A Star Is Born

Bradley Cooper

Un divo del cinema, la cui fama rischia di imboccare il viale del tramonto a causa dei suo problemi di alcolismo, decide di aiutare una giovane cantante-attrice a muovere i passi giusti per raggiungere il successo.. Bradley Cooper attore e regista per questo nuovo remake di È nata una stella,  ha il merito di aver “scoperto” Lady Gaga. Sono sue la forza della scrittura musicale e dell’interpretazione che riescono a rendere  memorabile un film per il resto “di mestiere”. 


USA 2018 (135′)
OSCAR 2019: canzone originale

 

  Alla base delle quattro edizioni di È nata una stella c’è un film di Cukor del ’32, A che prezzo Hollywood? che già metteva sul banco dei pegni amore e successo. Poi le tre famose versioni su quanto è cinico e baro il mondo dello show business (Wellmann nel ’37, il capolavoro di Cukor 1954), dal cinema al rock nel `76 con la Streisand. E a questo che si rifà il neo patentato regista Bradley Cooper (doveva essere Eastwood) scoprendosi meglio come musicista, ma scovando e scavando nell’estroversa Lady Gaga insospettabili doti intimiste di attrice che andrebbero conservate…

Maurizo Porro – Corriere della sera

  …la storia è proprio sempre quella, Cooper ci mette il suo fascino da seduttore hollywoodiano, una voce invidiabile e alcuni trucchetti alla chitarra per rendere plausibile il suo personaggio. Ma il suo vero talento è stato quello di coinvolgere Lady Gaga. Per diversi motivi. II primo è musicale, lei ha scritto le canzoni del film e questo è già un valore aggiunto. Poi le canta e questo alza ancora di più lo spessore spettacolare perché anche per i frequentatori meno assidui della scena musicale risulterà difficile rimanere indifferenti di fronte allo sfoggio del talento spaventoso di Lady Gaga (…)

Se tutto questo non bastasse la nostra riesce a dare di Ally (così è ribattezzata per i nostri tempi la protagonista) un’interpretazione decisamente efficace. Forse proprio perché non deve dimostrare nulla ai soloni del marketing hollywoodiano, il suo personaggio risulta molto più intenso e credibile del bonazzo Jackson-Cooper che si deve fare carico del tormento della condizione e indugia in lunghi silenzi che dovrebbero far salire il tasso di drammaticità, mentre fanno solo allungare la durata del film. Che sembra diretto sulla base di un algoritmo per raggiungere emotivamente lo spettatore. Sam Elliott, la voce più cavernosa del cinema statunitense, duetta con il fratellastro Cooper e si rinfacciano il copyright nella narrazione del film, ma la vera grande protagonista è lei che qui si presenta molto più come Germanotta che come Lady Gaga. Le mise stravaganti sono bandite come il trucco. Rimane il suo talento puro, capace di sostenere l’intero film.

Antonello Catacchio – Il Manifesto

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