Corea del Sud, 1980. Un cronista occidentale e il tassista che lo accompagna arrivano a Gwangju: qui è in corso una rivolta contro il governo guidata dagli studenti. A spingerli è il bisogno di libertà. Un momento epocale, a cui i due guardano con occhi diversi… Un inno civile che parla il linguaggio del blockbuster. Risate e commedia, lacrime e sangue!
Taeksi Woonjunsa
Corea del sud 2017 (137′)
Presentato al Torino Film Festival 35 nella sezione Festa Mobile, candidato della Corea del Sud per le nomination Oscar al Miglior Film Straniero nel 2018, A Taxi Driver di Jang Hun è una dramedy tratta da una storia vera, ambientata nel 1980 durante gli scontri di Gwangju tra studenti universitari ed esercito.
Vedovo e con una figlia piccola da crescere, Kim Man-seob (Song Kang-ho, recentemente visto in Parasite) è un tassista di Seul, legatissimo alla sua macchina e con un passato da autista in Arabia Saudita. Alla ricerca di soldi per pagare l’affitto, l’uomo ‘ruba’ il cliente straniero, il giornalista tedesco Jurgen ‘Peter’ Hinzpeter (Thomas Kretschmann), ad un collega: Hinzpeter, di base in Giappone, ha deciso di fare un reportage sull’oscura situazione di Gwangju, una cittadina blindata che il tassista riesce a raggiungere attraverso curiosi escamotage. Lo scenario che i due protagonisti si trovano di fronte è agghiacciante: fonti giornalistiche oscurate, la violenza dei militari e decine di morti. Una situazione drammatica, vista dai due personaggi in maniera opposta ma che li spingerà a portare a termine, nonostante le avversità, il proprio lavoro.
Si ride, si piange, si impara e si cerca di dare una risposta: Jang Hun, reduce dal buon successo riscosso da The Front Line (2011), realizza un piccolo capolavoro. La pellicola affronta un tema delicatissimo, che ha segnato in maniera profonda la storia recente della Corea del Sud: nel maggio 1980 la rivolta degli studenti dell’Università Nazionale di Chonnam di Gwangju si trasformò in un bagno di sangue. Nove giorni di scontri, per un bilancio di morti che oscilla tra i 200 e il migliaio (207 secondo il governo civile). Ma non solo: un massacro che non è stato riportato alla popolazione civile, con giornali e altri media completamente censurati dalla politica locale. È stata necessaria l’eroica missione di Jurgen Hinzpeter per far conoscere al mondo la reale situazione di Gwangju.
I due protagonisti, interpretati magistralmente dal ciclonico Song Kang-ho e dal monumentale Thomas Kretschmann, sono due personaggi agli antipodi: goffo il primo e perfezionista il secondo, frivolo l’uno e determinatissimo l’altro. Una coppia che, dopo le incomprensioni e le tensioni iniziali, si trova unita: un’amicizia che permetterà loro di fare fronte, insieme al ‘clan dei tassisti’ e allo studente universitario Jae-sik, ai numerosi ostacoli, così da poter documentare e filmare il massacro delle forze armate sui cittadini inermi.
I divertentissimi siparietti con il bizzarro tassista però non ci devono allontanare dal vero messaggio del regista: A Taxi Driver è un potentissimo film di denuncia, che condanna con fermezza le angherie e i soprusi dell’esercito. Le morti in slow-motion dei civili colpiscono lo spettatore per la loro durezza e anche la censura giornalistica finisce nel mirino di Hun Jang, valorizzando ed elogiando la figura del reporter cresciuto con i valori del giornalismo americano. La colonna sonora, curata da Cho Young-wuk, e la fotografia di Go Rak-sun dettano i tempi delle emozioni, enfatizzando e colorando le immagini a seconda delle situazioni, drammatiche e comiche. A Taxi Driver è un film da non perdere.
Massimo Balsamo – anonimacinefili.it