Lady Bird

Greta Gerwig

Studentessa all’ultimo anno in un liceo della periferia di Sacramento, Christine sogna New York: sullo sfondo, il difficile rapporto con la madre Marion, il teatro, le amicizie, le relazioni sentimentali, i miraggi di un futuro universitario che possa sradicarla dal microcosmo nel quale Christine, che si fa chiamare da tutti Lady Bird, si sente imprigionata. Una divertente e commovente commedia sull’adolescenza e sulla fatica di diventare grandi, un autobiografismo sincero e a tratti toccante.


USA 2017 (93′)
4 candidature all’OSCAR

  Di nuovo dietro la macchina da presa dopo aver co-diretto nel 2008 Nights and Weekends con Joe Swamberg, risalente ai suoi esordi nel genere mumblecore, l’attrice Greta Gerwig, una delle massime icone femminili del cinema indipendente americano (Frances Ha), firma la sua prima vera opera prima, dai nitidi e inequivocabili echi autobiografici. «Chiunque parli dell’edonismo californiano non ha mai passato un Natale a Sacramento», dice Joan Didion nella citazione che apre il film: Sacramento è la città in cui la stessa Gerwig è nata e cresciuta ed è difficile non scorgere nella parabola della stramba, acida ma anche umanissima protagonista, un alter ego della regista, alle prese anche lei, a suo tempo, con il grande salto dalla castrante e piatta provincia californiana ai rutilanti stimoli intellettuali dell’aliena e tentacolare New York. La mamma vorrebbe tenerla vicino a casa, tenerla lontana dalla East Coast, e in questa conflittualità c’è molta della dolente vitalità del film, della tridimensionalità e della profondità con cui affronta, attraverso un’ottima scrittura, i rapporti familiari e le relazioni sociali, i desideri frustrati di chi cresce e le preoccupazioni incancrenite di chi invecchia. Più che un catalogo di situazioni adolescenziali, è un film sulla goffaggine, buffa e stridula, con cui in quell’età si provvede a costruire a tavolino la propria identità, con una violenza verso se stessi spesso eccessiva, ma anche un esordio che ha già l’incedere giusto e il passo fermo di una maturità voluta e cercata, faticosamente e dolorosamente conquistata. Molte caratterizzazioni dei personaggi di contorno sono prevedibili e bidimensionali e Lady Bird ricalca senz’altro tanti schemi ammiccanti e altrettante, scaltre scorciatoie tipiche dei film da Sundance, soprattutto nel coccolare stereotipi intellettuali e atmosfere ovattate.

È incantevole, però, la sincerità con cui la regista si racconta attraverso la sua memorabile protagonista, interpreta da un’eccezionale Saoirse Ronan, senza censurarne la sgradevolezza quando essa fa capolino e lavorando sugli affetti con millimetrica grazia. A cominciare dal rapporto di amore e odio con Sacramento, che si scioglie in un finale purissimo e onesto.

longtake.it

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