre sale con Volveréis (sottotitolo: Una storia d’amore quasi classica, dove la scelta lessicale è spia dell’impianto teorico). Trueba, un romantico che crede nella commedia e sa mettersi in ascolto dell’altro, elegge il ciondolare a movimento perpetuo e il limbo a spazio nel quale fluttuare, torna al modello del rimatrimonio e, in apparenza, ne ribalta lo schema. A quindici anni dall’esordio (Todas las canciones hablan de mí), mette al centro una coppia che, dopo quindici anni insieme, decide di separarsi amichevolmente. Sebbene tutti sostengano che per due come loro l’addio non è una possibilità (non è che siamo soprattutto noi ad aver bisogno di loro e di un amore così?), la regista Ale e l’attore Alex organizzano una grande festa con amici e familiari per celebrare la separazione e intanto portano avanti la realizzazione di un film. In cosa consiste la loro avventura di coppia? È nella riunione il segreto della felicità?
Giunto alla piena maturità espressiva dopo una serie di splendidi film corsari (titoli esplicativi: Los ilusos, Los exiliados románticos, Tenéis que venir a verla) e un raffinato ritratto femminile (La virgen de agosto), Trueba gioca con la finzione e fa a nascondino con la realtà, tesse un profondo e travolgente discorso metatestuale in cui il senso del fare cinema sta nel tenere a mente il grande avvenire alle spalle, nel mettersi in ascolto dell’altro, nel dare consistenza epica al quotidiano degli affetti. Le professioni dei protagonisti ne suggeriscono l’orizzonte, la tensione poetica e pratica a elevare il provvisorio ad assoluto, in quell’estate che è stagione preferita di un autore leggero e malinconico che ha interiorizzato la lezione di Rohmer (e di Truffaut, Linklater, Tsai). E se gli interni sembrano dei veri e propri set, in primis lo splendido appartamento de lla coppia dove i libri (veri feticci di Trueba) rappresentano i correlativi del lessico amoroso, gli esterni riconsegnano l’idea di una città-rete, una comunità che tiene insieme tutti allontanando lo spettro della solitudine. È Volveréis esalta una visione comunitaria fatta di affetti e complicità, dai feticci Vito Sanz e Itsaso Arana (e Francesco Carril, altro aficionado e mezzo cuore di Dieci capodanni, che con il film ha più di un’affinità) a Fernando, il regista vincitore dell’Oscar per Belle Époque, padre del regista e che qui interpreta… il padre della regista.
Lorenzo Ciofani – cinematografo.it
Sebbene si tratti di un presupposto divertente e provocatorio, Trueba e i suoi co-sceneggiatori ci presentano dei personaggi vivaci e con cui identificarsi, che imparano a navigare nelle loro vite da soli pur stando sotto lo stesso tetto e godendo oggettivamente della compagnia l’una dell’altro. In questo film non c’è spazio per i convenevoli artificiosi, una caratteristica così rara per le commedie sentimentali che iniziano con una rottura; in realtà, il film usa questo naturalismo a proprio vantaggio quando introduce una meta-narrazione in cui Ale sta girando un film con Alex come protagonista. Di tanto in tanto, le sequenze vengono riproposte una seconda volta per ricordare in modo giocoso che c’è un film nel film, senza tuttavia risultare mai invadenti o banali. Grazie al lavoro di montaggio di Marta Velasco (frequente collaboratrice di Trueba), il film riesce ad assorbire questi due strati di realtà con eleganza e facilità, per adattarsi alla sua fluida gamma tonale di battute e dure verità relazionali. Trovando un buon equilibrio tra retrogusto dolce e salato, Volveréis testimonia certamente che Trueba tiene davvero ai suoi personaggi e si assicura che non deludano mai l’amore.
Savina Petkova – cineuropa.org
«Mi piace l’idea che il cinema funzioni bene con la ripetizione. Anche la vita è quasi sempre una ripetizione. Mi è sempre piaciuta l’idea della routine, di tornare negli stessi luoghi e incontrare le stesse persone. La vita è così.» Jonás Trueba